BAGLIONI, Baglione (Baglione "Novello")
"Nobilis et egregius milex dominus Balionus domini Gualfredutii de Perusio, Porte S. Petri in parochia S. Lucie" è l'intestazione del catasto del B., i cui beni sono stimati nel 1361 complessivamente ben 23.183 lire e 10 soldi. La prima apparizione, finora nota, del B. nella vita pubblica data dal novembre 1318, allorché fu nominato ambasciatore "in servitium comunis" al marchese (cioè rettore) della Marca. Sul finire del 1330, nel conflitto cui diede occasione la nomina del vescovo di Perugia, egli intervenne con autorità e largo seguito a favore di Vinciolo Novello, che cercava l'appoggio del Comune per imporre un candidato della propria famiglia contro quello del capitolo dei canonici di S. Lorenzo: avverso a Vinciolo è invece Oddo di Longaro degli Oddi con "molta gente de' populare". In occasione della grave crisi politica che allora si produsse, il Pellini attribuisce al B. un atteggiamento assai responsabile. Nel provvedimento con cui priori e camerlenghi soffocarono il conflitto - confino per i capi dell'una e dell'altra fazione - anche il B. fu verosimilmente compreso fra le "molte genti de grandeza" che furono colpite insieme ai "molti populari". Nel giugno del 1331 gli effetti del provvedimento punitivo erano certamente cessati, se troviamo il B. insieme con Baglione di Guido ad accompagnare il nuovo abate di S. Pietro, Ugolino (III), a prendere possesso del monastero.
In tale occasione al nome dei B. è unito l'appellativo "Novello", senza trascurare il patronimico, per cui, anche per quei casi in cui "Baglione Novello" non è accompagnato da altra specificazione, si può proporre l'identità di Baglione Novello con Baglione di Gualfreduccio (ma i controlli saranno sempre opportuni).
Divampata il 1° dic. 1331, con l'uccisione di Oddo degli Oddi, la fatale inimicizia tra i Baglioni e i degli Oddi, il 30 genn. 1332 anche il B. fu esiliato da Perugia insieme con moltissimi membri delle due famiglie, per provvedimento del podestà Attaviano "domini Belfortis de Vulterris". Troviamo poi, il 14 giugno 1333, il nome del B. registrato nel noto documento antimagnatizio perugino detto il "libro rosso".
L'esilio del B. certamente non durò fino al 24 luglio 1352, data dell'ufficiale riammissione della famiglia ad opera del capitano del popolo Bartolomeo "de Mangiatoribus de Sancto Miniate". Il 29 apr. 1337 troviamo il B. testimone in Perugia a un atto di pace tra Perugia, Arezzo e i nobili di Pietramala.
Nel 1342-43 il B. è consigliere e vicario di Firenze pel duca d'Atene. Insieme all'ufficio di vicario il B. tiene l'ufficio podestarile, quando Meliadus d'Ascoli da Firenze passa a Pistoia. Il nome del B. appare in più di un documento della politica e dell'amministrazione ducale: così l'11 sett. 1342 egli è presente alla solenne accettazione della balia da parte del duca, e il 9 ottobre partecipa alla conclusione della pace con Pisa e con Lucca. Ma anche il B. viene travolto dall'insurrezione che alla fine di luglio del 1343 porta alla cacciata di Gualtieri di Brienne. Il B., che pure aveva appartenuto, secondo il Villani, alla ristrettissima cerchia degli "uomini corrotti in ogni vizio" che avevano consigliato il tiranno, riuscì però a salvare la vita, scampando all'assalto dato al palazzo del podestà. Probabilmente gli aveva giovato un tempestivo intervento degli inviati perugini, a cui sarebbe stato, secondo un cronista, consegnato dai Fiorentini.
Una procedura di sindacato fu comunque aperta a suo carico a Perugia, perché era parso a quei priori "che chi andò in suo servizio a Fiorenza dovesse aver fatto troppa spesa". Il comportamento del B. a Firenze fu inoltre probabilmente all'origine del provvedimento che precluse ai Baglioni ogni ufficio fiorentino e che durò fino a una provvisione del 27 giugno 1377, che rimuoveva il divieto.
Poco dopo l'espulsione del B. da Firenze, il 4 sett. 1343, i governanti fiorentini furono costretti a scrivere ai priori di Perugia per lamentare la spoliazione di mercanti fiorentini di passaggio pel territorio perugino compiuta, a titolo di rappresaglia, dai figli del B., ad onta delle convenzioni fatte e giurate, dei bandi emessi dal Comune di Perugia e della finale quietanza e rinuncia rilasciata a favore di Firenze dal B. per sé e i suoi, in relazione all'ufficio di vicario tenuto a Firenze. Considerando questi avvenimenti, pare improbabile che sia Baglione di Gualfreduccio quel Baglione, anch'esso insignito della dignità cavalleresca, che il 17 ott. 1343, cioè a poche settimane dalle rappresaglie, i Fiorentini, scrivendo al Comune di Perugia, affermano d'aver ricevuto con piacere insieme ad altri due ambasciatori perugini, e di cui chiedono l'ulteriore collaborazione per riportare la quiete e la tranquillità in Firenze, nonché per preparare la pacificazione ad Arezzo. È invece più probabile - ma tutt'altro che certo - che il B. sia il "M. Baglione" (Pellini) mandato nello stesso 1343 ambasciatore a Spoleto (ma si potrebbe tuttavia anche trattare di Baglioni di Guido). Assai più probabile che il B. sia il magistrato (capitano, secondo una fonte; secondo un'altra, podestà) lasciato nel 1348 a Napoli da Luigi d'Ungheria. Inoltre dal 1345 il B. appare abbastanza spesso in documenti dei rapporti tra Perugia e Arezzo. Così il 14 maggio e il 3 giugno 1345 è fra i rappresentanti perugini agli atti della pace, che conclude un lungo conflitto apertosi nell'estate 1343, tra i guelfi e i ghibellini di Arezzo. Nel 1347, dal febbraio al giugno, il B. è capitano del popolo e conservatore della pace "et locum tenens domini potestatis" ad Arezzo, dove il 22 aprile dello stesso anno è ricordato come testimone nel documento della lega conclusa tra i Comuni di Firenze, Arezzo, Siena e Perugia.
Nel 1352, dopo la riammissione in Perugia dei Baglioni, il B. appare con molti di questi in un documento indirizzato al capitano del popolo affinché gli Oddi vengano costretti alla pace con la famiglia rivale.
Alla fine di gennaio del 1355 il B. parte, insieme a quattro altri ambasciatori e a un seguito di trentotto persone, per portare l'omaggio del Comune di Perugia a Carlo IV di Lussemburgo, che tra l'incoronazione regale già avvenuta a Milano e quella imperiale che lo attendeva a Roma si era fermato a Pisa. Frutto della lunga missione a Carlo IV sono diversi privilegi imperiali, tra cui particolarmente significativo uno relativo allo "Studium generale". Il 9 sett. 1355 il B. è a Perugia, dove funge da giudice in un torneo.
Nel 1358 il B. è fra i quattro ambasciatori perugini mandati ad Arezzo per negoziare la pace con Siena, che viene arbitrata dai rappresentanti di Firenze e dal legato papale il 30 ottobre, e a seguito della quale viene restituita l'indipendenza alle città di Montepulciano e di Cortona. Alla condotta tenuta in tali trattative dal B. e dagli altri ambasciatori si sospettò, nell'insoddisfatta Perugia, che non fosse rimasto estraneo l'interesse personale, per cui al loro ritorno il B. e gli altri che erano con lui corsero il rischio della pena capitale.
In un documento, infine, del 15 maggio 1359 appare ancora un "Baglone", senz'altra specificazione, come ambasciatore a Città di Castello; può darsi, ma non è certo, che si tratti anche qui di Baglione di Gualfreduccio. Questi muore, con molta probabilità, non troppo tempo prima della data 18 febbr. 1365, cui corrisponde la prima annotazione catastale (in ordine cronologico) fatta apporre dal figlio Galeotto al catasto del padre. Altri figli del B. furono Oddo, Guelferio, Roberto.
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