BAGATTELLA (dal lat. baca "bacca, cosa da nulla"; la forma bagatella ricalca il fr. bagatelle, a sua volta derivato dall'italiano)
Propriamente "cosa da nulla", "bazzecola", si adopera anche come termine di musica e per indicare un giuoco.
Musica. - In musica, la forma della bagattella non risponde a norme fisse e precise, ma è lasciata all'arbitrio del compositore; soli caratteri necessarî e costanti debbono essere la piccola mole, una certa leggerezza e serenità di tono, la chiarezza dello stile. Dvořák, p. es., ha adoperato il nome di bagattella per alcuni pezzi per pianoforte (o armonium), due violini e violoncello.
Si trova posta già da Francesco Couperin (1668-1733) a titolo di un pezzo per arpicordo. Più conosciute sono le Sette bagattelle di Beethoven (Des Bagatelles, op. 33, par Louis van Beethoven, 1782, è il titolo del manoscritto autografo; la data 1782, benché di mano del maestro, non sembrerebbe però sicura), pubblicate nel 1802-1803 a Vienna. Altre "bagattelle" scrisse più tardi Beethoven; due delle quali pubblicate come op. 119 e 126; una terza, pubblicata nell'edizione completa di Breitkopf e Härtel, volume supplementare, p. 350.
Giuoco. - E un giuoco di mano fatto da giocolieri, ma anche una partita che si giuoca sul biliardino, ch'è antico quanto il biliardo (v.). Il tavoliere della bagattella varia da metri 1,75 a 4 nella lunghezza e da 0,50 a 1 metro nella larghezza. I più comuni misurano m. 1,75, per 0,50. Il tavoliere ha il piano di marmo, di ardesia o di legno duro ben levigato, ed è ricoperto da un panno verde, ben teso, ma non incollato. Il tavoliere è circoscritto da mattonelle eguali a quelle del biliardo. La mattonella superiore non è diritta, ma ad arco tondo pieno. Verso questa il tavoliere ha 9 buche di diametro leggermente minore di quello delle palle di avorio con le quali si giuoca. Queste palle sono 4 bianche, 4 rosse e una nera eguali nella misura, nel peso e nella materia. Le palle si lanciano con una stecca alquanto più corta di quella del biliardo.
Sulla bagattella si giuocano tre diverse partite. La più comune è la partita all'inglese, combattuta da due campi avversi d'un egual numero di giocatori ciascuno. Chi ha la mano pone la palla nera sulla penitenza (a) e la palla con la quale deve battere in b. La palla che non tocca la nera, o esce dalla bagattella o torna indietro oltre la metà del tavoliere (linea m-n), è morta, cioè perduta.
Chi manda la palla nera in una buca raddoppia a suo vantaggio i punti indicati dalla buca stessa, e con le altre tre palle tenta di occupare altre buche, per guadagnarne i rispettivi punti.
Quando un partito ha fatto il proprio giuoco, spetta a quello contrario di farlo, ripetendo quanto è stato detto sopra. Quindi il perdente paga al vincitore la differenza dei punti fatti in meno. Le buche segnate 4 e 6 possono essere fatte direttamente, le altre solo di mattonella, altrimenti i punti fatti vanno a favore dell'avversario. Quando la nera non va in buca, non è obbligatorio ribatterla; ma è vantaggioso fare le buche prossime ad essa.
La partita senza l'eguale si disputa tra due giuocatori. Chi ha la mano pone sulla penitenza la palla nera e la batte con la propria collocata in b. Lascia, quindi, giuocare l'avversario, perché in questa partita i giuocatori si alternano nel lanciare una ad una le proprie 4 palle. La partita è vinta da chi per primo raggiunge 25 o 31 punti.
Infine, si ha la partita a Mississipì. Davanti alle buche sulla linea m-n si pone il ponte, ch'è una striscia di legno con 9 archi numerati da 1 a 9 disposti in modo da coprire metà delle buche segnate 8, 9, 7. I punti non valgono se prima la palla del giocatore non tocca la nera, e, se la tocca, raddoppia i punti che eventualmente ha fatti. Il giuoco consiste nel far passare le palle sotto uno degli archi dopo aver fatto loro toccare la mattonella, altrimenti i punti fatti sono bevuti e si accreditano all'avversario. Vince colui che per primo raggiunge la cifra di punti stabilita.