BADALONI, Paolo, detto Paolo Schiavo
Figlio di Stefano, nacque a Firenze nel 1397 e deve probabilmente il soprannome al fatto che la famiglia era di origine slava. Era immatricolato all'arte dei Medici e Speziali nel 1429. Si hanno ricordi di lui del 17 dic. 1436 per la sistemazione delle vetrate nella cupola del duomo di Firenze e del 9 genn. 1462 a proposito di un "colmo" a lui commesso dall'orafo Raniero di Antonio per la chiesa di S. Domenico in Pisa.
In base alle poche opere datate si può abbastanza bene precisare lo sviluppo della sua attività: l'affresco, cioè, con Madonna fra santi a S. Miniato al Monte in Firenze, datato "MC...XXVI" (da reintegrare: 1436); un altro affresco con Crocifisso e monache oranti in S. Apollonia, datato "MCCCCXXXX...", interpretato 1447, l'anno della morte di Eugenio IV, del quale vi sono rappresentate le armi; una tavola con l'Assunzione e un ciclo di affreschi (Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi,figure di Santi)in S. Maria della Querce presso Firenze, del 1460. Sulla testimonianza del Vasari è da considerare con sicurezza suo il tabernacolo con una Madonna fra due santi al Canto dei Nelli in Firenze (angolo via dell'Ariento). Per il resto, la copiosa produzione dell'artista è stata raccolta e ordinata dal Salmi, da R. Offner (Italian Primitives at Yale University,New Haven 1927, pp. 5s., 25-27), dal Pudelko (in Thieme-Becker) e dal Longhi.
Sebbene il Vasari dica il B. scolaro di Masolino, è più giusto considerarlo formatosi presso Lorenzo Monaco, certo contemporaneamente a Francesco d'Antonio, con il quale presenta notevoli affinità in parte della sua opera, essendo stato anche a volte con lui confuso. Il Longhi (1940) ha supposto per la sua fase più giovanile, del resto la meno nota, pure dei rapporti con Alvaro Pirez, attivo a Volterra nel 1422; ma il rapporto dovette essere più di dare che di avere, presentandosi lo stile del Portoghese con elementi camaldolesi che sembrano desunti dal Badaloni. Le rare pitture giovanili da attribuirsi al B., sono: l'Annunciazione dei Musei di Berlino (n. 1111), le cuspidi con mezze figure di Santi nei laterali di polittico della scuola di Lorenzo Monaco nella Collegiata di Empoli, l'affresco con Sant'Ansano nella SS. Annunziata di Firenze.
Tutte queste opere rivelano che il B. era strettamente legato a quell'ambiente del Monaco ormai esauritosi, e anacronistico persino, nei confronti sia della più laica espressione del tardo gotico sia, naturalmente, del Rinascimento fiorentino, fattosi quindi vuoto di significati. Eppure il B., nonostante i suoi limiti, fu pittore attento all'evoluzione artistica contemporanea, e non già per cedere al gusto più corrente con adattamento di eclettico, bensì proprio per un genuino e personale interesse stilistico. Non bisogna invero dimenticare che egli si formò in un momento particolarmente dffficile per l'arte a Firenze, periodo nel quale, in contrasto con gli estremi molteplici aspetti del gotico (quello stilizzato e mistico di Lorenzo Monaco, quello più moderno e profano di Masolino, quello sontuoso e prezioso di Gentile da Fabriano), si imponeva il Rinascimento del Brunelleschi, di Donatello, di Masaccio.
Il B. nel periodo fervido della sua attività cercò sempre di assumere i più moderni risultati della pittura fiorentina: così fra il 1420 e il 1430 smise gli stanchi modi camaldolesi, studiando motivi e ritmi alla Masolino - di un Masolino non solo cosmopolitico, ma anche già un poco preso dalle nuove idee fiorentine a causa di Masaccio - e, sebbene più superficialmente, qualche sfumata pastosità cromatica alla Gentile da Fabriano.
A questo periodo, che si può definire di gotico rinnovato o rammodernato, appartengono opere quali la Madonna,già proprietà Marinucci a Roma, e le tavolette di predella con Visitazione, Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto della coll. Johnson di Filadelfia (nn. 124-127). Queste ultime forse sono l'opera più significativa del momento, poiché, anziché dopo il 1423 come si fa di solito (per evidenti ricordi dalla predella di Gentile nell'Adorazione dei Magi degli Uffizi), si possono datare dopo il 1426, dimostrando anche una certa eco dalla predella di Masaccio al Carmine di Pisa: fatto che proverebbe come il B., mentre era influenzato da Masolino rammodernato, timidamente cercasse pur di capire il vero pittore moderno di allora, Masaccio. Infatti dopo poco si sforzerà di seguirne l'esempio consolidando meglio l'effetto plastico e cimentandosi debolmente in direzioni prospettiche. Con tale aspetto più maturo e meditativo egli appare nel decennio 1430-1440 circa. Nel già citato affresco con Madonna e santi in S. Miniato, firmato e datato 1436, rivela chiaramente l'intenzione di riscattare un nuovo volume a una pittura basata su una cultura gotica che al massimo aveva tentato di far progredire le proprie originarie qualità grafiche verso una dilatazione di piani pseudo-plastica. La testimonianza della crisi di tale cultura offerta dall'opera del B., specialmente in questo periodo, gli dà certamente merito e lo rende artista a volte indubbiamente affascinante e fin significativo, nonostante i suoi limiti. Ancor più meritevole egli è in questa spontanea e patita osservazione dei contemporanei fatti artistici, se si considera che, infine, era quasi un artigiano, attivo specialmente per campagne e minori chiese cittadine e decoratore di cassoni e spalliere, e perciò ovviamente portato dal mestiere a mantenersi su vecchie e scontate posizioni. Pertanto, alla fase più interessante della sua carriera appartengono il bel cassone con la Storia di Calisto e Argante in coll. Beets a Amsterdam, l'altro, peggio conservato, con il Giardino d'Amore nella coll. Jarves di New Haven, le due tavolette Kress (New York) con la Flagellazione e la Crocifissione,un pannello nel Museo di Altenburg con Cristo nell'orto e San Girolamo penitente (una volta creduto di Masaccio), una Madonna a fresco a Vespignano e un San Girolamo,ugualmente a fresco, nel duomo di Pisa, una Sacra conversazione in Santa Croce di Firenze, un'Annunciazione nellaCollegiata di Castiglione Olona. Questa è da riferire certo agli stessi anni dell'opera più importante del decennio: gli affreschi della stessa Collegiata, da alcuni (Salmi, Pudelko) posti ante,da altri (Longhi) post 1436. Ivi lavorò insieme con il Vecchietta, il quale a sua volta aveva ricevuto dall'esempio di Masaccio un'impressione più forte e solida che il B. stesso; e questi, forse proprio per stimolo del più giovane ma più dotato Senese, raggiunse nei lavori della Collegiata le punte massime della sua conversione al nuovo verbo artistico. Nel ciclo condotto in collaborazione con il Vecchietta sono ritenute del B. le seguenti scene: la Trinità,la Consacrazione di s. Stefano a diacono, S. Stefano in tribunale,la Disputa di s. Stefano,il Martirio di s. Stefano (metà destra), l'Elemosina di s. Lorenzo, San Lorenzo dinanzi a Decio, San Lorenzo battezzante.
Dopo il 1440 il B. non dimostra di aver saputo mantenere una posizione raggiunta con tanto sforzo e buona volontà e, anzi, si presenta più incerto e, si direbbe, nostalgico del suo passato gotico: nostalgia senza convinzione, d'altra parte, per cui le sue opere tarde si rivelano molto deboli e retrograde, come quelle di un pittore campagnolo. Ne sono prova l'affresco a S. Apollonia, a Firenze, datato 144[7] e la decorazione, oggi molto guasta, nella cappella dell'Assunta a Pistoia, verosimilmente del 1448. L'Assunzione del1460 in S. Maria della Querce non dimostra che qualità artigianali, come tutte le altre opere per la medesima chiesa. Per l'ultima fase del B. il Pudelko ha notato un'influenza di Neri di Bicci e di Benozzo Gozzoli, che è veramente inspiegabile in un pittore ai suoi bei tempi commosso da Masaccio.
Passò gli ultimi anni della sua vita (almeno dal 1461-1462) a Pisa, dove possedeva una casa, senza probabilmente rompere le relazioni con Firenze, dove è ricordato nel 1472; morì a Pisa nel 1478.
Molte sono le opere attribuite al B., e fra queste citiamo: S.Giovanni, S. Biagio e un pannello con Angioli musicanti nel Museo di San Giovanni Valdarno; S.Giovanni Battista, S. Domenico nella raccolta Estense di Vienna; trittico con Madonna e santi in S. Andrea di Empoli; Adorazione dei Magi in S. Felicita di Firenze. Invero il catalogo dell'artista, dopo il primo presentato dal Pudelko nel 1936, va sempre più ampliandosi. Egli, in armonia con la sua formazione presso Santa Maria degli Angioli, fu anche miniatore e dovette pure fornire cartoni ai ricamatori, secondo l'opinione del Longhi (1940, p. 188), che giudica una delle sue più belle composizioni del periodo 1430-1440 la Incoronazione della Vergine nel ricamo conservato presso la raccolta Lederer di Vienna.
Bibl.: Per la bibl. anteriore al 1936, v. G. Pudelko, in U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,XXX, Leipzig 1936, pp. 46 s.(sub voce Schiavo, Paolo); B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento,Milano 1936, pp. 168, 299; R. Longhi, Fatti di Masolino e di Masaccio,in Critica d'arte,V(1940),pp. 178, 187 s.,n. 25;M. Salmi, Masaccio,Milano 1947, p.159 e nn. 185, 210;M. Moriondo, Catalogo della mostra d'arte sacra di Arezzo,Firenze 1950, nrr. 96, 296;R. Longhi, La Mostra di Arezzo,in Paragone,II(1951), n. 15, p. 56;L. Berti, Notizie brevi su inediti toscani,in Bollett. d'arte,XXXVII(1952),pp. 178-181;R. Linnenkamp, Opera sconosciuta di Paolo Schiavo a Castellaccio,in Riv. d'arte,XXXIII (annuario 1958[1960]), pp. 27-33; L. Berti, Masaccio 1422, in Commentari,XII (1961), pp. 87, 106-107,n. 44.