BACINI DI OCCUPAZIONE
In linea generale, con il termine bacino di occupazione s'intende una zona economica caratterizzata da un elevato interscambio di lavoratori tra le unità territoriali (per es. comuni) comprese in quella zona. L'individuazione dei b. di o., pertanto, è un problema che si inserisce in un contesto più ampio: quello della suddivisione di un territorio secondo obiettivi di varia natura (amministrativi, economici, ecologici, ecc.). In effetti grazie al convergere delle numerose competenze di geografi, economisti, statistici e altri ancora, si è oggi in grado di realizzare una serie di suddivisioni del territorio genericamente indicate con i termini: regioni, zone, aree, ecc.
Dal punto di vista economico si possono, in prima approssimazione, distinguere due tipi di regioni o zone economiche:
a) regioni omogenee, intese come insieme di aree elementari − per es. i comuni − uniformi dal punto di vista di alcune variabili utili ai fini della caratterizzazione cercata.
b) regioni nodali o polari, che sono individuabili per l'esistenza di scambi interni che generano flussi di uomini e cose, secondo direttrici preferenziali che portano alla creazione di ''poli'' territoriali.
Vi è un sostanziale accordo nel considerare la regione omogenea come definita in senso eminentemente statico, in quanto poggiante sui livelli che certi indicatori (reddito pro capite, posti letto esistenti, utenti della televisione, ecc.) assumono in un dato istante nelle aree elementari in cui la regione stessa è suddivisa. Al contrario le regioni nodali o polari sono viste in termini dinamici in quanto vengono connotate e definite sul territorio per i flussi che si generano al loro interno in un intervallo di tempo.
Le regioni nodali sono state quelle oggetto di maggior attenzione negli ultimi anni e tra i diversi flussi (di materie prime, di utenti di servizi scolastici − pendolarismo scolastico − ecc.), che ne determinano la struttura sul territorio, sono stati considerati soprattutto i flussi di pendolarismo per ragioni di lavoro. In altri termini si è guardato a quanti escono giornalmente di casa per recarsi al lavoro, seguendo un percorso diverso per durata, per mezzo di trasporto, ecc.; percorso che può restare all'interno del comune di residenza o − come accade il più delle volte − attraversare il territorio di uno o più comuni.
La rilevazione statistica degli spostamenti casa-posto di lavoro, fatta in genere attraverso il Censimento Generale della Popolazione, consente di costruire la cosiddetta matrice origine-destinazione. Si tratta di una tabel la a doppia entrata; in essa si colloca nel senso delle righe e in quello del le colonne l'elenco dei comuni esistenti sul territorio preso in esame. Per es., considerando il territorio dell'Italia, si avrebbe una matrice di 8091 righe (quanti sono i comuni italiani) e di altrettante colonne. Nelle caselle all'incrocio della riga i-esima e della colonna j-esima della matrice considerata, si riporta un dato che esprime il numero di quanti, giornalmente, pur risiedendo nel generico comune i (per es. Velletri) vanno a lavorare nel comune j (per es. Roma).
L'applicazione di algoritmi e di metodologie di diversa natura e di vario livello di difficoltà alla matrice origine-destinazione, permette di individuare gruppi di comuni fra i quali è massimo l'interscambio di manodopera; detti gruppi di comuni costituiscono i bacini di occupazione. Per quanto detto è facile capire che in ogni b. di o. si tende a minimizzare la differenza esistente tra posti di lavoro e occupati residenti. In altri termini il b. di o. ideale è quello in cui tutti i residenti occupati hanno il loro proprio posto di lavoro.
I b. di o. sono sempre più utilizzati nell'analisi territoriale proprio per la logica che impronta il modello di costruzione degli stessi. Come infatti ha scritto il geografo J. Majer, "le localizzazioni dell'abitare e del lavorare nella loro azione geografica hanno maggiore evidenza di quella, ad esempio, dell'istruirsi". Ne segue che i b. di o., definiti grazie alla matrice origine-destinazione ottenuta attraverso la rilevazione dei flussi di pendolarismo lavorativo, si prestano molto bene a uno studio funzionale del territorio.
Tale studio ha una pluralità di obiettivi; dei principali si può dare una rapida illustrazione.
Un primo obiettivo può essere quello di studiare la struttura produttiva di un b. di o.; si tratta cioè di analizzare quali e quante aziende operano sul territorio secondo il prodotto offerto, le modalità organizzative, il dinamismo tecnologico posseduto e altri criteri. In tal modo si arriva a connotare il profilo produttivo del b. di o. e a valutare la domanda di lavoro che l'operatore imprese rivolge all'operatore famiglie.
Alternativamente può esser oggetto d'interesse l'offerta di lavoro che dalle famiglie si dirige verso il settore delle imprese operanti nel b. di occupazione. Si cercherà così di conoscere quante persone (secondo l'età, il sesso, il titolo di studio, ecc.) si offrono sul mercato del lavoro e a quali condizioni. Una gran parte dell'offerta si riscontrerà in genere accolta e quindi occupata nella struttura produttiva; una parte invece resterà esclusa, denotando uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro esprimibile in termini della non occupazione raggiunta. Di estremo interesse appaiono oggi le politiche attive del lavoro applicate ai fini di ridurre gli squilibri tra domanda e offerta di lavoro nei b. di occupazione.
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