BACINETTO (franc. bacinet, grand bacinet, bassinet, grand bassinet, cabasset, armet; spagn. bacinete, sombrero de hierro, e anche elmete; ted. grosse Kesselhaube, e anche Eisenkappe, Eisenhut, flacher Helm, ecc.; ingl. helmet, great bassinet)
Prima di definire il bacinetto è necessario ricordare che nei secoli XII e XIII ebbe nome di piccolo bacinetto una specie di casco, che si portava unito al camaglio e sotto l'elmo allorché questo venne in uso e che difendeva la testa quando l'elmo pesante e ingombrante era temporaneamente o gittato sul dorso, o appeso alla sella, o consegnato allo scudiero.
Dànno esempi bellissimi di questi bacinetti medievali, quello a forma di calotta o di cervelliera, portato da Can Grande I della Scala nel monumento funerario a Verona e quello a vero elmetto con il coppo ad arco acuto, del sepolcro di Günther von Schwarzburg (fig. 1) nella cattedrale di Francoforte. I piccoli bacinetti vennero chiamati anche cervelliere. Con il progredire della tecnica metallurgica, gli elmi si fecero più leggieri e più sicuri dei predetti, e il bacinetto non fu più una pezza d'arme accoppiata all'elmo, ma diventò un copricapo a sé.
Grassi, Angelucci definiscono il bacinetto "armatura leggiera e difensiva del capo, fatta di acciaio, e talvolta senza alcun ornamento, così detto dalla forma di bacino che aveva".
L'Angelucci nei Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane, riporta figure di bacinetti simili fra di loro, esistenti nel Museo Nazionale d'artiglieria a Torino, e sono coppi di lamiera di ferro, tirati a martello, e aventi una breve tesa e non più.
Nel catalogo della R. Armeria di Torino l'Angelucci riporta altre figure di bacinetti simili ai già descritti (fig. 2, a-c). I primi due sono opera di armaiuoli italiani del sec. XVI; si ponevano in modo da coprire gli occhi e si assicuravano mediante un sottogola di cuoio o due bandelle a scaglie, unite da una fibbia sotto il mento. Il terzo con attributi araldici che lo fanno ritenere di Giovanni Andrea I Doria è di armaiuoli milanesi, della seconda metà del sec. XVI.
Finalmente l'Angelucci riporta un bacinetto da assalto (fig. 2, d) adoperato dai soldati nell'andare all'assalto delle mura, e che ha due file di fori, uno più interno per attacco della falsata (v. elmo e uno sull'orlo per attacco di un camaglio. L'Angelucci appoggia la sua ristretta definizione anche ad autori stranieri, al Bardin, a Carré, al Ducange, al Fauchet e al Glossario dell'Armeria di Madrid; i quali tutti concordano col dire che il bacinetto prendeva nome dalla sua forma, che era quella del bacino; anzi il Bardin specifica che era "come quello da barba".
Demmin fa risalire il gran bacinetto al sec. XIV; e riporta alcune figure di mezzo secolo prima, assai simili fra di loro, delle quali si riproduce quella rappresentante un grande bacinetto tedesco della fine del sec. XIII (fig. 2, e), ritrovato sotto le rovine del castello di Tannenburg, che bruciò nel sec. XIV. Nell'orlo inferiore v'è la serie dei fori per l'attacco del camaglio.
Viollet-le-Duc si attiene, come il Demmin, alla derivazione del gran bacinetto dal piccolo bacinetto resosi indipendente dall'elmo, divenuto elmo a sé; egli scrive in proposito che venne presto l'idea di aggiungere a questo gran bacinetto una visiera o un pezzo mobile che coprisse il tutto e potesse elevarsi facilmente sul coppo o togliersi, e deduce la sua affermazione analizzando o considerando i cambiamenti che subirono i modi di combattere.
Alla fine del XIII sec. le genti d'armi, oltre la lancia, adoperavano spada larga e pesante, e mazza d'armi. Fra i colpi inferti con una di queste armi, i più pericolosi erano quelli obliqui al volto, e quelli orizzontali. I colpi di punta non erano pericolosi che per i pedoni, non perché potessero trapassare la cotta di maglia o la corazza, ma perchè, portati con braccio vigoroso, rovesciavano facilmente chi li riceveva. Al cavaliere i colpi di taglio all'altezza del collo o del viso, sia che fossero di spada sia di mazza, dopo scansato lo scudo, cadevano violentemente sul camaglio e ferivano o schiacciavano il naso od il mento, malgrado il gran bacinetto che in quel tempo era libero nella sua parte inferiore e le cui parti laterali andavano violentemente ad urtare il viso.
Ciò stabilito, il Viollet-le-Duc dà figure di trasformazione del casco originale o gran bacinetto semplice, in bacinetto a visiera, di cui qui si riportano due tipi che non hanno bisogno di descrizione (fig. 2, f-g); indi reca alcuni esemp; di grandi bacinetti completi, che sono uguali ad altri del Demmin (fig. 2, h-l): la visiera del primo si leva per mezzo di un pernetto come nelle celate del sec. XVI.
Nel sec. XV il bacinetto subì qualche altra modificazione, finché venne sostituito dall'elmetto italiano o celata. Ritornò ancora in uso verso i primi del 1500, però con la forma che l'Angelucci descrive nel passo precedentemente citato. In tale epoca e per tutto il 1600, il bacinetto così modificato fu l'elmo generalmente adottato dalle fanterie (picchieri, archibugieri) o pezza di completamento delle armature da cavaliere in sostituzione della celata e da usarsi in circostanze speciali.
Bacinetto si chiamava dai Toscani la parte concava dello scodellino nelle armi da fuoco portatili, nella quale era riposta la polvere dell'innescatura. Esso veniva coperto dal controbacinetto per proteggere l'innescatura dall'umidità e dalla dispersione; reso poi inutile dal fulminante (v. archibugio e fucile).