BACH, Alexander, Freiherr von
Uomo politico austriaco, nato il 4 gennaio 1813 a Loosdorf, nella Bassa Austria, da una famiglia di albergatori di campagna. Seguì a Vienna il padre, avvocato di grido e gli succedette nello studio legale. Fu uno dei capi della rivoluzione di Vienna del marzo 1848, ma declinò l'offerta di partecipare al ministero Pillersdorf, e blandì, in un primo tempo, i demagoghi, al punto di ratificare le conseguenze della rivolta del 26 maggio e di fare l'apoteosi delle barricate. Nelle elezioni alla Costituente fu soverchiato dal Füster, più radicale di lui, che ottenne la maggioranza nel distretto di Maria-Hilf. Eletto però in quello di Wieden, ricevette il portafoglio della Giustizia nel gabinetto Doblhoff-Wessenberg e ne difese la politica dinnanzi al Reichstag. L'esperienza e la responsabilità del potere lo staccarono rapidamente dai radicali. Il suo patriottismo tedesco gl'inspirò grande diffidenza verso i separatisti ungheresi. Pertanto, dopo avere domato i tumulti del 22 agosto e del 14 settembre 1848, il Bach fu preso di mira dall'insurrezione che trionfò in Vienna il 6 ottobre. Poté però uscire dal Ministero della guerra poco prima che vi fosse trucidato il ministro de la Tour e raggiungere il generale Auersperg nel suburbio. Si tenne nascosto a Salisburgo, finché il Wessenberg, che aveva seguito l'imperatore Ferdinando ad Olmütz, lo chiamò a far parte del ministero di resistenza, di cui fu anima il principe Felice Schwarzenberg. Come ministro della Giustizia in tale gabinetto, appoggiò i progetti del suo collega Stadion per la revisione della costituzione in senso conservatore e accentratore. Lo rimpiazzò al Ministero dell'interno e si lasciò guadagnare dallo Schwarzenberg alla politica di reazione ch'egli credeva di controbilanciare con le riforme sociali che seppe condurre in porto. Non si arrischiò a estenderne l'applicazione al Lombardo-Veneto, come gli aveva suggerito l'arciduca Giovanni al fine di contrapporre le plebi rurali ai proprietarî; dichiarò peraltro al maresciallo Radetzky che avrebbe speso l'ultimo soldo dell'erario per sostenere l'esercito imperiale stanziato in Italia. Nel 1852 dovette abbandonare ai militari la direzione della polizia; ma finì per ottenere l'abolizione dello stato d'assedio. Per fronteggiare i suoi avversarî, il Bach cercò un appoggio nel clero cattolico, di cui sostenne il punto di vista nelle trattative per il nuovo concordato del 1855. Lasciato il potere nel 1859, l'imperatore Francesco Giuseppe, che lo aveva creato barone nel 1854, gli affidò l'ambasciata presso la Santa Sede, ch'egli resse fino al 1865. Morì a Unterwaltersdorf presso Wiener-Neustadt il 13 novembre 1893; poté quindi assistere a quella trasformazione dell'Austria in monarchia rappresentativa, ch'egli aveva un tempo vagheggiata, senza avere la forza di realizzarla.