GHERARDINI, Baccio
Nacque a Firenze alla fine degli anni Sessanta del Cinquecento da un'antica e nobile famiglia della città. Il padre Tommaso, priore di S. Martino a Strada, e la madre Dianora di Fiorino Fiorini, si sposarono nel 1563 e oltre al G. ebbero almeno altri tre figli: Antonio, Camillo e Ottavio. Il G. studiò teologia dai padri domenicani nella città natale e frequentò lo Studio di Pisa, dove si addottorò in diritto canonico e civile, avviandosi poi alla carriera prelatizia. Visse a Firenze fino ai primi anni del XVII secolo, quando si trasferì a Roma.
Nel 1594 era stato ammesso tra i canonici della chiesa metropolitana di S. Maria del Fiore di Firenze, beneficio al quale, alcuni anni dopo, decise di rinunciare, probabilmente a causa delle limitate entrate che ne traeva. Aveva quindi ottenuto la cura dell'antica pieve di S. Pancrazio nel Valdarno superiore, una chiesa della diocesi di Fiesole, dal XV secolo giuspatronato della sua famiglia; contemporaneamente fu giudice nel locale tribunale della Fabbrica di S. Pietro.
Durante gli anni trascorsi a Firenze il G. fu assiduo frequentatore di Scipione Ammirato, e l'amicizia, nonché la "molta stima" che questi nutriva nei suoi confronti, lo indussero ormai giunto in punto di morte - nel 1601 - a nominarlo esecutore testamentario, assieme al senatore e cavaliere Alessandro Minerbetti. Ricordato anche da G.B. Marino in una lettera del febbraio 1602, il G. ebbe evidentemente contatti con molti uomini di cultura del tempo. Nei suoi Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina (p. 351) Salvino Salvini ricorda che nel 1601, era divenuto console dell'Accademia anche il G., che in quell'occasione tenne una "dotta" lezione su alcuni versi di Dante.
Dopo aver ottenuto la nomina a protonotario apostolico il G. dovette essere governatore in diversi luoghi dello Stato della Chiesa. Rimane da appurare l'esercizio del governatorato a Bertinoro e ad Amelia, mentre fu sicuramente governatore di Tivoli dal 12 genn. 1612 al 9 giugno 1613; a quest'ultima data risale il suo invio a Foligno, dove svolse quel medesimo ufficio. Qui fu ammesso "per gratitudine" a far parte della nobiltà di quella cittadina (Firenze, Bibl. nazionale, Mss. Passerini, 206).
Nel settembre 1614, mentre si trovava ancora occupato in quell'incarico, essendosi resa vacante la diocesi di Fiesole - suffraganea dell'arcidiocesi di Firenze - per la morte di Bartolomeo Lanfredini, Paolo V decise di affidarne la cura pastorale al G., che vi risiedette stabilmente per oltre cinque anni.
Le fasi preliminari alla sua nomina si protrassero per alcuni mesi, perché inizialmente il granduca di Toscana sostenne il preposto di Prato Filippo Salviati, verso il quale il pontefice si mostrò invece non disponibile, forse a causa degli impedimenti della vista e della presenza. L'ambasciatore fiorentino a Roma, Piero Guicciardini, in una lettera del 10 novembre diretta al suo sovrano scriveva che il papa pareva propendere per il Gherardini. Come per molti prelati nominati vescovi delle diocesi del Granducato l'essere il G. suddito del granduca, e al momento, al servizio del pontefice fu motivo di preferenza.
A favore della sua nomina si pronunciarono, evidentemente, più di un ecclesiastico toscano presente a Roma; tra questi Pietro Strozzi, vecchio amico del G., dal 1605 segretario ai Brevi dei principi. Ottenuto il titolo vescovile nel novembre 1614, il G. fu consacrato il 25 genn. 1615.
Di carattere prudente, egli non è ricordato per opere di particolare rilevanza; preso possesso della diocesi, la sua preoccupazione principale fu la sorveglianza del clero locale, e tra il 1615 e il 1619 si impegnò nelle visite pastorali alle chiese dell'esteso territorio diocesano, rivolgendo una particolare attenzione alle compagnie di nuova costituzione.
Una traccia del G. si trova anche tra le carte di G. Galilei, che in una lettera a Pietro Dini del 16 febbr. 1614 si difendeva dalle accuse di irreligiosità rivoltegli dal padre domenicano Tommaso Caccini e dal Gherardini. Il G., secondo quanto scriveva G. Galilei, "nelle prime visite a pien popolo […] proroppe con grandissima veemenza contro di me, mostrandosi gravemente alterato" (Galilei, p. 294).
Il G. morì il 1° ag. 1620 nella residenza episcopale, la chiesa fiorentina di S. Maria in Campo, dai primi decenni del XIII secolo sotto la giurisdizione di Fiesole; fu sepolto nella cattedrale di Fiesole.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Archivio concistoriale, Processus consistoriales 14, cc. 360-377v; Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 2329, cc. 805, 811; 3330 (24, 30 genn. 1615); Manoscritti, 597.I; Carte Pucci, VI, 17, filza Gherardini; Firenze, Bibl. nazionale, Mss. Passerini, 188, 206; G. Galilei, Le opere, V, Firenze 1932, p. 294; G.B. Marino, Lettere, a cura di M. Guglielminetti, Torino 1966, p. 29; S. Ammirato, Vescovi di Fiesole, di Volterra et Arezzo, Firenze 1637, p. 57; L. Jacobilli, Discorso della città di Foligno. Cronologia de' vescovi, governatori e podestà, ch'hanno retta essa città, Foligno 1646, p. 56; M. Giustiniani, Historia ampliata di Tivoli con due libri de' vescovi e de' governatori di Tivoli, Roma 1665, pp. 194 s.; S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina, Firenze 1717, pp. 350-352; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra…, III, Venezia 1718, p. 266; G.B. Nelli, Saggio di storia letteraria fiorentina del secolo XVII, Lucca 1759, p. 5; S. Salvini, Catalogo cronologico de' canonici della chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782, p. 108; G.B. Nelli, Vita e commercio letterario di Galileo Galilei, I, Losanna 1793, p. 399; G. Raspini Elenco dei vescovi, in Fiesole, una diocesi nella storia. Saggi, contributi, immagini, Fiesole 1986, p. 52; P. Gauchat, Hierarchia catholica…, IV, Monasterii 1935, p. 187; C. Weber, Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), Roma 1994, pp. 260, 402, 695 s.