CELLINI, Baccio (Bartolomeo)
Figlio di Andrea e fratello di Giovanni (padre di Benvenuto) nacque a Firenze intorno al 1447, dato che nella portata al catasto del padre nel 1487 risulta essere di quaranta anni (Bacci, in Vita, p. 8 note).
Intarsiatore, dovette affermarsi abbastanza presto giacché il Vasari (III, p. 344) lo indica fra i "concorrenti" di Benedetto da Maiano, più vecchio di lui di circa cinque anni, all'epoca in cui Benedetto praticava la tarsia. Tutto fa supporre che provenisse dall'ambiente artistico di Clemente (Chimenti) Camicia, architetto del palazzo di Buda, con cui fu attivo in Ungheria: i rapporti tra i due vengono definiti precisamente nel testo vasariano (II, p. 651) nell'ambito della realizzazione dei progetti architettonici e inoltre al servizio di re Mattia Corvino.
Abbiamo tutte le ragioni per supporre che il C. abbia lavorato col Camicia in compagnia di una decina di intagliatori in legno ai tempi in cui era stato raggiunto a Buda il massimo incremento delle costruzioni attorno al 1479-80 e ancora negli anni Ottanta.
Fu allora che si procedette nella costruzione del palazzo, che è rimasto incompiuto, di re Sigismondo, con le porte in bronzo raffiguranti le Fatiche di Ercole. Le fonti lodano in modo particolare i suoi soffitti a cassettoni e le cornici delle porte e finestre. Il Vasari ricorda che Camicia, tornato a Firenze, mandava al C. pitture di Berto Linaiuolo "perché le desse al re": e la notizia è indicativa per la posizione del C. a corte e per il suo cospicuo ruolo nelle costruzioni.
Durante il suo soggiorno in Ungheria il C. era assistito dal fratello, Francesco, probabilmente meno capace di lui, visto che non è ricordato altrimenti (Milanesi, in Vasari, III, p. 345 n. 1).
Il C. rimase in Ungheria anche dopo, essendo probabilmente impegnato nei lavori d'arredamento dei palazzi e castelli di Buda, Visegrád e Tata, prossimi ad essere ultimati (tutti gli arredi sono andati in seguito completamente distrutti). Un numero crescente di dati ci fa indirettamente supporre l'esistenza di un'officina reale di intagliatori di legno e di mobilieri in quell'epoca. Purtroppo, le opere del C. non sono note; ma della sopravvivenza di questa officina rimangono testimonianze di una generazione posteriore nel territorio non devastato dai Turchi: a Bártfa (1507-1511), ad Eperjes (1515-1530), a Nyirbátor (1511), a Löcse e Zagabria (1520).
Vasari (III, p. 345) ricorda ancora il C. come piffero della Signoria fiorentina, ciò che però non trova conferma nei documenti; sempre secondo Vasari egli "lavorò di commesso alcune cose d'avorio molto belle, fra l'altro un ottangolo di figure d'avorio profilate di nero bello affatto" (probabilmente si trattava di osso affumicato), "il quale è nella guardaroba del duca" Cosimo I de' Medici).
Si ignorano luogo e data di morte del Cellini.
Fonti e Bibl.: B. Cellini, Vita, a cura di O. Bacci, Firenze 1901, p. 8; G. Vasari, Le vite…, a cura di G. Milanesi, Firenze 1878, II p. 651; III, pp. 334, 344 s.; J. D. Fiorillo, Über einige italien. Gelehrte und Künstler die Matthias Corvinus König von Ungarn beschäftigte, Göttingen 1812, p. 20; F. Pulszky, Adalékok a hazai mütörténelemhez [Contributi alla storia dell'arte naz.], in A Kisfaludy Társasdg Bvlapjai [Annuario della Società Kisfaludy], Budapest 1874, p. 382; D. Csánki, I. Mátydsudvara [La corte di Mattia I], Budapest 1884, p. 69; F. Salamon, Budapest története [Storia di Budapest], Budapest 1885, II, p. 503; III, p. 267; A. Ilg, Kunstgeschichtliche Charakterbilder aus Österreich-Ungarn, Wien 1893, p. 135; E. Müntz, La propagande de laRenaissance en Orient pendant le XVe siècle, in Gazette des Beaux-Arts, XIII (1895), p. 107; K. Divald. Budapest müvészete a török hódoltsdg elött [L'arte di Budapest prima della conquista turca], Budapest [1901], p. 140; A. Berzeviczy, Beatrix királyné [Regina Beatrice], Budapest 1908, p. 296; L'opera del genio ital., all'estero, C. Budinis, Gli artisti ital. in Ungheria, Roma 1936, p. 46; P. Voit, Una bottega in via dei Servi, in Acta Historiae Artium, VII (1961), p. 201; M. Zlinszky-Sternegg, Marqueterie Renaissance, Budapest 1966, p. 11; L. Gerevich, A budai vár feltárása [Gli scavi del castello di Buda], Budapest 1966, p. 298; J. Balogh, A müvészet Mátyás király udvarában [L'arte alla corte di re Mattia], Budapest 1966, pp. 487, 521; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 270; J. Szendrei-G. Szentiványi, Magyar Képzömüvészek Lexikona [Enciclopedia degli artisti ungheresi], I, Budapest 1915, pp. 301 s.; Müvészeti Lexikon [Enciclopedia dell'arte], I, a cura di A. Zádor-I. Genthon, Budapest 1965, p. 390.