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FILICAIA, Baccio Bartolomeo

di Antonella Pagano - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)
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FILICAIA, Baccio Bartolomeo

Antonella Pagano

Appartenente a una nobile famiglia di mercanti fiorentini, figlio di Baccio e di Alfonsina di Bastiano Caianini di Montauto, nacque a Firenze presumibilmente tra il 1565 e il 1575.

Le fonti classiche tacciono sulla vita di questo viaggiatore ed esploratore fiorentino che soggiornò per un lungo periodo in Brasile; le poche notizie giunte si desumono esclusivamente da una breve corrispondenza, conservata presso l'Archivio di Stato di Firenze (Archivio Mediceo del principato, filza 949, cc. 1346, 1349r; filza 945, c. 60r), tra il F. e la segreteria del granduca Ferdinando I de' Medici: poche lettere che permettono tuttavia di delineare i tratti principali della sua vita e delle sue imprese (Gorrini).

Ancora adolescente, "da figlioleto" - come lo stesso F. scriverà più tardi nella prima lettera inviata dal Portogallo al granduca il 30 ag. 1608 - fu mandato a Lisbona presso alcuni parenti per essere iniziato all'attività commerciale.

I Filicaia, infatti, avendo investito la maggior parte delle loro ricchezze in Portogallo, possedevano a Lisbona un'abitazione e magazzini e, probabilmente, facevano parte della compagnia di mercanti fiorentini che, in seguito ad un accordo commerciale del 1575 tra Francesco I de' Medici e il re Sebastiano, aveva ottenuto una concessione privilegiata per l'esportazione di pepe e altre merci preziose.

Nel 1580, morto il re Enrico senza lasciare eredi diretti al trono del Portogallo, Filippo II di Spagna unificò i due regni provocando una rapida decadenza economica della corona portoghese. Anche i Filicaia, come molti altri mercanti fiorentini, subirono gli effetti negativi della nuova reggenza e furono costretti a chiudere l'attività commerciale.

Il F., dopo quattro anni di soggiorno a Lisbona, rientrò a Firenze e si pose sotto la protezione del granduca Ferdinando I che gli dimostrò massima disponibilità consentendogli di studiare sotto la guida dei maestri di corte. Il F., sentendosi più portato per gli studi che non per l'attività commerciale, peraltro al momento estremamente sfavorevole, accettò con entusiasmo l'opportunità dedicandosi allo studio dell'architettura militare, dell'artiglieria e della cosmografia.

Dopo un certo periodo, resosi conto "che la teorica poteva valere molto poco senza la pratica", decise di partire alla ventura in cerca di un luogo "in terre straniere" dove esprimere pienamente e concretamente le capacità acquisite. Il progetto prevedeva, infine, il ritorno in patria per poter, in virtù dell'esperienza accumulata, "godere el dolcie giogo" al servizio del granduca.

Così il F., verso il 1595, salpando dal Portogallo, approdò in Brasile, dove F. de Sousa, governatore della colonia dal 1591, lo nominò subito "ingegnero maggiore". Al seguito del de Sousa, il F. visitò il territorio della colonia con l'incarico di fortificare i porti, costruire alcune fortezze e restaurarne altre; contemporaneamente fu nominato capitano d'artiglieria con il compito di addestrare i bombardieri e di rifornire di armi le basi militari.

Tali interventi non erano di secondaria importanza poiché la colonia, in seguito all'annessione del Portogallo alla Spagna e la sconfitta subita dall'Invincible Armada nel 1588, era soggetta alle continue scorrerie di avventurieri inglesi e al lento insediamento di coloni francesi in una zona a Nord di Pernambuco, non direttamente soggetta al controllo governativo. Inoltre il Brasile era terra ambita per il miraggio delle miniere che aveva fama di possedere e che il de Sousa ricercava in tutto il territorio per incarico di Filippo II.

Anche in questa occasione il F. accompagnò il governatore alla ricerca dell'oro e, essendo stati rinvenuti alcuni giacimenti, ne compilò un'accurata descrizione, indispensabile per coordinare i lavori di sfruttamento delle miniere. Il F. rimase impegnato in tali attività per cinque anni; successivamente, desideroso di più importanti incarichi, si avvicinò al nuovo governatore D. Botelho, successo al de Sousa nel 1602, il quale, avendo deliberato di conquistare i territori attraversati dal Maranhão e del Rio delle Amazzoni, lo inviò con la qualifica di sergente maggiore e capitano di compagnia al seguito della spedizione incaricata di occupare quelle regioni.

La spedizione, comandata da Pietro Coelho de Sousa, un colono portoghese infatuato della ricerca del mitico Eldorado, pur incontrando una certa resistenza da parte delle popolazioni indigene verso la serra di Ibiapaba, ebbe un discreto successo riuscendo ad annettere alla colonia una nuova regione, che prese il nome di Lusitania, in cui fu fondata la città di Nuova Lisbona.

Il F. passò sei anni al seguito di Coelho de Sousa esplorando e conquistando territori ma, considerate le scarse retribuzioni che spettavano ai militari, preferì mantenersi a proprie spese per poter successivamente chiedere alla Corona spagnola una maggiore ricompensa complessiva per i suoi servizi. Nel 1607, essendo stato inviato con un piccolo vascello ad esplorare la costa del fiume Maranhão e non riuscendo a fare ritorno in Brasile per le difficili condizioni metereologiche, approdò nelle "Yndie di Nuova Spagna" (cioè in Messico) e di lì, invece di rientrare, si imbarcò per l'Europa con l'intenzione di chiedere al governo "satisfatione di me e di quello che avevo fatto".

Tra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 1608 il F. giunse a Lisbona, da dove il 30 agosto inviò al granduca di Toscana la prima delle lettere ricordate. Dopo aver sintetizzato gli avvenimenti principali della sua vita, il F. chiedeva al sovrano di intercedere, tramite l'ambasciatore di Toscana, presso la corte di Madrid, perché questa ricompensasse i suoi servizi; chiedeva inoltre commendatizie speciali per il viceré Christoforo de Mora e per il presidente del "Consiglio di Yndia", i quali dovevano probabilmente giudicare il valore della sua opera. In chiusura il F. annunciava un nuovo viaggio in Brasile per disobbligarsi con l'ex governatore della colonia Francesco de Sousa, il quale, nominato nel 1608 dal re Filippo III sovrintendente alle miniere e memore dell'abilità dell'ingegnere fiorentino, aveva richiesto il suo intervento per la costruzione e la fortificazione di una nuova città. Il 14 nov. 1608 Ferdinando I de' Medici, assecondando i desideri del F., gli inviò le commendatizie richieste e una lettera personale non rinvenuta. Da quanto si deduce dalla risposta del F., del 5 genn. 1609, e da un appunto allegato alla prima lettera e conservato nell'Archivio mediceo, il granduca chiedeva al F. una dettagliata relazione sui luoghi visitati in Brasile, "con più particolarità e notizie che si possa, per curiosità di Sua Altezza". La relazione, che nella sua replica il F. diceva in procinto di spedire, è andata perduta. Conteneva, a detta del F., accurate informazioni sui "costumi, guerre, medicamenti, viveri e leggi, de' gentili e di molte sorte di animali", anche se lo stile, secondo l'autore, lasciava alquanto a desiderare. Il F. comunicava anche di aver iniziato un'altra opera di carattere più generale che aveva intenzione di terminare in Brasile per poterla corredare di ulteriori disegni e nuovi appunti.

Non si hanno notizie di questo secondo viaggio in Brasile, dal quale, probabilmente, il F. non fece più ritorno.

Bibl.: G. Gorrini, Un viaggiatore nel Brasile: B. da F., in Atti d. Congr. inter. di scienze storiche, 1903, X, Roma 1904, pp. 39-54. Sul periodo di de Sousa e Bothelo: H. Handelmann, Historia do Brasil, Rio de Janeiro 1931, pp. 145, 155 s.; J. Henning, Storia della conquista del Brasile, Milano 1982, pp. 206 s., 244 s.

Vedi anche
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