baby-profugo
(baby profugo), loc. s.le m. Chi, in età giovanissima, è costretto ad abbandonare la propria terra.
• Il problema dei baby profughi è scoppiato a Bari circa due anni fa, nel 2011, quando c’è stata un’ondata di arrivi dalla Libia. Proprio su un barcone proveniente da Tripoli è sbarcato anche Donald Nwajiobi, allora 16enne, il ragazzo nigeriano accusato di aver ucciso la 60enne Caterina Susca. Si era trasferito dalla Nigeria alla Libia in cerca di lavoro ma, con la guerra civile, aveva deciso di tentare la fortuna in Italia. Qui era solo. Nessun parente. Aveva però fatto amicizia con i suoi connazionali. E la sua storia, in realtà, assomiglia a quella di tanti altri ragazzini che arrivano in Italia, fuggono dalle comunità e poi si perdono. (Francesca Russi, Repubblica, 17 novembre 2013, Bari, p. V) • [tit.] In Macedonia / Mohamed e Shahida, gemelli di sei mesi baby-profughi nel campo di Gevgeljia (Secolo XIX, 11 settembre 2015, p. 4, Primo piano) • Nel Vibonese sono quasi 300 i baby profughi, accolti da associazioni e realtà laiche e cattoliche. Come nel Crotonese, dove nell’ultimo sbarco dei giorni scorsi i minori soli erano 65. (D. Mar., Avvenire, 7 settembre 2016, p. 9, Attualità).
- Composto dal s. m. e f. e agg. inv. baby, di origine ingl., e dal s. m. e agg. profugo.
- Già attestato nel Corriere della sera del 9 settembre 1992, p. 30, Cronaca di Milano.
> baby-migrante.