babbo
. Il vocabolo per D., e ovviamente per il suo tempo, è proprio del linguaggio puerile, come ‛ pate ' rispetto a ‛ patre ' (così ‛ mamma '; così ‛ mate ' rispetto a ‛ matre '); ciò è affermato chiaramente sia in VE II VII 4 In quorum numero [dei vocaboli più nobili] neque puerilia propter sui simplicitatem, ut mamma et babbo, mate et pate, neque muliebra propter sui mollitiem, ecc., sia (e, guardando alla cronologia delle due opere, si potrebbe dire conseguentemente) in If XXXII 9 (in rima con abbo e gabbo); descrivere il cerchio di Cocito non è impresa... da lingua che chiami mamma o babbo. Tuttavia i commentatori antichi disperdono il valore concreto della citazione, ad es. Guido da Pisa, che chiosa: " Non est hoc opus improvide assumendum... nec a lingua enarrandum quae ‛ matrem ' vocitet seu ‛ patrem ' ".