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BAALBEK

di E. Cruikshank Dodd - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)
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BAALBEK

E. Cruikshank Dodd

(gr. ῾Ηλιόπολισ; lat. Heliopolis, Iulia Augusta Felix; arabo Ba῾labakk)

Città dell'antica Siria (od. Libano), situata in posizione strategica nella fertile pianura della Biqā', sull'antica via carovaniera tra ῾Anjar e Ḥoms. Protetta a O dalle montagne del Libano e a E da quelle dell'Antilibano, B. controllava la sorgente dell'Oronte, a N, e la c.d. gola di Ḥoms, dove l'Oronte fluisce verso il mare. A S scorre il Nahr al-Līṭānī, l'antico Leontes che irriga la piana ai piedi del monte Hermel e alimenta le paludi a N del Giordano.In età romana, tra i secc. 1° e 3°, B. godette di tale prosperità economica da essere oggetto di progetti edilizi grandiosi e da essere ribattezzata Heliopolis. Un famoso complesso di templi fu dedicato alla triade composta da Giove Eliopolitano, Venere e Mercurio, sincretisticamente identificati con le divinità siriane di Baal, Alyan e Anat. Due grandi santuari furono edificati sopra strutture preesistenti, al livello più alto di un'antica cittadella che ancora mostra resti di tombe di epoca nabatea, mentre un terzo santuario, oggi completamente distrutto, si trovava alla sommità di una collina vicina, nota come Shaykh 'Abd Allāh.Le opere progettate dai Romani si rivelarono così ambiziose che la costruzione dei templi si protrasse per molti secoli e al tempo di Costantino non era ancora compiuta. Costantino non tardò molto a erigere fra i templi una chiesa, ben presto distrutta da Giuliano l'Apostata (361-363), il quale perseguitò i cristiani residenti nella città. Teodosio I (379-395), a sua volta, demolì l'enorme altare pagano al centro della corte costruendo al suo posto una chiesa dedicata a s. Pietro, le cui fondazioni furono messe in luce, a partire dall'inizio di questo secolo, dalla spedizione archeologica tedesca diretta da Wiegand (Baalbek, 1921-1925), il cui lavoro fu proseguito dal Dip. di Antichità del Libano. L'abside di questa chiesa si appoggiava originariamente alla scalinata monumentale del tempio di Giove Eliopolitano, all'estremità occidentale del complesso, ma poco dopo, aderendo ai dettami religiosi dell'epoca, l'orientamento della chiesa fu ruotato di 180° verso E e l'abside fu disposta in direzione dei propilei. Secondo la tradizione, in questa fase la corte esagonale dei propilei fu probabilmente coperta con una cupola lignea, forse la stessa che più tardi fu fatta trasportare a Gerusalemme da 'Abd al-Malik (685-705) per coronare la Cupola della Roccia.A B. la tradizione pagana si mantenne molto a lungo: secondo Giovanni da Efeso (Hist. Eccl., 3, 27; sec. 6°) almeno fino al 579 la classe dominante della città era pagana, mentre Teofane (sec. 9°) testimonia che sotto l'imperatore Giustiniano i pagani venivano ancora perseguitati. Le sacche di paganesimo presenti a B., Antiochia ed Edessa furono alla fine debellate da Tiberio I Costantino (578-582).Nel 637 la città cadde nelle mani di Abū' Ubayda, generale di Khālid ibn al-Walīd, e da quel momento in poi dipese da Damasco. Sotto la dominazione araba B. attraversò mutamenti politici mantenendo la sua importante posizione di controllo sulle vie commerciali e il sito prese man mano la forma di una massiccia cittadella posta a difesa dei traffici fra il deserto e il mare. Nel 972 il califfo fatimide al-Mu'izz vi insediò un governatore; la cittadella passò poi, nel 1075, al selgiuqide Zangī e successivamente ad Ayyūb, il padre di Ṣalāḥ al-Dīn. Nūr al-Dīn la conquistò nel 1154 e Ṣalāḥ al-Dīn la rinforzò ancora una volta nel 1174, dopo il rovinoso terremoto del 1170 che aveva abbattuto il colonnato del tempio di Giove.B. ebbe parte attiva nelle trattative tra gli Arabi e i crociati e, sebbene fosse a volte alleata dei Franchi contro il governo di Damasco, non fu mai sotto la dominazione crociata. Conquistata dal mongolo Katbughā nel 1260, nello stesso anno, dopo la battaglia di 'Ayn Jālūt, passò ai Mamelucchi, sotto Baybars e Qalawūn. In seguito cambiò dominazione varie volte. La tensione costante scoraggiò i traffici commerciali, le cui direttrici si spostarono in breve tempo verso N, di preferenza lungo la via più sicura che aggirava le montagne passando per Ḥoms.Le rovine di B. riflettono questa lunga storia. Meglio conosciuta per i cospicui resti dei grandi templi classici, la città conserva anche alcuni frammenti di splendidi pavimenti a mosaico che sembrano appartenenti alla chiesa cristiana, mentre le vestigia dell'occupazione musulmana emergono un po' dovunque. Nei pressi dei templi si trova la moschea che presenta i caratteri di una fondazione omayyade, sebbene non vi siano iscrizioni antiche a confermarne la datazione (Baalbek, 1921-1925). L'imponente sala di preghiera è suddivisa in quattro navate parallele al muro della qibla e presenta, dinanzi al miḥrāb, un'arcata più ampia delle altre. I pesanti capitelli e le colonne, provenienti dai templi vicini, sostengono archi a sesto leggermente acuto, su cui poggiava probabilmente un tetto piano di legno. Si riconoscono in pianta tracce di mutamenti e in alzato di restauri avvenuti in epoca più tarda. L'ampia navata parallela alla qibla contiene un piccolo miḥrāb sotto un occhio di bue scanalato simile a quello della moschea di Qaṣr al-Ḥallābāt in Giordania. All'estremità orientale del muro della qibla una piccola porta e una rampa di scale dovevano condurre alla maqṣūra. Se appartenenti alla fase originaria, questi elementi suggeriscono per l'intero edificio una datazione relativamente tarda in epoca omayyade. La corte, ampia e aperta, è circondata da un portico ben proporzionato, costruito a ridosso di un pesante muro di pietra realizzato con blocchi provenienti dal tempio. Il minareto quadrato, eretto sul fianco del muro occidentale, costituisce uno dei primi esempi del genere in ambito siriaco ed è analogo a quello della città di Masn'a, presso ῾Anjar. Nella corte si trova una splendida fontana, forse un'aggiunta di epoca ayyubide, mentre in una costruzione addossata al muro orientale si riconoscono i resti di una madrasa mamelucca. Le iscrizioni conservate nella moschea fanno tutte riferimento ai restauri e alle aggiunte eseguite durante il periodo mamelucco, specialmente sotto Qalawūn.Alle sorgenti del Ras' al-'Ayn, nei dintorni di B. dove sono ancora evidenti le testimonianze nabatee, i Mamelucchi costruirono una seconda moschea, più piccola, di cui si sono conservati l'atrio, le mura, il colonnato e la qibla.Le fortificazioni erette all'interno e subito all'esterno dei due templi principali di B., costituiscono l'attuale cittadella, i cui resti vanno annoverati tra le testimonianze più importanti della Siria nell'ambito della storia dell'architettura militare di epoca crociata. Nelle fortificazioni della cittadella sono state individuate quattro principali fasi costruttive, la prima delle quali di epoca omayyade e la seconda di epoca selgiuqide. Nūr al-Dīn restaurò le fortificazioni e dotò B. di una cinta di mura, mentre 'Iazz al-Dīn, generale di Ṣalāḥ al-Dīn, e suo figlio, che governarono la città dal 1182 al 1230, ne estesero ulteriormente l'area fortificata. Le mura e la grande torre dell'angolo sud-est della corte del tempio di Giove furono costruite da Khalīl (1290-1293), figlio di Qalawūn, insieme a una moschea, ai bagni, ai quartieri di abitazione e alle cisterne. A lui si devono anche le mura circostanti il portico e il consolidamento dell'intero agglomerato con strutture merlate in mattoni crudi e volte a sesto acuto, sulle quali i difensori potevano trovare riparo.

Bibl.: Baalbek. Ergebnisse der Ausgrabungen und Untersuchungen in dem Jahren 1898 bis 1905, a cura di T. Wiegand, 3 voll., Berlin-Leipzig 1921-1925; M. Gaudefroy-Demombynes, La Syrie à l'époque des Mamelouks, Paris 1923, pp. 70-73, 181; G. Wiet, Notes d'épigraphie syro-musulmane, II, Les inscriptions de Balbek, Syria 6, 1925, pp. 150-173; J. Sauvaget, Notes sur quelques inscriptions arabes de Baalbekk et de Tripoli, Bulletin du Musée de Beyrouth 7, 1944-1945, pp. 7-11; E.M. Chéhab, Mosaïques du Liban, ivi, 14, 1957-1959, pp. 29-52, tavv. XXI-XXV; J. Sourdel-Thomine, s.v. Ba'labakk, in Enc. Islam2, I, 1960, coll. 1000-1001 (con bibl.); F. Ragette, Baalbek, London 1980 (con bibl.).E. Cruikshank Dodd

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