AZZURRITE (fr. azurite, chessylite, cuivre carbonaté bleu; sp. azurita; ted. Azurit, Kupferlasur; ingl. azurite)
È un carbonato basico di rame dalla formula 2CuCO3•Cu(OH)2 con CuO = 69,26, CO2 = 25,52, H2O = 5,22. Cristallizza nella classe prismatica del sistema monoclino; a: b: c = 0,8501 : 1 : 0,8805; β = 87°36′. Durezza 3,5-4. Peso specifico 3,77-3,83. Di solito si ritrova massiccia, in forme imitative, terrosa, di colore azzurro (onde il nome), bluastro di vario tono, con lucentezza vitrea; translucida, o trasparente. Però non sono rari i cristalli con abito assai variabile, ora corti e tabulari, specialmente per preponderante sviluppo di {001}, ora allungati e prismatici, secondo l'asse Z oppure secondo l'asse Y; forme più frequenti a {100}, c {001}, k {111}, s {−111}, h {221}, σ {101}, O {−101}, u {−102}, p {021}, l {023}, m {110} (v. fig.). Sfaldatura perfetta secondo {021}; frattura concoide. Otticamente positiva.
Scaldata in tubo chiuso annerisce e sviluppa acqua; al cannello ferruminatorio colora la fiamma in verde smeraldo; sul carbone dà globulo metallico di rame; solubile in acidi con effervescenza. È minerale caratteristico degli affioramenti dei giacimenti cupriferi, nei quali si accompagna alla malachite (v.). È conosciuto da antico tempo e adoperato come materia colorante, sotto il nome di azzurro montano. Bellissimi cristalli provengono da Chessy (onde il nome di chessylite) presso Lione, da Boleo (California), da varie miniere dell'Arizona, ecc. In Italia fu ritrovata e descritta specialmente in alcune località della Sardegna, sia in belle cristallizzazioni come a Calabona (Alghero), Campo Pisano (Iglesias), Gonnesa (Cagliari), sia in masse industrialmente sfruttabili come quelle del circondario di Alghero (più specialmente a Calabona), ove essa si trova, associata a malachite, a formare il cappello di minerali solforati. La sua formazione sembra dovuta a un grande eccesso di carbonato di calcio (molto probabilmente acido) reagente sulla soluzione metallifera di solfato di rame, formatosi per lenta ossidazione dei minerali cupriferi sottostanti, perché si è sperimentato che quando ciò non si verifichi, si origina esclusiva, o preponderante, la malachite (v. Tav. a colori).