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ESTE, Azzo d'

di Trevor Dean - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)
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ESTE, Azzo d'

Trevor Dean

Ottavo di questo nome, figlio primogenito del marchese Obizzo (II) e di Giacomina Fieschi, nacque dopo il 1263, data di matrimonio dei genitori, e successe al padre come signore di Ferrara, Modena e Reggio nel febbraio del 1293.

Inizialmente i fratelli dell'E., Aldobrandino e Francesco non sembrano aver ostacolato la sua successione alla signoria di tutte e tre le città. Ma ben presto Aldobrandino cambiò idea e organizzò un colpo di mano a Modena: l'E. fu avvertito in tempo e i ribelli furono messi in fuga. Successivamente i tre fratelli si riappacificarono e concordarono di non dissipare l'eredità comune (aprile 1293). Già nel giugno però Aldobrandino si recò a Padova per cercare il sostegno dei Padovani alla propria causa promettendo in cambio concessioni territoriali. Padova occupò allora i castelli estensi a Este, Cerro e Calaone, mentre il conflitto si allargava con l'intervento di Alberto Della Scala, signore di Verona, che sosteneva contro l'E. il signore di Mantova, Bardellone Bonacolsi. e che si alleò con Padova. L'E., dopo aver organizzato un esercito, raggiunse un accordo con Padovay accordo che non mise fine, però, al conflitto dato che proseguì il contrasto con i Della Scala. Nel novembre 1294 l'E. celebrò una fastosa corte a Ferrara, in aperta competizione con quella tenuta da Alberto lo stesso mese. In questa occasione l'E. e suo fratello furono creati cavalieri da Gherardo da Camino, signore di Treviso, e a loro volta crearono cavalieri cinquantadue nobili provenienti dalle città dell'Italia settentrionale.

L'autunno 1295 vide alcune azioni militari minori, come l'alleanza dell'E. con Cremona per soccorrere Lodi attaccata da Matteo Visconti, ma anche l'inizio di una vera e propria guerra con Parma e Bologna. Questa guerra sembra aver avuto origine a Parma, dove i sostenitori del vescovo, noti come la pars marchesana, cioè la fazione estense, furono espulsi nel 1295. L'E. attaccò perciò Parma - che in conseguenza si alleò con Bologna - e, dopo aver occupato il castello dell'arcivescovo di Ravenna ad Argenta, vi convocò a parlamento i signori ghibellini della Romagna, tra cui Maghinardo da Susinana, Scarpetta degli Ordelaffi, Uguccione Della Faggiuola, i quali decisero una campagna comune per il 1296. Nell'aprile i signori romagnoli e Pietro d'Este attaccarono e presero Imola, togliendola a Bologna, mentre l'E. occupava e fortificava i castelli di Bazzano e Savignano al confine fra Bologna e Modena. Nel giugno l'E., Francesco d'Este e Maghinardo invasero il contado bolognese. Nel 1297 l'E. si accordò con Parma, ma non riusci ad impedire a Bologna di riprendere Bazzano e Savignano. Finalmente nel 1299 si venne ad una tregua e il conflitto fu rimesso all'arbitrato di Firenze e del papa. Il lodo del 1300 assegnava Bazzano e Savignano a Bologna a condizione di pagare un equivalente in terreni e denaro. Contemporaneamente il papa cercò di risolvere la questione di Argenta occupata dall'E.: gli ordinò ripetutamente, ma invano, la restituzione e alla fine comminò la scomunica ai marchesi d'Este fino a quando non avessero ceduto il castello (il che avvenne soltanto nel 1304).

Nel 1299 l'E. fu di nuovo attivo in Lombardia, soccorrendo Cremona attaccata da Matteo Visconti; riuscì a disperdere l'esercito visconteo e a recuperare Crema, ma i contrasti e i sospetti reciproci risorti con Cremona lo indussero a ritirarsi. Nel luglio la tensione fia l'E. e i Della Scala a proposito di Mantova si riaccese. I Bonacolsi di Mantova cercarono l'aiuto dell'E., e Tagino Bonacolsi si recò a questo fine a Ferrara. Rientrò a Mantova insieme con Pietro d'Este; quando Guido Bonacolsi prese il controllo della città con l'aiuto militare dei Della Scala, i due furono costretti a fuggire.

Seguirono due anni di pace. Nel 1300 l'E., mettendo da parte la precedente opposizione ai Visconti, fece sposare sua sorella Beatrice a Galeazzo Visconti. Per festeggiare l'avvenimento fu celebrata vicino a Modena una grande corte, nel corso della quale l'E. insignì Galeazzo del titolo di cavaliere.

Nel 1302 l'E. fece grandi preparativi militari, che misero Bologna, in un tale stato di allarme da indurla a estromettere tutti gli amici dell'Este. In seguito, nel dicembre 1304, Bologna accusò l'E. di fomentare sommosse nella città e di tentare di prenderne il controllo. Tuttavia, la posizione di potere acquisita dall'E. crollò nel 1305-06, soprattutto in conseguenza del suo secondo matrimonio. La prima moglie, Giovanna Orsini, sposata nel 1282, era morta nel 1300 e nel 1304 l'E. negoziò il matrimonio con Beatrice, figlia di Carlo II d'Angiò, re di Napoli, che gli avrebbe dovuto procurare ulteriore prestigio e potere. Carlo Il non forni alcuna dote; l'E., al contrario, doveva pagare 51.000 fiorini in denaro e in terreni, impegno che fece sorgere non tanto difficoltà finanziarie quanto problemi politici. Nel giorno in cui Beatrice arrivò a Ferrara, il fratello dell'E., Francesco, lasciò la città e si impadronì di Lendinara, che tenne per un anno contro l'E. con l'aiuto dei Padovani. Anche Parma, Bologna, Mantova e Verona si coalizzarono contro l'E. e si prepararono a conquistare Modena e Reggio. Inoltre l'E. si era inimicato le famiglie più influenti che a Modena sostenevano la sua signoria. Nel gennaio 1306 i governatori dell'E. a Modena si ribellarono e nonostante l'arrivo di Fresco d'Este, bastardo dell'E., i mercenari estensi si ritirarono senza colpo ferire. Anche Reggio si ribellò, mentre Guido Bonacolsi e Alberto Della Scala invadevano il Polesine di Rovigo. Nel 1307 l'E. concluse la pace con Bologna e con l'aiuto militare dei Bolognesi avanzò nel territorio mantovano, prendendo Serravalle. In cambio l'E. mandò truppe sotto il comando di Fresco per sostenere l'attacco bolognese contro Imola.

Già nel 1307 l'E. cominciò ad aver problemi di salute e nel 1308 si ammalò a Ferrara. Fece testamento il 24 gennaio e lasciò Ferrara per recarsi nelle località termali nel territorio padovano. A Este fu ricevuto da Tiso da Camposampiero e da altri che, come sembra, persuasero l'E. a vedere e perdonare i suoi fratelli. Tuttavia la notizia che l'E. abbia cambiato il testamento in lorw favore sembra essere priva di fondamento.

L'E. morì a Este (Padova) il 31 genn. 1308.

Nel testamento aveva nominato suo erede il nipote Folco, figlio di Fresco, suo figlio naturale. Inoltre aveva lasciato a Bologna tutti i suoi possedimenti lungo il fiume Scoltenna e a Carlo II d'Angiò Modena e Reggio; cospicui erano anche i lasciti religiosi.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto Estense, Documenti riguardanti la casa e lo Stato, cassetta 7, nn. 27, 34, 36 s., 41, 51 s., 54, 56, 59, 61, 64, 67, 73; cassetta 8, n. 1; Ricobaldi Ferrariensis Compilatio chronologica, inL. A. Muratori, Rer. Ital. Script., IX, Mediolani 1726, col. 255; Annales veteres Mutinensium, ibid., XI, ibid. 1727, coll. 73-76; Ptolomaei Lucensis Historia ecclesiastica, ibid., coll. 1225 s., 1228; Chronicon Regiense, ibid., XVIII, ibid. 1731, coll. 13 ss., 17, 19; Nicolai Smeregli Annales civitatis Vincentiae, in Rer. Ital. Script., 2 ed., VIII, 5, a cura di G. Soranzo, p. 17; Chronicon Parmense, ibid., IX, 9, a cura di G. Bonazzi, pp. 64 ss., 68 s., Chronicon Estense, ibid., XV, 3, a cura di G. Bertoni - E. P. Vicini, pp. 51-68; Corpus chronicorum Bononiensium, ibid., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 239, 242-48, 250 ss., 256 s., 260, 264 s., 271, 281, 283 s., 287 ss.; Annales Forolivienses, ibid., XXII, 2, a cura di G. Mazzatinti, pp. 52-56, 58 ss.; Cronica di Giovanni Villani, a cura di F. Gherardi Dragomanni, II, Firenze 1845, p. 120; A. S. Minotto, Documenta ad Ferrariam. Rhodigium, policinium ac marchiones Estenses spectantia, I, Venezia 1873, pp. 107, 113-19, 121-28, 131, 133-37; ILibri commemoriali della Repubblica Venezia, a cura di R. Predelli, I, Venezia 1876, pp. 41, 56; Antiche cronache veronesi, a cura di C.

Cipolla, Venezia 1890, pp. 400-03, 441 ss., 445, 448-51, 455 s., 458 s., 466-69; Documenti per la storia delle relazioni diplomatiche fra Verona e Mantova nel secolo XIII, a cura di C. Cipolla, Milano 1901, pp. 285 s., 308-15, 318-22, 325-28, 366-73, 382; Les registres de Benoît XI, a cura C. Grandjean, Paris 1883-1905, coll. 772-75; Les registres de Boniface VIII, Paris 1904, II, coll. 63, 328, 529 s., 575, 587; H. Finke, Acta Aragonensia, I, Berlin-Leipzig 1908, pp. 514 s.; Vita mercantile italiana. Rassegna di documenti degli Archivi Stato d'Italia, Roma 1956, pp. 17 ss., 21; L. A. Muratori, Delle antichità estensi ed italiane, II, Modena 1740, pp. 40-68; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, III, Ferrara 1848, pp. 216-25, 230-39; B. Cessi, Venezia e Padova e il Polesine Rovigo, Città di Castello 1904, pp. 22 ss.; A. Gaudenzi, Iltestamento di A. VIII d'E. e la pace del 1326 tra Modena e Bologna, in Miscellanea Tassoniana, Bologna 1908, pp. 97-101, 108-13; V. Salaverty Roca, Cerdeña y la expansión mediterránea de la Corona de Aragón 1297-1314, Madrid 1956, II, pp. 158, 196 s., 217, 233, 257, 280 s., 295; A. L. Trombetti Budriesi, Beni estensi nel Padovano: da un codice di Albertino Mussato del 1293, in Studi medievali, s. 3, XXII (1980), pp. 141-44, 168, 171-80, 186-200; T. Dean, Land and power in late medieval Ferrara: the rule of the Este, Cambridge 1987, pp. 18, 51, 63, 84.

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