ESTE, Azzo (Azzo Novello, Azzolino Novello) d'
Settimo di questo nome, nacque probabilmente nel 1205, figlio minore del marchese Azzo (VI) e della sua terza moglie Alisia d'Antiochia.
La sua giovane età al momento della morte improvvisa, nel 1215, del fratellastro Aldobrandino, che allora reggeva le sorti della famiglia, determinò il crollo del potere degli Este nell'Italia settentrionale. L'E. stesso si trovava ancora nelle mani dei banchieri fiorentini a garanzia dei prestiti ottenuti da Aldobrandino per finanziare la campagna militare nella Marca d'Ancona, e dovette prima essere riscattato dalla madre. Sebbene nel 1217 il papa lo investisse della Marca d'Ancona, l'E. era ancora troppo giovane per amministrarla da solo e vi mandò Tiso da Camposampiero come suo luogotenente; ma pochi anni dopo Onorio III riprese il governo diretto della provincia.
Nel 1220 Padova procurò nella Marca trevigiana nuovi fastidi alle giurisdizioni degli Este e occupò le loro proprietà; dopo il 1222 non c'è alcuna testimonianza dell'esercizio da parte dell'E. della giurisdizione d'appello, detenuta dai suoi predecessori. A Ferrara, dove viveva allora l'E., Salinguerra Torelli e la sua parte dominarono la vita pubblica e, tra il 1221 e il 1222, la discordia fra costoro e l'E. aumentò tanto che il giovane marchese fu costretto a lasciare la città. L'abbandono di Ferrara fu, peraltro, l'inizio di un nuovo periodo di disfatte per gli Este e i loro alleati veronesi, i conti di San Bonifacio. Nel 1222 l'E. avanzò su Ferrara e ottenne il permesso di entrare in città per negoziare un accordo, ma subito insorsero contrasti e i sostenitori dell'E. furono uccisi o espulsi dalla città. Nel 1223 o nel 1224 un episodio simile si verificò, quando Rizzardo San Bonifacio fu imprigionato da Salinguerra. Nel 1224 l'E. si vendicò con un attacco al castello di Salinguerra a Fratta e ne massacrò gli abitanti. L'attacco indusse Salinguerra a cercare una collaborazione più stretta col rivale dell'E. nella Marca, Ezzelino da Romano, di cui sposò la figlia. Tuttavia l'E. a quel tempo poteva contare sul sostegno sia del papa sia dell'imperatore: tra il settembre e il dicembre 1220 scortò Federico II dal Mantovano a Roma e ottenne la conferma imperiale dei suoi domini (marzo 1221) nonché (febbraio 1221) l'investitura papale della Marca d'Ancona (investitura che gli fu riconfermata nel 1225 dopo un breve periodo di governo pontificio diretto sulla Marca).
Nel decennio 1230-1240 l'E. operò nella Marca trevigiana in stretta alleanza con i San Bonifacio e i da Camino, scontrandosi con il potere crescente dei fratelli Ezzelino e Alberico da Romano, che dominarono Verona, Vicenza, Padova e Treviso fino agli anni 1259-60. Nel 1230- 32 si combatté la guerra fra Padova, Mantova e l'E. da una parte e Verona, Ezzelino e Salinguerra dall'altra, e, nonostante una breve riappacificazione generale nel 1233, durante la quale - come tentativo di arrivare ad una pace duratura - fu annunciato il fidanzamento fra il figlio dell'E., Rinaldo, e la figlia di Alberico da Romano, Adelasia, il conflitto riprese dopo qualche mese. Il 1236 fu l'anno cruciale della lotta nel quale si verificò il rovesciamento delle alleanze: Ezzelino diventò più apertamente filoimperiale e l'E. si avvicinò di più al pontefice. Ezzelino, ricevuti rinforzi imperiali a Verona, si spostò, insieme con Federico II, a Vicenza, dove l'E. esercitava l'ufficio di podestà. L'E. ripiegò allora su Padova, dove fu eletto capitano, ma, come racconta il cronista Riccobaldo, non volle schierarsi contro l'imperatore e accettò che Ezzelino occupasse Padova in nome di Federico II. L'E., dunque, non aveva ancora cambiato campo tanto da prendere parte alla campagna imperiale in Lombardia del 1237: il suo contrasto con Ezzelino rimaneva limitato alla Marca trevigiana e non coinvolgeva ancora lo schieramento politico. Ma già nel 1238 l'E. attaccò Padova; non ebbe successo e, inseguito da Ezzelino, si dovette ritirare. Al ritorno dalla Lombardia, Federico II convocò l'E. sotto salvacondotto e condusse negoziati segreti con lui e con Ezzelino, al termine dei quali prese in ostaggio il figlio dell'E., Rinaldo, e la moglie di questo, Adelasia, piazzò le sue guarnigioni nei castelli dell'E. ed esiliò alcuni dei sostenitori padovani di questo. Si arrivò infine ad una tregua fra l'E. ed Ezzelino, ma il primo, temendo per la propria incolumità e costretto, dopo la scomunica dell'imperatore, a compiere una scelta politica, abbandonò l'esercito imperiale. Prontamente messo al bando da Federico II come ribelle (luglio 1239), solo nel dicembre successivo l'E. giurò formalmente fedeltà alla Lega lombarda contro l'imperatore.
Egli si diresse poi contro Ferrara unendo le sue truppe a quelle del legato papale, Gregorio da Montelongo, di Venezia, Bologna, Mantova, di Rizzardo da San Bonifacio e dei da Camino, nell'assedio della città, che si prolungò per quattro mesi (febbraio-giugno 1240) e si cóncluse con la resa di Salinguerra, fatto prigioniero e portato a Venezia.
Questo successo segnò l'inizio del dominio estense a Ferrara, sebbene una vera e propria signoria si stabilisse solo dopo la morte dell'Este. Il marchese fu podestà di Ferrara per parecchi anni (almeno fino al 1247), ma poi si dimise a causa di pressioni da parte dei nobili ferraresi, che furono comunque d'accordo nel concedere all'E., per un tempo indeterminato, il mantenimento del salario di 3.000 lire all'anno. Inoltre l'E. ricevette ulteriori sovvenzioni e concessioni terriere dal Comune di Ferrara perché, secondo Riccobaldo, le sue entrate non coprivano l'ammontare delle spese. L'apparente mancanza di denaro era forse causata dalla generosità, non disinteressata, dell'E.: ex sostenitori di Salinguerra furono convinti a passare dalla parte dell'E. con concessioni di terre mentre i pochi nobili ferraresi che erano stati mandati in esilio furono espropriati dalle loro terre, distribuite poi ai sostenitori dell'Este.
Nel frattempo l'E. proseguì la sua lotta nella Marca trevigiana contro Ezzelino. Fu podestà di Mantova nel 1247 e 1253, ma fra il 1242 e il 1250 perse contro Ezzelino i castelli di Montagnana, Cerro e Calaone. Nel 1247 l'E. prese parte, insieme con Rizzardo da San Bonifacio e Biaquino da Camino, alla difesa di Parma assediata dalle truppe di Federico II. Quando, nel 1255, il papa Alessandro IV nominò finalmente un legato per condurre la guerra contro Ezzelino, l'E. difese Mantova, attaccata dallo stesso Ezzelino, mentre il legato liberò Padova. L'E. poté così recuperare i suoi castelli padovani e venne a Padova per assumere il comando dell'esercito del legato. Nel 1258 l'esercito rimase paralizzato quando Ezzelino catturò il legato, ma l'E. riuscì a negoziare un accordo segreto con gli alleati scontenti di Ezzelino, Oberto Pelavicino e Buoso da Dovara, insieme con i quali attaccò Ezzelino che, sconfitto e catturato, morì il 10 ott. 1259.
L'E. morì il 16 o 17 febbr. 1264 e fu seppellito nella chiesa di S. Francesco a Ferrara. Il suo testamento del 13 di quel mese nomina il nipote Obizzo, figlio di suo figlio Rinaldo, suo unico erede. Si era sposato due volte: prima con Giovanna di cui si ignora il casato (di Puglia o dell'Aquila) poi con Mabilia Pallavicino. Il suo unico figlio maschio Rinaldo, preso in ostaggio da Federico II e imprigionato in Puglia, vi morì nel 1251, ucciso, a quanto pare per ordine di Corrado IV. L'E. ebbe anche tre figlie: Beatrice, monaca e beata, Costanza e Cubitosa.
I cronisti Riccobaldo e Salimbene de Adam, sebbene avversi agli Este, furono tuttavia generosi nei loro commenti sull'E.: secondo Riccobaldo egli non fu colpevole di tirannia e ai suoi funerali neanche i suoi nemici poterono trattenere le lacrime; secondo Salimbene fu "buon'uomo, cortese, umile, mite e amante della pace".
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