AZTECHI
. Le origini e la storia primitiva degli Aztechi - potente tribù del gran popolo Nahua - s'ascondono nel buio delle leggende. Tradizioni li vogliono provenienti da una località detta Chicomoztóc ("sette caverne"), che ricorda presumibilmente la loro vita trogloditica e che viene posta presso due regioni dette l'una Aztlán ("terra degli aironi" o "terra bianca") e l'altra Tecolhuacán (terra dei discendenti da avoli divini"); regioni non ancora identificate e che furono poste variamente nella California settentrionale, nel Nuovo Messico, nella Florida, in un'isola del Lago de Chapala, nella Valle di Casas Grandes (Chihuahua) e perfino nell'Asia orientale. La stessa realtà storica di Aztlán è stata recentemente posta in dubbio. Due antiche pitture geroglifiche nel Museo Nacional di Messico, dette Tira del Museo e Jeroglífico de Sigüenza, fissano la tradizione della peregrinazione degli Aztechi; ma sulla cronologia di essa, sul suo itinerario e sugli avvenimenti che le sono connessi non tutti gli autori sono d'accordo.
La leggenda più diffusa fa partire gli Aztechi - il cui nome deriverebbe precisamente da Aztlán - insieme con le altre tribù nahua, in numero di quattro o sette o nove, secondo la varia opinione degli autori, nel 1160 d. C. - la data è naturalmente dubbia - iniziando l'emigrazione da Aztlán.
Gli Aztechi attraversarono i fiumi Colorado e Gila, e toccarono varie località - segnate da nomi pittografati neì suddetti documenti - fra cui il ricordato Chicomoztóc, che potrebbe identificarsi con l'odierno Quemada (Zacatecas), ove si fece loro guida il dio nazionale uitzilopochtli ("sinistro", "meridionale") che, secondo qualche storico, sarebbe detto pure Mexitli (nome spiegato variamente con Matzitli "luna", o Mexicco "nel cuore dell'agave", o meglio mexitli "unto"), da cui derivò il nome della tribù Mexica o Messicani.
Fra continui stenti e disagi, assiduamente lottando con le tribù attraverso i territorî delle quali erano costretti a passare, in mezzo a traversie d'ogni genere, con soste più o meno lunghe in parecchie località, come ci riportano con lusso di particolari favolosi i cronisti, essi giunsero, dopo molti anni, nell'attuale valle di Messico, detta Anahuac ("fra le acque").
Continuamente angustiati e perseguitati, scelsero a loro estremo rifugio la collina di Chapultepéc ("monte delle cavallette") e i grandi laghi e le paludi che occupavano in parte quel territorio. Il loro demiurgo d'allora, Tenóch, avendo un giorno visto sopra una pianta di fico (nopal), piantata su una roccia emergente dall'acque, un'aquila che divorava un serpente, proclamò che tale fatto - secondo predizione divina - indicava la fine del loro secolare, doloroso pellegrinaggio. Egli ordinò pertanto che si cominciasse a costruire, quale stabile dimora, una città su palafitte nel lago più grande, unita con dighe alla terra ferma, città che si chiamò Tenochtitlán, che significherebbe "città di Tenoch" o "pianta di fico sopra la rupe"; la città fu detta pure México, dal nome della tribù, o secondo altri, da Mexitli o Mexitzin e il locativo co, cioè "dove si adora Mexitli". La città, secondo le più attendibili interpretazioni, sarebbe stata fondata nel 1325 d. C. e dalla nomina del primo cacicco Acamipichtli ("che tiene la canna o lo scettro"; v. Chavero, Fundación de México-Tenochtitlán, in Congr. Int. Americanisti, Washington 1904) comincia la storia della monarchia degli Aztechi, che ebbe undici re e fu violentemente distrutta dagli Spagnoli nel 1521 (v. messico e nahua).
Etnologia. - Gli Aztechi sono indubbiamente affini agli Indios Pueblos del Nuovo Messico: appartengono linguisticamente alla grande famiglia Uto-Azteca che comprende anche gli Shoshoni dell'Utah, del Nevada e del Colorado e hanno punti di somiglianza con gli attuali Huichol del Nayarit.
I loro monumenti figurati li rappresentano come di media statura, ben proporzionati, dolicocefali, dalla fronte stretta, viso ovale, labbra carnose, violacee, naso regolare, talvolta leggermente aquilino, occhi infossati, con le palpebre superiori inflettentisi sopra la parte mediana della pupilla bruna con la cornea giallastra, mentre l'inferiore descrive al disotto una curva pronunciata, denti bianchissimi, petto prominente, anche robuste, forti le gambe, spesso arcuate, corpo agile. Il colore della pelle è rossastro, più chiaro nelle palme dei piedi e delle mani piccole e ben fatte; capelli neri, grossi, spessi e lisci; barba assente o rada. Le donne appaiono più piccole degli uomini e di forme più eleganti.
Bellicosi e crudeli, gli Aztechi praticavano un grossolano politeismo. Essi raggiunsero un alto grado di civiltà con notevoli manifestazioni artistiche e fondarono un vastissimo stato.
Gli Aztechi abitano presentemente, in gran numero, gli stati di Vera Cruz, Tlaxcala, Puebla, Messico e il Distretto federale, e sono numerosi ancora nella città di Chilpancingo, lungo la costa dell'Oceano Pacifico, da Acapulco al Golfo di California, e se ne trovano anche nel Guatemala e nel Nicaragua. Il loro numero è stimato circa 650.000 individui. Essi rappresentano una delle tribù più evolute della repubblica e parlano quasi tutti lo spagnolo e molti la loro bella e ricca lingua nahuatl - naturalmente corrotta da neologismi spagnoli - polisillabica, polisintetica, flessibile, sonora. Non si può affermare che vadano diminuendo come altre razze indigene del Messico, né corrono rischio d'essere parzialmente assorbiti dall'elemento bianco, con cui, mescolatisi specialmente subito dopo la "conquista", hanno dato origine ai sanguemisti, detti Meticci (mestizos). (V. tavv. CLI e CLII).
Bibl.: E. J. Palcios, De donde viene el nombre de México, in Bol. de la Secr. de Educación Publ., México 1927-28; Becker, On the migration of the Nahuas, in Congr. Intern. Americanisti, Lussemburgo 1877; Boban, Histoire de la nation méxicaine depuis le départ d'Aztlan, Parigi 1893; Charencey, L'historien Sahagun et les migrations mexicaines, in Congr. Intern. degli Americanisti, Stoccolma 1894; Seler, Wo lag Aztlan?, in Globus, LXI (1894), pp. 317-324; W. Lehmann, Methods and Results in Mexican Research, Parigi 1909; Spinden, Ancient Civilizations of Mexico and Central America, New York 1922; Genin, Légendes et récits du Mexique ancien, Parigi 1915; A. Toro, Compendio de historia de México, Messico 1926; X. Biart, Des Aztèques, Parigi 1885.