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AZOV

di Giovanni PLATANIA - Alessandro KALITINSKIJ - Enciclopedia Italiana (1930)
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AZOV (A. T., 71-72)

Giovanni PLATANIA
Alessandro KALITINSKIJ

Città del circondario (okrug) di Rostov, situata sul fiume Don, con 25.000 abitanti. È stata un tempo un'importante città commerciale, ma con lo sviluppo preso da Rostov, il commercio di Azov decadde. L'occupazione principale degli abitanti è l'industria del pesce. Azov sorge sul luogo dell'antica Tanais, fondata dai Greci nel sec. III a. C. e divenuta in seguito un porto commerciale molto attivo. Nel 115 a. C. fu conquistata da Mitridate Pontico; in seguito passò sotto il dominio di varî popoli barbari nomadi, finché fu presa dai Cumani, che le diedero il suo nome attuale.

Nel sec. XIII Azov fu occupata dai Genovesi e divenne punto di deposito per il loro commercio orientale. I Genovesi fortificarono la città con mura di pietra e torri. Nel 1395 Tamerlano se ne impossessò e la distrusse fino alle fondamenta. I Genovesi la ricostruirono nel 1400, ma non nelle dimensioni precedenti. Nel 1471 fu presa dai Turchi, e da allora fu privata della sua antica importanza di città di transito sulla via commerciale verso l'Oriente. Negli anni 1637-43 i Cosacchi del Don s'impossessarono di Azov, ma non poterono conservarla; nel 1696 Pietro I la riconquistò, ma ne conservò il possesso soltanto fino al 1711. Fu tolta definitivamente ai Turchi nell'anno 1736.

Mare di Azov (A. T., 71-72). - Piccolo mare interno, comunicante col Mar Nero per mezzo dello stretto di Enikale (Yenikale) o di Kerč, l'antico Bosphorus Cimmerius, fra l'estremità orientale della Crimea e la penisola di Taman. I Greci, e dietro a loro i Romani, diedero a questa distesa di acqua poco profonda, il nome di Μαιῶτις λίμνη, Palus Maeotis, dal nome dei Meoti (Μαιῶται), popolazione abitante sulle sue rive; mentre il nome odierno deriva da quello della città di Azov.

Esso giace tra 45° 20' e 47° 18' di latitudine N. e fra 35° e 39° di longitudine E. La sua maggiore lunghezza, da SO. a NE., è di 430 km., la sua maggiore larghezza di 200 km.; la superficie è di circa 55.000 kmq. Le coste sono generalmente basse e contornate da lagune e liman. A oriente il mare si restringe, costituendo il grande estuario, la baia di Taganrog, in cui sbocca il Don, che è il maggiore affluente di questo mare. Oltre al Don, altri fiumi meno importanti sboccano in esso, e fra essi il Kuban, il fiume della Ciscaucasia occidentale, il quale forma un grande delta, di cui il braccio destro si versa nel Mare di Azov, il sinistro nel Mar Nero. Il Manyč rappresenta l'antica linea di connessione fra le acque del Mare di Azov e quelle del Mar Caspio.

Le sue acque sono poco profonde, sicché in alcuni luoghi il mare non è navigabile. La massima profondità nella baia di Taganrog è di 6 m. e in mare aperto essa non eccede 13 metri.

A occidente, separata dal bacino principale da un lungo e stretto cordone sabbioso - il lido di Arabat - è una laguna, cui fu dato il nome di Mare Putrido, o Sivah, o Gniloe More. Quando il vento soffia da E., le acque del Mare di Azov penetrano nella laguna, colmandola; cessato il vento, ritirandosi il mare, rimane scoperto un fango fetido.

Il Mare di Azov è congelato ordinariamente dalla metà di novembre alla metà d'aprile; sicché la navigazione cessa interamente in questi mesi. La pesca vi è abbondante, tanto che i Turchi diedero a questo mare il nome di Baliq Deniz, che significa "mare pescoso". Le maggiori pesche si fanno d'inverno, aprendo delle buche nel ghiaccio.

Le acque del mare si abbassano durante l'estate; si alzano al fondersi delle nevi, verso la fine di maggio. I venti forti di est prevalgono in luglio e in agosto, quelli di nord-est e di sud-est negli ultimi mesi dell'anno. Si producono così correnti molto variabili.

Dai risultati delle ricerche della spedizione oceanografica russa nel Mare di Azov e nel Mar Nero, cominciata nel 1922, si ha oggi una più precisa conoscenza delle condizioni idrologiche e idrobiologiche di questo mare.

Durante i mesi estivi lo strato superficiale si riscalda considerevolmente e, se perdura per molti giorni la calma di vento, avviene una stratificazione e cessa qualunque circolazione verticale; in queste circostanze l'ossigeno negli strati profondi si esaurisce e le condizioni diventano sfavorevoli alla vita animale. Circa 3/5 del fondo di questo mare hanno, per tale causa, una produttività minima: molti pesci muoiono, particolarmente sulla costa meridionale del golfo di Temriuk, dove i pesci morti buttati sulla spiaggia formano talvolta uno strato di alcuni decimetri di spessore. Se poi soffia un vento forte, gli strati si rimescolano, cessa la stratificazione delle acque, e il contenuto di ossigeno del fondo ritorna eguale a quello della superficie.

Nel Mare di Azov propriamente detto (escluso il golfo di Taganrog) la corrente litoranea circola nel senso ciclonico, cioè da sinistra a destra di chi guardi il mare dalla costa. Questa corrente in generale è debole, e può anche variare localmente la sua direzione per effetto di vento persistente.

La salsedine è minore nella parte periferica che nella parte centrale, e varia con la profondità e considerevolmente con le stagioni, essendo maggiore in inverno, e minima, anche nella parte centrale, in primavera, quando cresce l'afflusso dei fiumi. Nel golfo di Taganrog la salsedine è scarsissima; nel Mare Putrido è per contro elevata e nello stretto di Enikale essa varia secondo che il vento vi trascina le acque più salse del Mar Nero o quelle meno salate del Mare di Azov.

La temperatura delle acque superficiali è in estate molto elevata: si osservano temperature fino a 27°, nel golfo di Taganrog fino a 30°. D'inverno la temperatura diminuisce fino a 0° e 0°6, secondo la salsedine.

Bibl.: N. M. Knipowitsch, in Internationale Revue der gesamten Hydrobiologie und Hydrographie, XVI, Lipsia 1926.

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