CATTOLICA, AZIONE
(IX, p. 477; App. II, I, p. 538; III, I, p. 332; IV, I, p. 392)
Per a. c. si può intendere, genericamente, la "partecipazione dei laici cattolici all'apostolato gerarchico" della Chiesa (secondo la classica definizione del 1928); qui, invece, s'intende parlare specificamente di quella particolare associazione che è l'Azione Cattolica Italiana (ACI), nelle sue vicende più recenti, a partire dalla metà degli anni Settanta.
Nel 1977, durante la iii Assemblea nazionale (sotto la presidenza di M. Agnes, dal 1973 al 1980), Paolo vi così confermava compiti e ruolo dell'ACI: "Essa è chiamata a realizzare una singolare forma di ministerialità locale, volta alla plantatio ecclesiae e allo sviluppo della comunità cristiana, in stretta unione con i ministeri ordinati". Nella iv Assemblea nazionale (1980), Giovanni Paolo ii ribadiva: "Voi dell'Azione Cattolica avete una ''vocazione'' speciale alla collaborazione diretta con i Pastori della Chiesa". Le assemblee seguenti (v e vi, nel 1983 e nel 1986, sotto la presidenza di A. Monticone) riaffermavano la "scelta religiosa" ormai tipica dell'ACI nell'ultimo quindicennio. Dal 1986 è presidente nazionale R. Cananzi.
Si è trattato comunque, e per molti motivi, di un periodo difficile. Dal punto di vista ecclesiale, gli anni postconciliari hanno visto un proliferare di associazioni e movimenti che hanno inevitabilmente creato difficoltà all'associazionismo cattolico classico, specialmente all'ACI che ne ha sempre rappresentato il riferimento principale. Dal punto di vista sociale e politico, l'ACI si è trovata coinvolta nella questione del ''collaterismo'', cioè della maggiore o minore vicinanza del mondo cattolico al partito della Democrazia Cristiana e quindi anche alle sue vicende interne. Una conferma delle difficoltà, già iniziate d'altronde nel decennio precedente, si può avere dal calo degli iscritti, che proseguì fino al 1985, anno in cui ha avuto inizio la ripresa.
Il 1985 è anche l'anno del Convegno Ecclesiale di Loreto, nel quale convergono tutte le forze, associazioni e movimenti del cattolicesimo italiano, nella ricchezza, anche dialettica, del suo pluralismo. A Loreto l'ACI assume un ruolo di primo piano, grazie anche alla personalità e al prestigio del suo presidente nazionale, Monticone: un ruolo non soltanto di mediazione, ma di affermazione di una linea largamente maggioritaria nella Chiesa italiana.
L'ACI è riuscita a superare il periodo di crisi e ad affrontare la fine degli anni Ottanta con rinnovate energie in base a chiare scelte, la prima delle quali è stata la "scelta religiosa", secondo un'espressione ben nota, ma spesso equivocata, presente nel documento finale della iv Assemblea nazionale (1980): "Superando ogni riduzione intimistica e disincarnata della fede, la scelta religiosa impegna l'Associazione ad essere luogo di educazione ad una matura coscienza civile dei laici, rifiutando ogni gestione diretta di progetti politico-sociali". In positivo, dunque, l'ACI sottolinea l'impegno direttamente ''missionario'', che non è apolitico, ma neppure direttamente politico. Una via stretta, fra l'antico collateralismo nei confronti della DC e il rischio del disimpegno, fra un attivismo troppo esteriore e un angusto ritorno alle parrocchie.
Un'altra scelta significativa (già presente, d'altronde, nello statuto dell'ACI del 1969) è il carattere democratico e popolare, non elitario, dell'associazione con programmi e responsabili laici espressi democraticamente, a tutti i livelli.
Sulla base di queste scelte, dimostratesi felici e feconde, l'ACI degli anni Settanta e Ottanta si è impegnata in molti ''spazi'' di lavoro, che il presidente Monticone, nella vi Assemblea nazionale (1986), riassumeva nei seguenti quattro: contributo al convegno di Loreto (preparazione, svolgimento, applicazione); sostentamento e sviluppo delle iniziative parrocchiali e diocesane; accentuazione dell'impegno caritativo, non in senso assistenzialistico, ma nella promozione della sensibilità e dell'impegno; intervento civile e politico. E aggiungeva: "L'Associazione è rimasta fedele alle sue scelte connesse con la natura ecclesiale: non ha ceduto all'allettamento di spazi politici né alla presunzione di condizionare o indirizzare la presenza dei cattolici nell'agone politico".
Su tale impostazione le polemiche non sono mancate, con toni anche aspri, inusuali per il mondo cattolico. Contro l'ACI e la sua scelta religiosa si è schierato soprattutto il movimento di Comunione e Liberazione (CL), con il suo giornale (Il Sabato), e il Movimento Popolare (MP), che ne rappresenta l'impegno socio-politico. Lo scontro tendeva a divenire, da parziale e religioso, totale e politico, anche a motivo dei diversi referenti nella DC: per CL il referente principale, esplicito, è rappresentato dall'area moderata della DC, mentre per l'ACI il principale referente, più implicito che esplicito, è rappresentato dalle varie anime della sinistra interna alla DC. Così la differenziazione si radicalizzava, anche se coperta dalla non negata necessità dell'unità politica dei cattolici.
Lo scontro, comunque, ha avuto una sua utilità perché ha consentito all'ACI di chiarire sempre meglio due punti fondamentali: che scelta religiosa non significa in alcun modo evasione dagli impegni sociali e civili; che fondamentalmente il confronto è fra due diversi modi − forse complementari − d'intendere il rapporto fra un'associazione di laici cattolici e la vita politica e sociale. Da parte dell'ACI si è parlato di "cultura della mediazione", da parte di CL di "cultura della presenza": due espressioni che, anche se non perfettamente adeguate, possono rendere l'idea di un confronto di elevato livello non solo culturale ma anche teologico.
Per quanto attiene ai dati quantitativi, è da ricordare che nel 1987 gli aderenti all'ACI erano 566.000, di cui circa la metà adulti (275.000, di cui 28.000 coppie di sposi) e il resto diviso fra giovani (15÷18 anni, circa 121.000) e ragazzi (170.000). Questi dati, a parte i tre settori principali (adulti, giovani, ragazzi), non comprendono i movimenti nei quali l'ACI ulteriormente si articola: studenti, lavoratori, MEIC (Movimento Ecclesiastico di Impegno Culturale, ex Laureati Cattolici), FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), e Movimento Maestri.
Gruppi di ACI sono presenti in quasi 9000 parrocchie (circa un terzo delle parrocchie italiane); tale capillarità in alcune regioni, come la Puglia, raggiunge i due terzi delle parrocchie, in altre, come il Lazio, è nettamente inferiore. L'attività di base dell'ACI si svolge infatti nelle parrocchie con incontri settimanali o quindicinali: tra i programmi fondamentali degli incontri, la catechesi, l'informazione e il dibattito su temi di attualità, le attività caritative. Dal livello parrocchiale si sale a quello diocesano, regionale e nazionale. Molto intensa anche l'attività dei campi estivi a cui ogni anno sono interessate circa 150.000 persone, per una durata variabile dai 4 agli 8 giorni.
La stampa periodica dell'ACI fa perno su due pubblicazioni principali: il settimanale di attualità ecclesiale e sociale Segno Sette, e il mensile di teologia pastorale (soprattutto per i sacerdoti assistenti) Presenza pastorale. La stampa dei movimenti annovera: Presenza e dialogo studenti (mensile); Presenza e dialogo lavoratori (bimestrale); Coscienza (mensile del MEIC); Ricerca (mensile della FUCI); Proposta educativa (mensile del Movimento Maestri). Tutta la stampa fa capo alla sede nazionale dell'ACI in Roma.
Bibl.: Giovanni Paolo II all'ACI, 1978-1983, Roma 1983; E. Preziosi, Breve profilo storico dell'azione cattolica italiana, ivi 1984; G. de Antonellis, Storia dell'Azione Cattolica dal 1867 a oggi, Milano 1987; A. Bertani, L'Azione Cattolica: una maggioranza ''discreta'', in Appunti, 3 (1988), pp. 11-17; ACI, scelta religiosa e politica. Documenti 1969-1988, a cura di R. Cananzi, Roma 1988; G. Formigoni, L'Azione Cattolica Italiana, Milano 1988.