AYMON de Varennes
Autore del romanzo su Florimont, in francese, quantunque egli fosse, secondo preziosi cenni autobiografici, del territorio di Lione e componesse l'opera sua a Châtillon-sur-Azèrgue. Il racconto, nei soliti ottosillabi a rima baciata, fu voluto collegare, con immaginarî vincoli genealogici, alle origini d'Alessandro il Grande e alla sua storia poetica. La data, indicata dallo stesso romanzatore, è il 1188; egli afferma inoltre d'aver tradotto dal latino, mentre in altro suo luogo indica d'aver tratto dal greco in latino e da questo in francese; la quale sconcordanza non incoraggia a fidarsi di quanto assevera il poeta, sollecito, com'altri suoi pari, a cattivarsi credibilità, allegando fonti d'apparenza quanto mai veridica ed autorevole. Si svolge la favola principalmente in Grecia, intesa in largo senso bizantino e imperiale; e sembra che il poeta abbia ivi soggiornato; ma voci e frasi greche, sparse per entro al suo francese, non provano che il greco gli fosse, per verità, correttamente familiare. E fu egli docile alla solita amorosa ispirazione, facendoci sapere che da quelle tali sue fonti aveva derivato il racconto per piacere a una sua idoleggiata, della quale nascose il nome in forma anagrammatica, bistrattata via via dai copisti; da cui però non riesce estremamente arduo dedurre la lezione Juliana ("Giuliana"); ciò che avvicina tanto quanto alla realtà un'ombra. Il romanzo, vivace e fantasioso, riesce, per più ragioni, interessante. Figliuolo del sovrano dell'Albania, il protagonista, strappato dolorosamente al fascino di misteriosi amori con una fata, abbandona la patria, e, mutato il nome e incognito, s'illustra presso Filippo Macemo, già dal nativo Egitto passato a regnare in Grecia, per gesti portentosi; onde s'infiamma di lui Romanadaple (plena d'amar, in provenzale, con altro anagramma, non, per vero, scrupolosamente esatto), figliuola bellissima del re, la quale, com'egli esce d'incognito, inclito per altre prove ancora, lo sposa. Da tali nozze nasce Filippo di Macedonia, e da questo Alessandro. Florimont sarebbe stato dunque avo del grande macedone. Né manca al poeta la finale fantasia illuminatrice dell'ultimo episodio, dove l'eroe soccorre e libera l'imprigionato suo padre, e da impensate origini balza nell'orbita di più note leggende Olimpia, sposa di Filippo di Macedonia e madre d'Alessandro. Il fortunato poema fu ridotto in prosa, nel Medioevo più tardo. Se n'ebbe pure una redazione prosastica veneta o tosco-veneta, da assegnare al sec. XIV. Né mancano altre testimonianze della simpatia che suscitò fra noi l'antico romanzo, anche per la fantastica luce ch'esso lontanamente proiettava pur su Alessandro, eroe prediletto.
Bibl.: P. Paris, Les manuscrits français de la Bibl. du Roi, Parigi 1836-48, III, 9 segg.; E. Stengel, Mittheilungen aus franz. Handschriften der Turiner Universitäts-Bibl., Halle S. 1873, p. 41 segg.; A. Risop, Aim. de var., in Arch. f. das Stud. der neuer. Spr. u. Litt., LXXIII (1885), p. 47 segg.; J. Psichari, Le Roman de Florimont, in Études Romanes déd. à G. Paris, Parigi 1891, p. 507 segg.; F. Novati, Nouvelles Recherches sur le "Rom. de Flor.", in Revue des langues romanes, XXXV (1891), p. 481 segg.; J. Psichari, Études de phil. néogrecque, Parigi 1892, p. lxxx segg.; G. Paris, Romania, XXII (1893), p. 151 segg.; A. Risop, Ungelöste Fragen zum Florimont, in Abhandlungen, ded. ad A. Tobler, Halle 1895, p. 430 segg.; A. Medin, Una redaz. ital. del Flor. di Aim. de Var., in Studî letter. e ling. ded. a P. Rajna, Firenze 1911, p. 695 segg.