AYMARĀ
. Famiglia etnica india, calcolata ad oltre mezzo milione di individui, e quindi la seconda dell'America Meridionale per importanza numerica. Abita attualmente sull'altipiano peruviano e boliviano intorno al lago Titicaca e su parte del versante orientale delle Ande della Bolivia: ma l'abbondante disseminazione di nomi di luogo aymará su varî tratti del territorio dei Quechua attesta una antica estensione della sua area molto maggiore. Anche le rovine di Tiahuanaco, a sud del Titicaca - le più notevoli forse dell'intero continente sud-americano - sono attribuite agli antenati degli Aymará. Esse risalgono a una fase di civiltà che precedette, sulle Ande, quella degl'Inca e dei Quechua.
Gli Aymará sono agricoltori e allevatori e, sulle sponde del lago, anche dediti alla pesca. Le piante coltivate sono soprattutto la patata, l'oca (Oxalis tuberosa) e la quinoa (Chenopodium quinoa); l'animale domestico più importante è il lama. La loro economia non è gran che mutata dai tempi precolombiani. La pesca è fatta con reti; e il lago è percorso su barche di fasci di canne, provviste di vele quadrangolari di stuoia di canne. Vivono in case di pietra o di mattoni seccati al sole, con tetto di paglia. Possedevano una volta grande abilità nei lavori manuali: le loro donne ancora tessono scialli e borse a colori vivi e variati, con curiose ornamentazioni animali. Poco dopo che Pizarro imprigionò Atahualpa (1532), l'ultimo degl'Inca, il paese degli Aymará fu conquistato per intero dai Bianchi e la popolazione in breve tempo convertita al cristianesimo. Trattati in generale con durezza, hanno fatto molti, e inutili, tentativi di liberarsi dall'oppressione straniera. Nella Bolivia, del resto, la classe dirigente è composta in larga parte di meticci Aymará. Il cristianesimo appare tra essi una semplice sovrapposizione alle vecchie credenze religiose: ritengono l'ambiente che li circonda ripieno di spiriti maligni, i quali devono essere propiziati con offerte, e nelle grandi feste cristiane conducono strane danze, profusamente ornati di penne e di vesti multicolori. Gli Aymará sono divisi in clan, detti ayllu, ognuno dei quali si crede derivi da qualche rupe o lago o vetta o avere qualche altra origine mitica. Il linguaggio ha molte parole in comune con quello dei Quechua, ma è tuttavia classificato come affatto distinto: possiede in ogni caso molta vitalità e non corre alcun pericolo d'essere soppiantato dallo spagnolo. Molte tribù aymará hanno però adottato il quechua e il Rivet menziona, per la popolazione che ha conservato l'idioma originario, soltanto le seguenti tribù: Colla, presso il lago Titicaca, Lupaca, dalla regione occidentale del lago al Desaguadero, Collagua, a NO. di Arequipa, Pacase, dal Titicaca orientale a Callapa, Charca, a NE. del lago Poopó, Quillaca, a Sud di quest'ultimo, e Cauqui, nel dipartimento di Lima.
Bibl.: A. Bandelier, The Islands of Titicaca and Koati, New York 1910 (con ampia bibliografia); R. Paredes, Mitos, supersticiones y supervivencias populares de Bolivia, La Paz 1920.