AYACUCHO (dal quechua aya "morto" e kuchu "angolo", cioè "angolo dei morti"; A. T., 153-154)
Città del Perù centrale capoluogo del dipartimento omonimo, situata su un altipiano compreso tra la Cordigliera Occidentale e la Cordigliera Centrale, a 2407 m. s. m. e a metà strada fra Lima e Cuzco. Sebbene si trovi a latitudine piuttosto bassa (13°8′45′′ S.), a causa dell'altitudine ha clima temperato e sano. È costruita regolarmente (meno la parte più antica) e possiede gran numero di chiese e di conventi. La sua popolazione risultò di 20.000 ab. all'epoca del censimento del 1896; si calcola che nel 1920 ne contasse circa 25.000. Ayacucho ha una notevole importanza commerciale, ed è sede di un vescovato e di una università che risale al 1677.
Il dipartimento di Ayacucho, che si stende tra quelli di Cuzco, Apurimac, Arequipa, Ica, Huancavelica e Junín, comprende una regione prevalentemente montuosa ed elevata, solcata da profonde valli tropicali (dell'Apurimac, del Río Mantaro, del Río Pampas). Su una superficie di 47.111 kmq., secondo il censimento del 1896, vivevano 302.000 ab. (6,4 per kmq.), per lo più Indiani. Il dipartimento di Ayacucho produce cereali, patate, manioca, canna da zucchero, cacao, e possiede ricche miniere di argento, che dànno un notevole prodotto. Oltre a bestiame bovino ed ovino, nel suo territorio vengono allevati lama, vigogne e alpaca. È diviso in sei provincie (Huanta, La Mar, Ayacucho, Cangallo, Lucanas e Parinacochas), suddivise alla loro volta in distretti. Le comunicazioni sono scarse, e costituite per lo più da semplici sentieri. Notevole, tuttavia, è la strada da Ayacucho a Puerto Bolognesi, sull'Apurimac, presso la confluenza col Mantaro, lunga 185 km. e provvista di numerosi tambos (ricoveri per viaggiatori).
Storia. - La città fu fondata da Francisco Pizarro il 9 gennaio 1539 col nome di San Juan de la Frontera, che più tardi cambiò in quello di Victoria. Fu teatro delle contese sanguinose fra i partigiani di Pizarro e quelli di Diego de Almagro. Nel sec. XVII il centro abitato fu trasferito a Huamanga, conservando quest'ultima denominazione fino alla battaglia di Ayacucho.
La battaglia di Ayacucho. - Questo combattimento, che fu l'episodio finale della terza ed ultima campagna liberatrice peruviana, mise di fronte l'esercito realista, comandato dal viceré La Serna e composto di 18.000 Spagnoli, e quello dei 16.500 patrioti condotti dal luogotenente di Bolívar, Antonio José de Sucre. Il La Serna tentava di ostacolare la ritirata del nemico, vinto a Matará, attraverso la cordigliera delle Ande; gli eserciti si avvistarono a Cundurcunca, sull'altipiano che domina la vallata di Ayacucho. La ritirata dei patrioti, che avevano perso tutta l'artiglieria, era ormai impossibile; e così, trascorsa la tregua che i due generali nemici accordarono, durante la festa dell'Immacolata Concezione, si venne a battaglia (9 dicembre 1824). Essa costò quasi 1000 uomini, fra morti e feriti, ai patrioti e più di 2000 agli Spagnoli, oltre circa 2500 prigionieri: tra questi 15 ufficiali generali e lo stesso viceré La Serna.
Il generale spagnolo Canterac venne a capitolazione, riconobbe l'indipendenza peruviana a nome della Spagna e stipulò la cessione del porto del Callao. In memoria di questo combattimento (chiamato "delle nazioni americane" poiché vi concorsero con le loro forze l'Argentina, la Bolivia, il Chile, l'Ecuador, il Paraguay e il Venezuela), la città di Huamanga prese il suo nome attuale (1825) ed Antonio José de Sucre ricevette il titolo di grande maresciallo di Ayacucho dal Congresso di Panamá del 1826.
Bibl.: A. Galindo, La batalla de Ayacucho, Parigi 1888; E. B. Nuñez, Despues de Ayacucho, Caracas 1920; P. M. Medina, Ayacucho, Caracas 1924; D. F. O' Leary, Junin y Ayacucho, Madrid s. a.