ANWARI, Awḥad ad-dīn ‛Alī
Poeta persiano, nato a Mahnah presso Abīward, morto a Balkh verso il 585 èg. (1189 d. C.). Visse alla corte del sultano selgiuchide Sangiar, di cui fu il poeta preferito, e per cui scrisse, quando quegli cadde prigioniero dei turcomanni Ghuzz, una famosa elegia, diretta al principe di Samarcanda per invocarne l'intervento e l'aiuto, che fu molto apprezzata e passò col titolo di Lacrime del Khurāsān (dal nome della regione devastata di cui Anwarī lamentava la sorte).
A. nella storia della poesia persiana è considerato il maggior poeta panegirista, e la sua fama ufficiale, ancor oggi assai viva in Persia, si basa soprattutto sulle qaṣīde di lode, rivolte a Sangiar e ai grandi della sua corte, come anche ai signori di Balkh e ad altri alti personaggi dell'epoca. I fini eminentemente pratici che informano questo genere di poesia fanno già intendere il valore assai relativo che le si può dare dal punto di vista artistico, mentre per la storia della retorica e dell'eloquenza, e per le forme estrinseche della poesia persiana l'importanza di A. è considerevole, quale massimo rappresentante del genere encomiastico, e finissimo elaboratore della lingua poetica, ricca e ricercata, che tanto si ammira nelle sue odi.
Accanto al panegirico, A. trattò anche la satira, ma senza virulenza e acredine personale; e, oltre che per la poesia, fu noto anche per dottrina astronomica e astrologica, la quale peraltro gli fruttò assai meno della poesia. Si vuole infatti che una catastrofica predizione astrologica, non verificatasi poi al momento fissato, lo obbligasse a fuggire da Marw, e a rifugiarsi a Nīsābūr e poi a Balkh, dove finì la sua vita.
Bibl.: Una lodata monografia su A. è quella, in russo, di V. Zukovski, ‛Ali Auhad-ed-din Anwarī, Materiali per una biografia, e caratteristica, Pietroburgo 1883. Buona trattazione sintetica di H. Ethé, in Grundriss der iranischen Philol. di Geiger e Kuhn, II, pp. 261-63, e, più biografica e aneddotica, di E. G. Browne, A literary history of Persia, II, Londra 1906, pp. 365-91. V. anche I. Pizzi, Storia della poesia persiana, I, Torino 1894, p. 99-101.