AVOGARO degli Azzoni, Girolamo
Nacque a Treviso il 26 ott. 1467 da Altiniero di antica e nobile famiglia. Iniziati gli studi nella sua città, si trasferì in seguito a Padova dove, addottoratosi nel 1503, insegnò filosofia morale. Erudito giureconsulto, veniva considerato insieme al suo più illustre concittadino ed amico Girolamo Bologni tra i migliori di Padova; cultore delle arti ed intelligente protettore degli artisti, fu anche appassionato studioso della lingua volgare.
L'A., podestà di Mantova nel 1511,viene ricordato in una iscrizione marmorea sulla torre del vecchio palazzo della Ragione; in questa città ebbe la possibilità di conoscere la marchesa Isabella d'Este, intorno alla quale si raccoglieva idealmente gran parte della migliore letteratura contemporanea. Le vicende politiche che seguirono la lega di Cambrai costrinsero l'A., "cacciato de la patria", a rifugiarsi a Venezia dove strinse amicizia con la famiglia del Bembo. Le malferme condizioni di salute contribuirono ad amareggiare gli ultimi anni della sua vita: l'A., ancor giovane, si spense a Venezia nel 1519.
Sugli interessi letterari dell'A. grandissima influenza ebbe l'amicizia, nata nel 1484, e durata poi tutta la vita, con il poeta riminese G. A. Augurelli, il quale contribuì non poco, insieme al Bembo, alla valorizzazione della lingua e della letteratura volgare nel Veneto. Purtroppo nulla ci resta della sua attività letteraria che dové in parte conformarsi alla tradizionale galanteria dei costumi di corte, ma l'A. sapeva anche dedicarsi ad opere più meditate e impegnative come appare dalle testimonianze indirette sul "commento del sacro Petrarca".
Inizialmente l'A. aveva ricevuto dalla marchesa d'Este l'incarico di commentare per lei la canzone del Petrarca Vergine bella che di sol vestita;sembra che in questo lavoro egli facesse onore alla sua fama di letterato erudito tanto che Isabella, invogliata da questo primo saggio, lo pregò di procurarle un commento all'intero Canzoniere.Valendosi della collaborazione di Trifon Gabriele e dell'Augurelli, che seguì poi minutamente le varie fasi del commento, egli si accinse con entusiasmo all'opera che dové tuttavia procedere con ritmo lentissimo a causa delle cattive condizioni di salute dell'Avogaro. Nel febbraio del 1512, comunicava alla marchesa "che la sua opera... è, come dicono, quasi ad calcem", ma nel 1514 era ancora intento a lavorarvi, né sembra che l'A. sia mai riuscito a concluderla. Da una lettera di Altiniero, figlio dell'A., sembra di comprendere che la marchesa insistesse per avere quelle parti del commento già composte; ma il giovane Avogaro non era disposto a privarsene, né l'Augurelli aveva intenzione di continuare da solo l'opera. Rimasto inedito tra le carte di famiglia, l'incompiuto commento andò probabilmente perduto.
Fonti e Bibl.: G. A. Augurello, Iambicus..., Venetiis 1505, cc. 10 v.-11 r., 19 r.-v.; P. Bembo, Le Lettere Volgari, in Opere, III,Venezia 1729, p. 105; R. Avogaro degli Azzoni, Notizie di Gio. Aurelio Augurello canonico di Trivigi, in [A. Calogerà], Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, VI, Venezia 1760, pp. 307 s.; Id., Lettera al molto gentile ed erudito Sig. Abate Giuseppe Gennari, ibid., XXXVI, Venezia 1781, pp. 110-126; A. Luzio-R. Renier, La coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, in Giorn. stor. d. letter. ital., XXXVII(1901),pp.215-221; G. Pavanello, Un maestro del Quattrocento (G. A. Augurello), Venezia 1905, pp. 149-152; A. Serena, La cultura umanistica a Treviso nel sec. XV, in Miscell. di storia veneta, Venezia 1912, pp. 162 e ss., 245 n., 314, 358, 363; G. Toffanin, Il Cinquecento, Milano 1950, pp. 142 s.; R. Weiss, Giovanni Aurelio Augurelli, G. A., and Isabella d'Este, in Italian Studies, XVII(1962), pp. 5-10.