CASSIO, Avidio (Avidius Cassius)
Generale romano di cui è ignoto il prenome; pretendente all'impero al tempo di Marco Aurelio. Era nativo di Cirro nella Siria. Suo padre, (Avidio) Eliodoro, era un letterato, favorito da Adrian0 e pervenuto alla carica di prefetto dell'Egitto. Della giovinezza di Avidio Cassio non sappiamo nulla Egli fu console sostituto poco prima del 164, e in quest'anno venne mandato come legato in Siria, a prender parte alla guerra contro Vologese re dei Parti, sotto il comando supremo di Lucio Vero. Avidio rivelò eccezionali qualità di generale. Vinse una grande battaglia a Europo, sull'Eufrate, invase la Mesopotamia, prese Dausara e Nisibi, occupò e poi diede alle fiamme Seleucia, e la reggia di Vologese a Ctesifonte. Ebbe però a soffrire forti perdite, dovute a mancanza di vettovaglie e a malattie, durante il ritorno in Siria (166). Come premio dell'opera prestata nella guerra, egli ricevette l'alto comando su tutte le provincie d'Oriente, e verso il 172 o 173 fu incaricato di passare in Egitto a reprimere la rivolta dei Pastori. Nel 175 si diffuse in Oriente la notizia della morte di Marco Aurelio, il quale lasciava un figlio, Commodo, che aveva 14 anni. Pareva che l'impero dovesse essere di chi sapeva afferrarlo. Avidio si affrettò a porre la sua candidatura, e trovò un largo seguito in tutta l'Asia. Non era una rivolta, ma un tentativo di occupare in tempo la successione. La voce fu smentita, Avidio non volle o non poté tirarsi indietro. Il senato si era affrettato a condannarlo. Quando Marco Aurelio si trovò pronto a muovere contro di lui, Avidio era caduto per mano di due ufficiali (175). Un suo figlio fu ucciso, ma il rimanente della famiglia fu trattato con mitezza.
Bibl.: Klebs, Prosop. imp. Rom., I, Berlino 1897, p. 186 seg.; P. v. Rohden, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 2378 segg.; Arch. f. Papyrusforsch., VI, p. 213 seg. (Kenyon).