avere
1. Le forme del verbo a. (per l'uso sostantivale, v. § 13) occorrono 1500 volte circa (735 circa nella Commedia, 415 circa nel Convivio e, in numero quasi eguale di casi, 173 e 177 rispettivamente, nella Vita Nuova e nelle Rime). Non tenendo conto delle forme composte di passato e trapassato prossimo (non sono attestati il trapassato remoto e il futuro anteriore) ma includendo le forme con enclisi di particelle e di pronomi, i tipi formali sono 77, da disporsi secondo il seguente ordine decrescente di frequenza: I) le attestazioni di ha sono 387 (171 Commedia, 120 Convivio, 70 Rime, 26 Vita Nuova); con le 13 di hae (2 Vita Nuova, 11 Convivio), 4 di have (2 Vita Nuova, 2 Rime), la III singol. del pres. indic. di a. è attestata 405 volte. 11) sono 184 quelle di avea, sia come I che III singol. (105 di III singol. e 21 di I singol. nella Commedia; 38 nella Vita Nuova, in cui la frequenza dell'uso dell'imperf. indic. fu posta in luce dal Vising (Französische Studien, 197; cfr. " Italia dialettale " XXIV [1961] 67); 19 nel Convivio e 1 nelle Rime); con le 3 occorrenze di aveva (1 Convivio, 2 Commedia) e i casi unici di avia (Commedia) e aveamene (Vita Nuova), le attestazioni complessive sono 189. III) le occorrenze di avere sono 122, 61 quelle di aver; nella poesia il tipo scorciato prevale su quello intero: nella Commedia 39 aver contro 13 avere, nelle Rime 10 aver contro 4 avere, nella Vita Nuova 10 avere contro 4 aver, tutte in poesia, e nel Convivio 95 avere contro 8 aver; con le 2 attestazioni di averlo e avermi, 1 di averla, averle e averti, il totale delle forme di infinito è di 190 casi. IV) 121 sono le occorrenze di hanno (54 Convivio, 45 Commedia, 12 Vita Nuova, 10 Rime) e 18 quelle di han (12 Commedia, 3 Rime, 3 Convivio; nessuna nella Vita Nuova); complessivamente la III plur. del pres. indic. ricorre 139 volte. V) Di ho i casi sono 90 (40 Commedia, 25 Rime, 21 Convivio, 4 Vita Nuova); si trovano, inoltre, 3 volte la forma con epitesi hoe (2 Vita Nuova, 1 Convivio) e 1 volta ciascuna hovvi (Rime) e honne (Commedia). VI) 84 sono i casi di hai (58 Commedia, 5 Convivio, 9 Vita Nuova, 12 Rime): vi si aggiunga ha' (Rime, Commedia). VII) 53 sono i casi di ebbe (39 Commedia, 9 Convivio, 3 Vita Nuova, 2 Rime); che il passato remoto indichi una condizione completamente chiusa, vista nella sua complessità (cfr. " Italia dialettale " XXIV [1961] 116), dimostra, nel dialogo del X canto dell'Inferno, l'insorgere in Cavalcante (v. 68) del sospetto che il figlio sia morto (elli ebbe), perché D. aveva detto cui Guido vostro ebbe a disdegno (v. 63); cfr. anche Cv IV VII 13 Quelli muore che non ebbe disciplina. VIII) 47 sono i casi di avesse (20 III singol., 1 di I singol. nella Commedia, 14 Vita Nuova, 10 Convivio, 2 Rime). IX) Seguono con 27 casi abbia; 18 avete (9 Commedia, 3 Vita Nuova, 3 Convivio, 3 Rime); 17 avendo (9 Convivio, 5 Vita Nuova, 3 Commedia, ove trovasi l'unicum avendomi: l'uso del gerundio si confà di più all'andamento razionale e alla stilizzazione formale della prosa, ove, analogamente, sono più frequenti le attestazioni di avere in frase infinitiva); 16 avria; 15 avessi (5 di I singol. e 5 di III singol. nella Commedia; 3 Vita Nuova; 2 Rime); ebbi (12 Commedia, 3 Rime; 2 ebb', 1 èi nella Commedia); 14 averebbe (e 1 averebbelo); 12 avemo (e 7 avem); 11 avrebbe, avrei; 9 avrà, ebber; 8 avesser, avuta, ebbero; 5 aggio (Rime), avieno (Commedia), avran; 4 abbiano, avrai, avresti (e 2 avrestu, Vita Nuova), avrò, avuto; 3 aggi (1 Rime, 2 Commedia, in rima), avei, averebbero, avrebber; 2 abbi (Commedia), abbiate, aggiate (Rime), aia (Commedia), averà, averei, averien, aveste, avre' (Rime, Convivio), avrete; 2 volte appare anche habent, unica forma del latino habeo in opere volgari; 1 abbian, abbo (Commedia, in rima), aggia (Vita Nuova), averai, averanno, averebbono (Convivio), averò, avesti, avevan, averebbero, avrien, avute.
1.1. Le desinenze con apocope della vocale finale sono preferite nella poesia. Dei 141 casi di tipi scorciati (abbian, avean, avem, aver, averien, avesser, avevan, avran, avrè, avrebber, avrien, ha', han, ebb', ebber) 103 compaiono nella Commedia, 17 nelle Rime, 15 nel Convivio (8 aver, 3 avran e han,1 avre') e 6 nella Vita Nuova, mentre nella sola Commedia abbian, avem, averien, avevan, avrien, ebb' ed ebber. Le forme non scorciate corrispondenti a queste (mancano *averieno, *avevano e *avrien) compaiono 309 volte (167 Convivio, 37 Vita Nuova, 83 Commedia, 22 Rime).
1.2. Tra le forme di futuro e di condizionale, 27 sono di tipo aver- (+ -à,-ai,-anno,-ò, -ebbe, -ebbero, -ebbono, -ei, -ien), 61 di tipo avr-, con sincope della vocale protonica (+ -à, -ai, -an(no), -ò, -ebbe(lo), -ebber(o), -è(i), -ien, -esti, -estu, -ete: è evidente la maggior ricchezza tipologica della forma sincopata). Anche in questo caso è netta l'opposizione tra il primo tipo, con 18 casi nel Convivio, 5 nella Commedia e 2 sia nelle Rime che nella Vita Nuova, e il secondo (34 Commedia, 13 Convivio, 8 Vita Nuova, ove ritorna l'arcaico avrestu; 6 Rime). Non dimenticando che il condizionale è attestato 10 volte nella Vita Nuova e 8 nelle Rime, è chiara la preferenza per le forme più brevi di una sillaba in tutta la produzione dantesca all'infuori del Convivio, delle cui 33 attestazioni complessive 18 sono del tipo aver-.
2. Due sono le funzioni principali di a., di verbo ausiliare (612 attestazioni, cfr. § 3) e di verbo transitivo (584 attestazioni, cfr. § 5). In ambedue le funzioni il verbo a. può essere (a) preceduto (b) seguito immediatamente (c) separato da uno o più elementi, sia dal participio che dal sostantivo secondo gli schemi seguenti di occorrenze:
2.1. a. ausiliare: Vita Nuova (a) 9, (b) 66, (c) 18; Rime (a) 16, (b) 50, (c) 16; Convivio (a) 17, (b) 83, (c) 12; Commedia (a) 59, (b) 181, (c) 85. Il rapporto fra il totale delle attestazioni nelle singole opere e il numero delle ricorrenze dei singoli tipi presenta una corrispondenza notevole fra le condizioni delle Rime e della Commedia da un lato, della Vita Nuova e del Convivio dall'altro. Infatti: a) Vita Nuova 10, 33, Convivio 6, 58 / Rime 5, 12, Commedia 5, 50; b) Vita Nuova 1, 40, Convivio 1, 34 / Rime 1, 64, Commedia 1, 79; c) Vita Nuova 5, 16, Convivio 9, 33 / Rime 5, 12, Commedia 3, 82. 2.2. a. transitivo: Vita Nuova (a) 7, (b) 30, (c) 8; Rime (a) 7, (b) 43, (c) 12; Convivio (a) 59, (b) 125, (c) 40; Commedia (a) 39, (b) 152, (c) 62. Il rapporto fra il totale delle attestazioni e il numero delle occorrenze dei singoli tipi è il seguente: a) Vita Nuova 6, 42, Convivio 3, 79 / Rime 8, 85, Commedia 6, 48; (b) Vita Nuova 1, 50, Convivio 1, 79 / Rime 1, 44, Commedia 1, 66; c) Vita Nuova 5, 62, Cv 5, 60 / Rime 5, 16, Commedia 4, 68.
L'andamento dei rapporti è analogo nei due casi per quanto riguarda i tipi b e c, mentre si inverte per quanto riguarda il tipo a. Tuttavia è notevole la coincidenza delle distribuzioni verbo + participio e verbo + sostantivo, sia a contatto immediato sia con elementi interposti.
3. Quando le forme di a., con funzione di ausiliare, sono precedute dal participio, le strutture del periodo, pressoché costanti, sono riducibili a tipi determinati, Delle 9 attestazioni di questa struttura nella Vita Nuova, di cui 8 in prosa e una in poesia, le seguenti evitano lo iato rispetto a elemento (per lo più tonico) monosillabico: XXIII 13 e già detto avea; XXVIII 1 e compiuta n'avea; XXIII 16 che veduto avea; XXII 7 che inteso avea (nello stesso paragrafo, che detto è); XXV 8 che detto hanno; XXVII 1 che detto avea. Che 4 di queste attestazioni formino proposizione relativa è, probabilmente, da collegarsi con la presenza di che. Un pronome interposto o un elemento che interrompe lo iato si trovano nelle proposizioni, concettualmente affini ma con ordine inverso, di Vn VIII 2 che già l'avea veduta, XVIII 2 che m'avea chiamato, XXXIX 6 ch'io avea dette, XXVII 1 che io non avea detto. L'unico esempio in poesia (Morte villana 16) è in principio di verso, secondo un modulo che, come vedremo, è frequente nelle opere in rima (distrutta hai l'amorosa leggiadria).
Nelle Rime, dei 15 casi di questo tipo, 8 sono appunto in principio di verso (LXXIII 14, LXXXVIII 3, C 40, CV 9, CVI 40, 127, CXVI 74; Rime dubbie XX 1). Viene evitata la coincidenza di inizio di verso con verbo ausiliare in XLIV 9-10 acciò ch'amato per amore aggio. Viene evitato lo iato rispetto a vocale tonica precedente in CVI 22 vertù fatto ha lontana, e 111 Poi che girato l'ha. Non si esclude che un certo gusto per l'allitterazione sia alla base di disposizioni formali come quella di LVI 19 che di fiori fatto han ballata, e XCIII 12 secondo detto m'hai ora, m'avviso. Sulla posizione dell'ausiliare ha influito decisamente la rima in Rime dubbie XIX 11.
Nel Convivio, 11 dei 18 casi sono in proposizione relativa e 3, sostanzialmente analoghi nei confronti dello iato, in proposizioni introdotte da perché. La posizione dell'ausiliare è inscindibile da ricerca di effetti di natura prosodica in IV XXVIII 7 là ove dovereste riposare, per lo impeto del vento rompete, e perdete voi medesimi là dove tanto camminato avete, e dall'applicazione dei moduli retorici della variatio in I VII 10 Né questo averebbe fatto lo latino, ma peccato averebbe, I III 3 né altri contra me avria fallato, né io sofferto avria pena ingiustamente.
Delle 59 attestazioni della Commedia, 27 sono in principio di verso (cfr. Pg XVIII 1 Posto avea fine al suo ragionamento l'alto dottore; If XIX 112 Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento; Pd 143 Fatto avea di là mane e di quasera / tal foce; Pg XXXI 94 Tratto m'avea nel fiume infin la gola; Pd XXVIII 48 Sazio m'avrebbe ciò che m'è proposto, XXVII 25 fatt'ha del cimitero mio cloaca; Pg XVII 37 Ancisa t'hai per non perder Lavina, XXVII 128 Il temporal foco e l'etterno / veduto hai, figlio; Pd XV 52 Grato e lontano digiuno / ... soluto hai, figlio, X 25 Messo t'ho innanzi: ornai per te ti ciba; Pg XXVII 130). In due casi il participio è preceduto da e, che apre il verso (If XXXII 103-104 Io aveva già i capelli in mano avvolti, / e tratti glien'avea più d'una ciocca; Pg XXIII 89-90 Tratto m'ha de la costa ove s'aspetta / e liberato m'ha de li altri giri): in questi casi la struttura è prosodicamente analoga a quella dei versi inizianti con che (If XXVII 18 Quel guizzo / che dato avea la lingua; Pg XI 47 Le lor parole, che rendero a queste / che dette avea colui cu' io seguiva) e, rispetto alla tonicità della congiunzione iniziale, alla struttura, piuttosto rara, di versi inizianti con che se (Pg III 38 ché, se potuto aveste veder tutto, XIV 83 che se veduto avesse uom farsi lieto), tosto che (Pd IV 128 tosto che giunto l'ha), però che (Pd IX 132 però che fatto ha lupo del pastore), di cui (If XIV 93 di cui largito m'avéa il disio). Il participio precede l'ausiliare anche quando la proposizione introdotta da che, perché, se non è in principio di verso (If II 114 ch'onora te e quei ch'udito l'hanno; Pd XXXI 89 sì che l'anima mia, che fatt'hai sana; Pg XIX 94 Chi fosti e perché vòlti avete i dossi; Pd XXII 13 nel qual, se 'nteso avessi i prieghi suoi). Rispetto all'accento, è affine la posizione prosodica di là sù, in Pd XXX 114 quanto di noi là sù fatto ha ritorno.
Il participio precede l'ausiliare in alcuni versi, tra loro legati da enjambement: Pg XXIII 122 per la profonda / notte menato m'ha; Pd XXIX 144 poscia che tanti / speculi fatti s'ha. Il complemento oggetto o il suo predicato è anticipato al participio in Pd XXVII 18 La provedenza... / ... nel beato coro / silenzio posto avea; XXX 140 La cieca cupidigia... / simili fatti v'ha al fantolino.
L'ausiliare si trova in principio di verso in proposizioni introdotte da che, se, nelle quali il participio, anteposto, è collocato alla fine del verso precedente; tra i due versi c'è enjambement: If X 128 La mente tua conservi quel ch'udito hai contra te; Pd IV 89 queste parole, se ricolte / l'hai come dei.
3.1. A. è ausiliare di verbi intransitivi in Vn XXXVII 2 non dovrebbero le vostre lagrime avere restate, Rime XXIII ell'ha forse vemnata. Il sintagma ‛ a. morto ' (e, analogamente, quello ‛ a. cresciuto ') ha valore causativo: Rime C 47 la stagion forte ed acerba, / c'ha morti li fioretti, Rime dubbie XVII 8 n'ha' già quasi morti, If IX 96 che più volte v'ha cresciuta doglia, Pg vil 95 sanar le piaghe c'hanno Italia morta, Pd XVI 137 per lo giusto disdegno che v'ha morti. Nell'italiano del tempo, e sino al Machiavelli, quest'uso è frequente.
In If VIII 93 che li ha' iscorta sì buia contrada, si intenderà iscorta come participio scorciato di ‛ scortare ', non di ‛ scorgere '.
3.2. A. è ausiliare di verbi riflessivi, in Vn XXXVIII 3 la donna che tanto pietosa ci s'hae mostrata, XXXIX 2 lo desiderio a cui sì vilmente [lo mio cuore] s'avea lasciato possedere; Cv I I 10 quelli che dietro m'ho lasciati; If XII 79 quando s'ebbe scoperta la gran bocca, XXXII 40, XIX 112, XXXI 64, XXXII 133; Pg XVII 37; Pd VIII 44 la luce che promessa / tanto s'avea, XVII 69 averti fatta parte per te stesso, XXV 90, XXIX 144.
3.3. Il passivo di a. è attestato soltanto in Cv I X 2 la esperienza non è mai avuta onde le cose usate e servate sono e nel processo e nel fine commisurate, e IV XVIII 2 una cosa avuta prima e per sé non può essere se non da uno; a questo costrutto corrisponde quello intransitivo di ‛ aversi ', sul cui uso nella Vita Nuova (" essere ", " stare ") getta luce particolare il latino se habent, nella chiara stilizzazione scolastica di XII 4 Ego tanquam centrum circuli, cui simili modo se habent circumferentiae partes, cui si collega XLI 6 lo nostro intelletto s'abbia a quelle benedette anime sì come l'occhio debole a lo sole; cfr. XXIX 2 e XIX 16, se in questo passo (dico quale me pare avere a me stesso quand'io penso lo suo valore) è da riferirsi ad a. il pronome me, in così forte rilievo (cfr. Cv IV V 4 La ottima disposizione de la terra si ha quando ella è monarchia [in Busnelli-Vandelli sia quando]).
3.4. Non si confonderà quest'uso con quello di ‛ aversi ' in Vn XX 15 Questo sonetto si ha tre parti, e Rime dubbie XXVII 13 quella pietà ch'amor racquista / per lei senza veder non s'ha conforto, reso esplicito dall'uso del pronome riflessivo in Vn XLI 2 Lo sonetto... ha in sé cinque parti (cfr. Cv IV III 5 La prima parte... si ha due membri [ma Busnelli-Vandelli sì ha]; III XV 7 'l naturale desiderio si ha l'uomo di sapere [ma in Busnelli-Vandelli sia a l'uomo]).
3.5. All'uso intransitivo di ‛ aversi ' si collega quello di a. nel senso di " essere ". Nella Vita Nuova sembra limitato alla locuzione ‛ non ha mestiere ' (XIV 13 non ha mestiere di divisione), se non si ritiene sottinteso come soggetto questo sonetto che D., pensando che per la sua ragionata cagione assai sia manifesto, non divide in parti (v. oltre, 5.1. e 8.).
3.6. Nelle Rime a. è accompagnato da complemento di luogo (XCIX 10 in vostra gente ha molti frati Alberti) o dalla particella ci (XCVI 9 Donna non ci ha ch'Amor le venga al volto). Analogo è il significato di avrà in LXVIII 40, ove tuttavia il soggetto di che nulla pena avrà ched ella senta può essere l'anima (cfr. If XXXIV 61 Quell'anima là sù c'ha maggior pena).
Nel Convivio questo valore di a. è tipico della forma impersonale, sia con la particella ci (II VI 10 ci ha di spazio [dalla stella Venere al centro della terra] tremilia dugento cinquanta miglia) sia senza (I IX 9 E non ha contradizione perché alcuno litterato sia di quelli; IV XXIX 5 Da te a la statua... non ha dissimilitudine).
Nella Commedia si osserverà egualmente sia la vicinanza di complementi o avverbi di luogo (If IV 26 Quivi... / non avea pianto mai che di sospiri; VII 118 sotto l'acqua ha gente che sospira [ma in Petrocchi è gente]; XXX 87 men d'un mezzo [miglio]... non ci ha) sia la loro assenza (Pd XV 100 Non avea catenella, non corona; 106 Non avea case di famiglia vòte).
4. Nel sintagma formato da a. e da participio, non sempre a. funge da ausiliare: in almeno una ventina di casi il participio ha funzione di predicato nominale. Raramente al verbo a. è anteposto il participio (If XXVIII 64 Un altro, che forata avea la gola; XXIX 44 che di pietà ferrati avean li strali) o il participio predicativo è immediatamente posposto al verbo a. (If XVIII 9 e ha distinto in dieci valli il fondo; VIII 118 Li occhi a la terra e le ciglia avea rase / d'ogne baldanza; Pg III 118 Poscia ch'io ebbi rotta la persona / di due punte mortali; Pd XXI 92 quel serafin che 'n Dio più l'occhio ha fisso; IX 102). Più spesso tra il verbo a. e il participio predicativo sono inseriti altri elementi (If XIV 27 ma più al duolo avea la lingua sciolta, XXX 81 ma che mi val, c'ho le membra legate?, III 31 E io ch'avea d'orror la testa cinta, Pg XVI 40 E se Dio m'ha in sua grazia rinchiuso, per cui cfr. Pd IX 102 Alcide / quando Iole nel core ebbe rinchiusa; Pg XXIX 153 quelle genti... / parvero aver l'andar più interdetto, Pd XXIX 79 non hanno vedere interciso, XXVIII 69 s'elli ha le parti igualmente compiute). In questi e altri casi, in cui non sempre è certo che il participio funga da predicato (Pg XXIII 108 già per urlare avrian le bocche aperte; If XXXII 103 Io avea già i capelli in mano avvolti), il participio, che occupa l'ultima sede del verso, permette una rima più facile.
5. Circa 400 sostantivi, con funzione di complemento oggetto o nella struttura sostantivo + pronome relativo + verbo a. (si tenga, infatti, presente l'altissima frequenza di a. in proposizioni relative), si combinano con a.; sostantivi e pronomi (sia relativi che personali e dimostrativi) dipendono, inoltre, dai costrutti formati da a. seguito da complemento preposizionale e da avverbio (v. oltre, § 8 ss.). I sintagmi formati da a. + sostantivo (rarissimi sono i casi di aggettivi e infiniti sostantivati) esprimono gli attributi di persone o cose, indicando che una qualità o un oggetto appartengono a un soggetto, che da ciò risulta caratterizzato. Il concetto centrale di ‛ possesso ' si orienta dall'esterno verso l'interno quando il soggetto ‛ riceve ' qualcosa - in una gamma vastissima di sfumature che dall'innocuo ‛ a. nome ' giungono al doloroso ‛ a. morte ' - e dall'interno verso l'esterno, quando il soggetto ‛ prova ' un determinato sentimento per qualcuno o qualcosa. In vari casi la perifrasi con uno stesso sostantivo, a seconda dei contesti, esprime questa o quella direzione del vettore espressivo. L'affiancarsi di ‛ a. brama ' e ‛ bramare ', ‛ a. tema ' e ‛ temere ' può attribuirsi sia all'influsso di costruzioni tipiche del latino medievale sia - e forse contemporaneamente - alla distinzione tra l'espressione di un processo (ad es., ‛ bramar ', ‛ temere ') e quella di uno stato, psichico o fisico, affine a quello (‛ a. brama ', ‛ a. tema '), rappresentato, inoltre, come partecipazione del soggetto a determinate, rispettive entità. Hanno tale complessa origine, e sono, in ultima analisi, da riferirsi alla vitalità delle categorie dell'aspetto verbale nell'italiano di D., costrutti quali per tema ch'avea di discovrire lo mio secreto (Vn IX 13), al gran disio / ch'i' ho di dire (Rime XCVI 4), per la discordanza che ha con quella (Cv III X 3), goder ch'elli abbia (If VII 5), in cui la sostituzione con un verbo omosemantico (‛ perché temevo '; ‛ perché discorda ') o la riduzione della proposizione relativa al possessivo corrispondente (‛ al mio desiderio '; ‛ nonostante il suo potere ', oppure ‛ per quanto egli possa ') elimina dalla proposizione l'espressione della presenza soggettiva a un'entità, a una condizione, fisica o morale, alle quali, quasi reificate da una concezione ontologica della realtà, il soggetto partecipa, facendole, insieme, e ritenendole sue proprie (cfr. sotto ‛ discrezione ', ‛ nobilitade ', § 5.5.; ‛ abito ', ‛ amore ', § 5.6.). La reificazione dei sentimenti e dei loro concetti, ben chiara nella visione dantesca sia di questo che dell'altro mondo, ha il suo parallelo linguistico nell'uso dei sintagmi sostantivali di a., i cui elementi determinativi sono tanto vari quanto molteplici sono gli elementi della realtà considerata da D.: la partecipazione categoriale a un'entità determinata è condizione essenziale dei singoli processi e delle realtà corrispondenti (cfr. sotto ‛ essere ', § 6.2.1.).
5.1. Nell'espressione di un sentimento provato da un individuo, dello stato d'animo nel quale egli si trova di fronte a determinate circostanze, verso determinate cose o persone, a. si unisce a: affetto (If V 125, Pd XXIII 126), amore (Cv III III 5, 9, IV XI 14; Pg XI 3; Pd XXXI 27); angoscia (If VI 43), appetito (Vn XXXVIII 6), ardire (If II 123), benivolenza (Cv I XIII 8), bontaduzza (Rime dubbie VI 11), brama (If XV 111, XXXII 94), carizia (Pd V 110), caro (Pg XXII 141 di questo cibo avrete caro); cor (Pd VI 140 e se 'l mondo sapesse il cor ch'elli ebbe); coscienza (Pg XXXIII 93 né honne coscienza che rimorda); cura (Rime L 24, If XXIII 41, XXXIV 135, Pg V 89); desiderio (Cv III XV 7 'l naturale desiderio si ha l'uomo di sapere [ma in Busnelli-Vandelli sia a l'uomo]: cfr. § 9 desiderando la sua perfezione, desidererebbe la sua imperfezione; imperò che desidererebbe sempre desiderare: si noti la differenza tra condizione, espressa da un sentimento come attributo costante, e azione, indicata dal verbo corrispondente); diletto (Pg VII 63), disdegno (Vn XXIII 27 76), disio (Rime dubbie I 5, If IX 107), disiro (Pg XXII 4, Pd XVIII 133), distretta (Pg IV 99), doglia (Rime LXXIII 12), dottanza (LXX 3), fame (If XV 71), fede (Cv IV XII 3, Pg VII 8, Pd XXV 75), felicitadi (Cv IV XVII 9), fidanza (Pg X 123), franchezza (cfr. ardire), giustizia (Pg VI 130, e v. oltre gravezza), gola (Rime CIII 82 quello ond'io ho più gola); gravezza (Rime XC 53 mifa nel core aver troppa gravezza; cfr. Pg VI 130 molti han giustizia in cuore, per un costrutto analogo); guai (Rime LXXII 13); invidia (Cv I IV 8, III XV 10 LI Santi non hanno tra loro invidia); ira (Pd XXXII 69), merzè (Rime dubbie III 19), mestier, -i (Pd VIII 83, If II 68 ciò c'ha mestieri al suo campare, " di cui ha, prova, bisogno "), opinione (Cv IV XXI 4, II XIV 5 e 7), paura (Vn XXIII 14, Rime XCI 105; Cv II Voi che 'ntendendo 45, If XXVIII 113, Pg XXI 118, II 127, XXX 45); pavento (Rime LXVIII 20, If XXIII 22), pietà, -de, -te (Vn XXXV 3, XXIII 27 76, If V 93); respetto (Rime CXXXVIII 9); reverenza (Cv IV VIII 14); riguardo (Pd XVII 73); seno (If XXVIII 6 c'hanno a tanto comprender poco seno); sentore (Cv IV VI 9 di nulla mostrare allegrezza, di nulla passione aver sentore); sete (Pg XXVI 20); speme (Rime XL 9); speranza (Vn XX 1, If IX 18, III 46, Pd XXV 53), spirto (If XIII 36 non hai tu spirto di pietade alcuno?; Pd XX 15 ch'avieno spirto sol di pensier santi); stato (Rime LXXXlll 3 ché stato non avea tanto gioioso); talento (If X 56); tema (Rime LXXV 13, Pg IX 46, XXIII 27); temenza (Cv IV XII 14, Pg VI 102); tormento (Cv IV XII 6 né solamente per desiderio d'accrescere quelle cose che hanno si tormentano, ma eziandio tormento hanno ne la paura di perdere quelle); voglia (Vn XV 6 14); voler (Pd XI 22); volontate (Pd XXIX 63).
5.1.1. Nell'indicazione di una sensazione fisica provata dall'individuo (immaginato vivo o morto): arsura (If XXX 127 tu hai l'arsura e 'l capo che ti duole: la proposizione relativa, che indica qualcosa di analogo al nostro " emicrania ", è sintomo ulteriore della tendenza dantesca all'espressione oggettivata dei processi); fame (If 199 dopo 'l pasto ha più fame che pria; cfr. § 5.1. sub v. ‛ fame ', per un uso astratto del sintagma); fatica (Cv III VIII 17); sete (If XXX 126; per un uso astratto del sintagma, cfr. § 5.1., sub v. ‛ sete ').
5.2. Nella descrizione delle parti del corpo di una persona (viva o morta) a. si unisce a: anguinaia (If XXX 50); bocche (Pg XXIII 108); braccio (If XXX 108); capelli (If XXXII 103); capo (If XXXIV 63, XXX 127; cfr. § 5.1.1., sub v. ‛ arsura '); ciglia (If VIII 118); coperchio piloso (lf VII 47 che non han coperchio piloso al capo); difetto (Pg XXIII 51 a difetto di carne ch'io abbia); epa (If XXX 119); faccia (Rime LXXVII 7); gola (If XXVIII 64 Un altro, che forata avea la gola; cfr. per l'uso astratto, § 5.1., sub V. ‛ gola '); man (If XXIV 94, XXVIII 103); membro -a (If VI 24, IX 39, XXX 81, Pg XXIX 113); occhio, -i (Rime XVII 86, If VI 16, VIII 118); orecchia (lf XXVIII 66); pelle (If XX 53 e ha di là ogne pilosa pelle); piedi (If XXXIV 116); rote (If III 99 avea di fiamme rote); tempia (Pd XVII 66); testa (If III 31); unghie (If XVII 86, Pg XVI 99). Le attestazioni, tranne due delle Rime, si trovano tutte nella Commedia.
5.3. Nell'indicazione di oggetti portati da una persona (viva o morta): arco (Pg XVI 48); borsa (Rime LXXVII 6); cappe (If XXIIII 61); elsa (Pd XVI 101 l'elsa e 'l pome); ghirlanda (Rime CI 13); larve (Pg XV 127); sacchetto (If XVII 65).
5.4. Nella descrizione di un atteggiamento o di una caratteristica fisica o psichica di una persona (viva o morta); in alcuni casi, si ritrovano come complementi oggetti gli stessi sostantivi di cui al § 5.2., ma con significato traslato: andar (Pg XXIX 153); aspetto (Vn XXIII 8, Pg VII 104); atto (If IX 39); cibo (Cv I I 7 miseri quelli che con le pecore hanno comune cibo); contegno (If XVII 60); costumi (Cv IV III 7); favella (Pg X 43); fronte (If XXI 66 mestier li fu d'aver sicura fronte; cfr. Pg XIX 40-41 portava la mia fronte / come colui che l'ha di pensier carca); lingua (If XIV 27, XVIII 126, XXXII 114); man (If XI 40 Puote omo avere in sé man violenta, Pd XIII 78; cfr. § 5.2.); mente (Pg XXXI 142 che non paresse aver la mente ingombra); modi (Vn XXII 17 modi di parlare); occhi (Cv I IV 3 hanno chiusi li occhi de la ragione, II IV 17 come afferma chi ha li occhi chiusi); pazienza (Pg X 138 qual più pazienza avea ne li atti); pelle (If XVII 11 tanto benigna avea di fuor la pelle); piante (Pg XXI 54 dov'ha 'l vicario di Pietro le piante); piedi (Cv IV XII 11 se l'uno de li piedi avesse nel sepulcro; Pg XVIII 121 ha già l'un piè dentro la fossa); posta (Pg XXIX 70); sembianza (If IV 84); tempo (Rime C 39, CII 51 increscati di me, c'ho sì mal tempo); udir, -e (Cv II VI 1, Pd XXI 61 hai l'udir mortai sl come il viso); umiltà (Vn XXIII 26 69); viso (cfr. udir, sopra; Pd XXIV 41); voce (Pg XXXI 32 a pena ebbi la voce che rispuose).
5.5. Nella descrizione delle qualità, delle tendenze e delle disposizioni psichiche dell'individuo: abito (Cv I XI 7 l'abito di vertude, si morale che intellettuale, subitamente avere non si può; III XIII 8; Pd XIII 78 l'artista / che ha l'abito de l'arte e man che trema [ma Petrocchi legge ch'a l'abito de l'arte ha man che trema]); apprensione (Cv III XIII 4 quelli che secondo lo senso vivono... [della ragione] avere non possono alcuna apprensione); arte (Pd XIII 123); canoscenza (Rime LXXXlll 25); conoscenza (Cv III VIII 15, IV XXI 1, Pg XXX 37); conversazione (Cv I XIII 8 dal principio de la mia vita ho avuta con esso [studio] benivolenza e conversazione; cfr. inoltre § 5.1., sub v. ‛ benivolenza '); cortesia (Rime LXXXVI 3 cortesia e valore; Cv IV XXVI 12); disciplina (Cv IV VII 13 quelli muore che non ebbe disciplina); discrezione (Cv I XI 7 però che... ellino... a discernere l'altre cose non curano, impossibile è a loro discrezione avere); disposizione, -i (Cv I VII 2, I V 5); divizia (Pd XXXI 136 s'io avessi in dir tanta divizia); grazia (Cv IV Le dolci rime 115 [ripreso in XX 3], Pd XIV 42 quant'ha di grazia sovra suo valore); imaginazione (Cv IV XXV 7); ingegno (Cv III V 20); intelletto (Vn XIX 4 1, Rime LXXVII 7, Cv IV XX 9, If IX 61; Pd 1120 né pur le creature che son fore / d'intelligenza... ma quelle c'hanno intelletto ed amore: la capacità di comprendere, e di amare, è intesa come qualità, attributo costante e fondamentale); iudicio (Rime LXXXIII 31 c'hanno falso iudicio in lor sentanza); lacciuoli (If XXII 109); libertate (Rime CXVI 84); nobilitade (Cv IV XXIX 1 credono esser nobili, nobilitade non avendo in loro); perfezioni (Cv I XIII 3, IV XXVI 3, 4); poder (If VII 5 poder ch'elli abbia); prossimitade (Cv III 12 quelle persone ch'alcuna prossimitade avessero a lei); radice (Pg XI 33 quei c'hanno al voler buona radice); reggimenti (Cv III VII 8 l'uomo... ha reggimenti e atti che si dicono razionali; 9; cfr. § 5.4. sub V. ‛ atto '); senno (Rime XLIV 6 si pò ben canoscere d'un omo, / ragionando, se ha senno; If XXIX 114 quei ch'avea vaghezza e senno poco); vaghezza (v. sopra, senno); valore (Vn XXIII 20 26, XXXIX 3; Rime LXXXVI 3; Cv III Amar che ne la mente 17: son tutte in rima le attestazioni di questa chiara eredità stilnovistica); vertude (Vn XV 1), virtù (Cv III X 4 la grande virtù che li suoi occhi aveano sopra me; Pd XXVI 11 la donna / ... ha ne lo sguardo / la virtù), virtudi (Cv IV XXVII 13); viste (Pd XXX 81); vita (Cv II I 3 coloro che non hanno vita di scienza e d'arte: e coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono quasi come pietre).
Nell'indicazione di elementi materiali o morali di cui l'individuo dispone o che adopera: consiglio (Pg III 63 ecco... chi ne darà consiglio, / se tu da te medesmo aver nol puoi); elezioni (Pd XXXII 45 questi son spiriti assolti / prima ch'avesser vere elezioni); fortezza (Cv II II 5 per iscusare me de la varietade ne la quale parea me avere manco di fortezza); franchigia (Cv IV V 18 uno solo Romano ne le mani ebbe la franchigia di Roma); grazie (If XVIII 134 Ho io grazie / grandi apo te?); mercedi (If IV 34 ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi, / non basta); misure (Cv I II 9 Ciascuno ha nel suo giudicio le misure del falso mercatante); natura (Cv III III 5); podestà (Cv III IV 6 in quelle cose che sono in sua podestà di fare o di non fare; ma in quelle ne le quali non ha podestà), podestade (Cv III I 4 avvegna che poca podestade io potesse avere di mio consiglio), potestate (Pd XXXI 87 per tutte 'i modi / che di ciò fare avrei la podestade); possa (Pg XVIII 123); possession (Cv IV Le dolci rime 23); privilegio (Pg XXVI 127); prove (Pd XXIV 133); ragioni (Cv II IV 16 altre ragioni che di ciò avere potemo, non sono del tutto dimostrate); rime (If XXXII 1); scorta (Cv IV VII 8); scusa (Vn XII 12 20); segnoria (Rime XC 74), signoraggio (Rime dubbie XXIV 7); soli (Pg XVI 107); Testamento (Pd V 76); tesoro (Cv IV XXVIII 12); vestigie (Cv IV VII 12).
Nell'indicazione di beni o condizioni possedute o occupate dall'individuo: confine (Pd XVI 54 quanto fora meglio... / al Galluzzo / e a Trespiano aver vostro confine); cose (Cv IV XI 13; III XV 3; IV XXVII 13); grado (Pd V 127 non so... perché aggi / ... il grado de la spera / che si vela a' mortai con altrui raggi); moneta (Pd XXIV 85 esta moneta... / dimmi se tu l'hai ne la tua borsa); officio (Cv IV IV 6 uno... che... abbia del tutto universale e inrepugnabile officio di comandare); reami (Pg VII 119). Può considerarsi affine a questi il costrutto del passo seguente, in cui, però, il soggetto di a. è un astratto: Pd XXVII 92 se natura o arte fé pasture / da pigliare occhi, per aver la mente, " per dominare sulle menti degli uomini tramite la vista ".
Nell'indicazione delle persone, intese anche in senso collettivo o generico, delle quali il soggetto - sia un individuo che una collettività - dispone, o che a questo sono legate da vincoli particolari: antecessore (Cv IV VII 9 colui che 'l valente antecessore hae avuto); figlie (Pd VI 133); gente, -i (Pd VIII 144 [il mondo] avria buona la gente, XVI 55 quanto fora meglio esser vicine / quelle genti... che averle dentro); nepote (Pg XIX 142); prencipe (Cv IV IV 4); secondo (Pd XIII 47 non ebbe 'l secondo / lo ben che ne la quinta luce è chiuso; cfr. X 114); uscita (Pg VII 132 questi ha ne' rami suoi migliore uscita). Si possono ricondurre a questo tipo espressivo i passi di If VIII 21 (più non ci avrai che sol passando il loto), Pg III 27 (Napoli l'ha, nell'allusione all'epitafio di Virgilio), Pd VIII 49 (il mondo m'ebbe), XXIX 103 (Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi).
5.6. Nell'indicazione di caratteristiche del mondo spirituale e della natura umana in genere: abito (Cv III XIII 6 quando l'anima nostra non ha atto di speculazione non si può dire veramente che sia in filosofia, se non in quanto ha l'abito di quella e la potenza di poter lei svegliare); amore (Cv III III 10 hae l'uomo altro amore, per lo quale ama secondo la sensibile apparenza); anima (Cv IV XXIX 3 le progenie, o vero schiatte, non hanno anima); Pg XIX 51 " Qui lugent " affermando esser beati, / ch'avran di consolar l'anime donne: l'evangelico " quoniam ipsi consolabuntur " (Matt. 5, 4) si presenta come il raggiungimento di una condizione dello spirito in cui l'anima è " signora di consolazione ", analogamente all'enunciato del versetto successivo, " misericordiam persequentur "; anche in Pg IV 11 l'anima è possesso di una potenza che, quando non ascolta il passar del tempo, la tiene intera); atto (v. sopra, abito); beatitudine (Cv II IV 10, 11); corso (Cv IV XXVII 2 certo corso ha la nostra buona etade); dolore (Vn XXXIX 3 tanto dolore avea in sé alcuno pensero, ch'io dimenticava lui e là dov'io era); lume (Pd XIII 44 quantunque a la natura umana lece / aver di lume); potenza, -e (v. sopra, abito); Cv III II 11 l'anima principalmente hae tre potenze, cioè vivere, sentire e ragionare; ovviamente, potenza è termine tecnico filosofico (cfr. Arist. Anima 414a 29-32), ed è riferito alla vista, in Pd XXIII 118 non ebber li occhi miei potenza / di seguitar la coronata fiamma); valore (Rime LXVI 6 [lo spirito che more] non ebbe poi alcun valore / di poter lui [Amore] chiamar).
5.7. Nell'indicazione di caratteristiche spirituali e, sovente in guisa allegorica o metaforica, fisiche di figure e cose del mondo ultraterreno e della divinità: amore (Pd XXVIII 54 questo miro e angelico templo / che solo amore e luce ha per confine); ala, -i (If XIII 13 [le Arpie] Ali hanno late, e colli e visi umani; Pg II 34); anni (Pd IV 33); bisce (If XXV 20); braccia (Pg III 122 la bontà infinita ha sì gran braccia); branche (If XXXI 13 due branche avea pilose insin l'ascelle); ceraste (If IX 11 serpentelli e ceraste); colli (v. sopra, ala); coperchio (If XXI 47); corno (Pg XXXII 146); coste, dosso (v. sopra, branche); difetto (Vn XIX 7 19 lo cielo... non have altro difetto / che d'aver lei); diletto (Pd XXVIII 106); disagio (If XXXIV 99 natural burella / ch'avea mal suolo e di lume disagio); distinzion (Pd II 119 li altri giron... / le distinzion che dentro da sé hanno / dispongono a lor fini); dritto (Pg X 30 quella ripa... / che dritto di salita aveva manco); facce (Pd XXXI 13 Le facce tutte avean di fiamma viva); fiamma (Pd XXVIII 37); fine (Pd XIX 51 quel bene / che non ha fine); fondo (If XVIII 9); fretta (Pd I 123); frutto (Pg XXVIII 120); inizio (Pg VII 39); lino (Pg XXV 79 Quando Làchesis non ha più del lino); luce (v. sopra, amore); mutamento (Pg XXVIII 8 Un'aura dolce, santa mutamento / avere); natura (If I 97); occhi (Pg XXIX 132); ordini (Cv II V 5); pace (Vn XXXI 10 16); pena (Pg XIX 117 nulla pena il monte ha più amara); penne (If XXXIV 49); petto (v. sopra, branche); ramora (Pg XXI 60 la pianta, / che... avea le ramora sì sole); relazione (Cv II V 10); riparo (Pg VIII 97); salita (Pd IV 39); scanni (Pd IV 31); schermo (If XXI 60 giù t'acquatta / dopo uno scheggio, ch'alcun schermo t'aia); sembiante (If XXXII 24, XXXIV 18; Pg XXIX 75); serpentelli (v. sopra, ceraste); soma (If XVII 99); spada (Pg IX 82); suolo (v. sopra, disagio); sustanta (Cv II V 7); vantaggio (If XXXIII 124); vapori (Pg XXX 113); vedute (Pd II 115 lo ciel seguente ch'ha tante vedute, " stelle "); visi (v. sopra, ala); zanche (If XXXIV 79).
5.8. Nell'indicazione di una condizione materiale, sociale o morale che un individuo - o talune sue facoltà - hanno conseguito, o in cui si sono affermati: compagnia (Vn VIII 11 20 Chi non merta salute / non speri mai d'aver sua compagnia); conforto (Rime dubbie XXVII 13); contasto (If VII 85 Vostro saver non ha contasto a lei, la Fortuna); fama (Vn XXV 5, Pd VI 48); frutto (Cv IV XXVII 8 de la mia arte non averò frutto?); gloria (If III 42); grandezza (Cv I X 8); grido (Pg XI 95 Credette Cimabue ne la pittura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido); letizia (Pg XVI 72 non fora giustizia / per ben letizia, e per male aver lutto); merto (If XXXI 93 Questo superbo volle esser esperto / di sua potenza contra 'l sommo Giove / ... ond'elli ha cotal merto: è chiara l'ironia); ombra (Pd XIII 19 avrà quasi l'ombra de la vera / costellazione, " riuscirà appena a immaginarsela "); perdono (Rime XC 67); posa (Pd XIV 132); salute (Pd XXXII 77); scienza (Cv III XV 9 l'umano desiderio è misurato... a quella scienza che qui avere si può); stato (Pg XXVI 54 O anime sicure / d'aver, quando che sia, di pace stato); uso (Cv IV XXII 13 lo speculativo... è uso de la nostra nobilissima parte... E questa parte in questa vita perfettamente lo suo uso avere non puote, lo quale avere è; ma in Busnelli-Vandelli lo quale [è veci] ere [in s] é Iddio ch'è sommo intelligibile); vendetta (If XIV 60 Se Giove stanchi 'l suo fabbro... / non ne potrebbe aver vendetta allegra).
Possono assimilarsi a questo costrutto quelli di lf II 108, con la raffigurazione metaforica del peccato, come fiumana ove 'l mar non ha vanto, " su cui il mare non riesce vittorioso ", e di Pd XXIX 13 non per aver a sé di bene acquisto, ove il soggetto è l'etterno amore.
5.8. Nell'indicazione di una condizione (materiale, sociale o morale) o di un atto che un individuo, una collettività, un'istituzione o una qualità umana ricevono, e a volte subiscono da altri individui, dalla realtà esterna o dalla sorte: ammaestramento (Cv IV XXVIII 4 in ciò avemo da la nostra propria natura grande ammaestramento di soavitade); argomento (If XIX 110 [la Chiesa] da le diece corna ebbe argomento); battesmo (If IV 35, Pg XXII 89); bene (Rime dubbie XIX 14 d'Amor dica s'ha bene o dolore); cominciamento (Cv IV VI 13); dolore (v. sopra, bene); essemplo (Cv III VII 3 di ciò sensibile essemplo avere potemo dal sole; Pd XVII 140); fortuna (Rime dubbie VIII 11); lutto (cfr. § 5.8, sub v. ‛ letizia '); male (Pg XIII 36 Amate da cui male aveste); milizia (Pd XVI 130 da esso ebbe milizia e privilegio: è un'investitura); morte (Rime z 39; Pg VI 14 che da le braccia / fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte; Pd XVI 79); nascimento (Cv IV IV 13 da Dio avere spezia/ nascimento, e da Dio avere spezia/processo); nome (Vn XXIV 9 14, Cv III V 10 e 11, XI 4, If VII 106, VIII 68,XVI 38, XX 63, 112, XXX 10, XXXI 94, Pg V 95, VII 100, XIX 142); onranza (If IV 74); origine (Cv III XIV 14); parete di non caler (Pg XXXII 4 li occhi miei... / quinci e quindi avien parete di non caler); processo (v. sopra, nascimento); soccorso (Rime CXVI 70; If XXIX 81); sopranome (Cv IV VI 15); termine (Pd XVI 78); vita (Rime XCI 14 merzede / io l'addimando per aver più vita / da li occhi che... / portan conforto). Il concetto di una ‛ recezione ' dall'esterno si osserva anche in passi in cui il soggetto è una cosa (If XXXIII 23 la Muda, / la qual per me ha 'l titol de la fame: cfr. sopra, nome, sopranome) o un astratto (Rime XC 20 Onde ha vita un disio: cfr. sopra, vita).
6. Nell'indicazione di caratteristiche e stati del mondo celeste e di quello fisico in genere: attualitade (Cv II III 15 quanto lo cielo più è presso al cerchio equatore... ha più movimento e più attualitade e più vita e più forma); cerchio -i (Cv II III 13 ciascuno [cielo] sì lo nono come li altri, hanno uno cerchio, che si può chiamare equatore del suo cielo proprio; If II 78); cominciamento (Cv II XIV 11 le cose incorruttibili, le quali ebbero da Dio cominciamento di creazione e non averanno fine); comparazione (Cv II XIV 14 Lo Cielo cristallino... ha comparazione assai manifesta a la Morale Filosofia; 18); cristallo ( Pd XXV 101 se 'l Cancro avesse un tal cristallo); dove (Pd XXVII 109 questo cielo non ha altro dove / che la mente divina); durare (Cv IV XXIII 7 l'umido radicale... più ha durare [in uno] che in uno altro effetto); essenza (Cv II III 17 l'epiciclo... è uno cielo per sé, o vero spera, e non ha una essenza con quello che 'l porta, avvegna che più sia connaturato ad esso che li altri); fine (v. sopra, cominciamento); forma (v. sopra, attualitade; Cv IV XI 4 l'oro, le margherite e li campi... forma e atto abbiano in loro essere); mistura (Pg XXVlll 29); movimento (Cv II III 9, e v. sopra, attualitade); ordine (Cv IV XIII 4; Pd I 104); poli (Cv II III 13); principio (Cv II V 18); proprietadi (II XII 28); raggi (Pd XIII 16); ragione (Cv II XIII 17 lo... corpo mobile ha in sé ragione di continuitade, e questa ha in sé ragione di numero infinito); rattezza (Cv II III 13); (v. sopra, attualitade).
6.1. Nella descrizione di qualità del mondo animale e vegetale: apparenza (Cv II VII 4 le... bestie... che hanno apparenza umana e spirito di pecora); atto, VII 4 lo pensiero è proprio atto de la ragione, perché le bestie non pensano, che non l'hanno: ancora una volta un processoè condizionato dal possesso di una data qualità); possanza (Pd XXII 57 la rosa... aperta / tanto divien quant'ell' ha di possanza); similitudine (Cv IV XXII 5); spirito (v. sopra, apparenza).
6.1.1. Nell'indicazione di parti, momenti e luoghi di elementi del mondo fisico nella sua realtà sia concreta che poetica: ali (Rime CIII 11 colpi mortali, / ... com'avesser ali / giungono altrui e spezzan ciascun'arme); appoggio (Pg III 18); bisce (If XXV 19; cfr. sopra, § 5.7.); cammino (If XVI 94 quel fiume c'ha proprio cammino); t'arati (If XXX 90 li fiorini / ch'avevan tre carati di mondiglia); cavalli (Cv IV XXIII 14 'l carro del sole avea quattro cavalli); colore (If XVII 56); contegno (v. sotto, faccia); corso (If XX 79); dì (Cv III V 17), die (III V 19); dispense (Pg XXVII 72); faccia (If XVII 60 in una borsa gialla vidi azzurro / che d'un leone avea faccia e contegno); giorno (Cv III V 17); luce (Rime CII 21 petra... / che tanta avesse né vertù né luce); mese (Pd XXV 102 l'inverno avrebbe un mese d'un sol dì); morte (Pd XVI 79 le vostre cose tutte hanno lor morte / sì come voi); notte (Cv III V 17); ore (Cv III VI 3); nutrici (Pg XXII 105 il monte / che sempre ha le nutrici nostre seco: in questa sorta di enigma, le Muse, da abitatrici, divengono possesso e caratteristica distintiva del Parnaso); orizzòn (Pg IV 70); scaglie (If XXIX 84); segno (v. sopra, colore); state (Cv III V 19); sterpi (If XIII 7); vertù (v. sopra, luce); vigore (Pg XXX 120).
6.2. Nell'indicazione di elementi ritenuti essenziali e moduli di entità astratte e di concetti generali: bene (Cv IV XII 15 qualunque cosa... che paia in sé avere alcun bene); canti (Cv IV VII 14 lo pentangulo, cioè la figura che ha cinque canti); cominciamenti (Vn XXXIV 3); conversazione (Cv I VI 10); conoscenza (Cv I VI 6); dentro e di fuori (Cv II I 9); divisione, -i (CV II VII 2); figura (Cv VI XVI 8 lo circulo che ha figura d'uovo non è nobile, né quello che ha figura di presso che piena luna); membri (Cv IV III 5); ordine (Cv IV XIII 3 'l cento... ha ordine [al mille] come parte d'una linea a tutta linea); regola (Cv IV IX 13 non hanno insieme... regola... '1 pescare [che è] sotto l'arte de la venagione e sotto suo comandare, e lo conoscere la vertù de l'erbe [che è] sotto la medicina o vero sotto più nobile dottrina); retto (Pd XIII 102 triangol... ch'un [angolo] retto non avesse); stabilitade (Cv I XIII 6 più stabilitade non potrebbe avere [il volgare] che in legar sé con numero e con rime); strali (If XXIX 44 lamenti... / che di pietà ferrati avean li strali).
6.2.1. Nella caratterizzazione, anche metaforica, di princìpi filosofici, morali, poetici, politici, tramite loro attributi e accidenti: ali (Pd II 57 dietro ai sensi / ... la ragione ha corte l'ali); amaritudine (Cv IV XXV 10 un pentimento del fallo, lo quale ha in sé una amaritudine); amore (v. sotto, intendere); appetito (Cv III XI 13 la vera amistade... ha per subietto la conoscenza de l'operazione buona, e per forma l'appetito di quella); atto (Cv I VIII 14 la vertù dee avere atto libero e non sforzato); beltate (Rime LVII 6 [Amore] ha in compagnia molta beltate); colpa (v. oltre, § 8); comento (Cv I VII 3); conoscenza (v. sopra, appetito); cose (Cv IV XXVII 1 e 13, I VII 2); difetti (IV XII 2 le cose defettive possono aver li loro difetti per modo, che ne la prima faccia non paiono; Cv III Amor che ne la mente 14, le mie rime avran difetto); dilettazione (Cv II III 2); discordanza (Cv III X 3 per la discordanza che [questa canzone] ha con quella [ballatetta]; ma cfr. Cv IV XXIX 5 In questo... mi discordo dal poeta, per un'opposizione tra la puntualità del processo e l'indefinita continuità di una condizione); diversitade (Cv IV X 9); essenza (IV XXIX 8, 9); essere (III II 5 ciascuna forma ha essere de la divina natura in alcun modo: non che la divina natura sia divisa e comunicata in quelle, ma da quelle è participata); fallo (Pd XXIX 23 Forma e materia... / usciro ad esser che non avia fallo); falsitate (Cv I II 10); fine (Pd XIX 51 quel bene / che non ha fine); giurisdizione (Cv IV IX 1; 2 la natura universale di tutto, tanto ha giurisdizione quanto tutto lo mondo.., si stende... Dunque la giurisdizione de la natura universale è a certo termine finita; III VIII 8); inimici (Cv IV XVII 7 ciascuna di queste vertudi ha due inimici collaterali, cioè vizii); fratellanza (v. sotto, vicenda); intendere (Cv III XI 13 la filosofia... ha per subietto lo 'ntendere, e per forma uno quasi divino amore a lo 'ntelletto); nobilitate (Rime LXVII 74); occhi, -o (Cv I XI 3 la parte sensitiva de l'anima ha suoi occhi); ombra (Cv I I 14 [le canzoni] santa lo presente pane aveano d'alcuna oscuritade ombra; IV XXVII 16); operazioni (Cv IV XXI 9); parti (Vn VII 7, IX 13, e altre 11 occorrenze); paruta (Pg XXV 100); possanza (Rime LVII 8); potestade (Cv III VIII 20); proporzione (Cv II VIII 13); principii (Cv IV XV 6); proprietadi (Cv II XIII 10); ragione (Cv II XIV 6); setta (Cv I II 2); valore (Cv III Amor che ne la mente 17; Rime XLVII 7); varietate (Vn XIII 8 2); vedere (Pd XXIX 79); velen (Pd IV 65); vesta (Rime XLVIII 16); vicenda (Cv IV IV 2 la cittade richiede a le sue arti... vicenda avere e fratellanza); vigore (Cv IV IX 17); vertù, vertute, virtù (Vn XL 10 14; Rime LXXX 27, CL 19; Pg XVIII 51); vivanda (Cv I 112 E questo convivio... ha tale vivanda [ma in Busnelli-Vandelli E questo [è quello] convivio, di quello pane degno, con tale vivanda qual io intendo indarno [non] essere ministrata]). La maggior parte delle attestazioni di questo tipo provengono dal Convivio.
7. Alcune perifrasi con a. sono limitate a determinati ambiti concettuali, che si riferiscono:
7.1. alla conoscenza: contezza (Pg XX 29); considerazione (Cv III I 12, III IV 19); esperienza (Cv III VII 16, IV XIII 13; If XXXI 99; Pg IV 13); intelligenza (Cv III V 3); intendimento (Vn XXV 10); notizia (Pd XXX 71); ragionamento (Vn XXV 10); senso (Cv II IV 17); vista (Pd XXIV 77);
7.2. alla vita politica e militare, o sono usati in senso traslato: battaglia (Vn XXXVII 3 questa battaglia che io avea meco; cfr. XXXVIII 4 avendo così più volte combattuto in me medesimo); briga (Pg XVI 117); guerra (Cv IV XXVII 17; If XXVII 28 se Romagnuoli han pace o guerra, 86 avendo guerra presso a Laterano; Pg XX 148); indugio (Pg XIII 12); pace (v. sopra, guerra; Cv III VI 8); preda (Pg XX 11); quistione (Rime XL 3; con diverso valore, in Pd V 90 al mio cupido ingegno / che già nuove questioni avea davante); tencione (Pg X 117); triegua, -e (If VII 88, Pg XIV 136); zuffa (If XXII 135).
8. Altre perifrasi con a. sono le seguenti: ben onde (Pg VI 136, Pd VIII 55); bisogno (If II 98); cagione (Vn XXII 7, Pd XVI 150); capo (If XXVIII 107, nel proverbio capo ha cosa fatta); colpa (Rime LXVII 92, CIV 88, If XIII 135, Pg XXIV 82, XXXIII 35); faccenda (Cv IV XV 16 di costoro... non è da curare nè da avere con essi faccenda); fine (Pd XXVIII 52, VII 68); fior (If XXXIV 26 s'hai fior d'ingegno; Pg III 135 la speranza ha fior del verde); loco (Pd XXIV 81, XXV 123, If XXI 48; cfr. Pd XXXII 53 casual punto non puote aver sito); luogo (Vn XXVIII 3, Rime L 68; Cv IV XIII 5, XXII 10 se volesse chiamare animo l'appetito sensitivo, qui non ha luogo, né instanza puote avere); men d'un moco (" men che nulla ", Rime XLII 6); mestiere (Vn XIV 13, impersonale; Cv III III 10, IV XI 8, XIX 4 [ma in Busnelli-Vandelli è mestiere]; XXVIII 17); parte (" esser partecipe ", Rime XLVII 8); riguardo (Cv I X 3, III VI 10, IV XVI 4; per Pd XVII 73, cfr. § 5.1.); ritegno (If IX 90); spazio (Pg XXIV 31 ebbe spazio / già di bere; XXXIII 136 s'i' avessi.., più lungo spazio / da scrivere); uopo (Pg XVIII 93); vita (Rime LXVI 12 mentre ho de la vita; XC 20 onde ha vita un disio; XCI 14 merzede, / io l'addimando per aver più vita; Cv IV XXV 1; Pg I 104, Pd IV 35); voce (If XXXIII 85, Pg XI 103, " aver la fama ").
9. A. seguito da un complemento oggetto e da un complemento introdotto dalle preposizioni a, in, per e, in un solo caso, tra, è attestato nell'espressione, concreta o metaforica, di quello che uno reca con sé, del sentimento provato nei confronti di determinate persone o cose e della loro valutazione; il complemento introdotto dalla preposizione ha, per lo più, funzione predicativa.
9.1. A. + a: esprimono uno stato d'animo o una condizione psicologica i tipi: a vil... e a dispetto (Rime CVI 62); a vile (Cv I XI 21); a disdegno (If X 63); a memoria (Pg XIII 127); a mente (Il IX 34, Pg XVIII 75, XXXIII 55). Caratterizzano un atteggiamento fisico: a dosso (Pg X 137); al petto (If XIX 125). Hanno funzione predicativa: a vicino (If XXV 30); a lor piova (Pg XXX 113): nell'ultimo caso il rapporto sintattico, che può considerarsi ‛ prospettivo ' oltre che ‛ predicativo ', è analogo a quello che si osserva nell'uso di a. + a in Vn IX 5 quello cuore che io ti facea avere a lei, Cv I XIII 10 amore... ch'io a lui... ho, II I 5 a le secretissime cose... dovemo avere poca compagnia.
9.2. A. + in indica che qualcosa o qualcuno è oggetto di: ira (Rime CVI 129; If XI 74; Pg V 77); disdegno (If XIV 69); dispregio (If XXIII 93); despetto, dispitto (Pg XI 64, If X 36); odio (If XIII 8); o, in opposto polo semantico, di: grado (If XV 86), grazia (Pg XVI 40); cura (Pg XIII 87, XVI 81); nonché di oblio (Rime dubbie 14); oppure, che qualcosa fa parte di (lor) sentenza (Rime LXXXIII 31), vista o... pensiero (Pd XVIII 6). Il valore sostanzialmente ‛ spaziale ', anche se in senso metaforico, del sintagma è ben chiaro nei casi seguenti: in testa (Rime CI 13), in cuore (Pg VI 130, " in animo ", ma nel core [Pd IX 102], di probabile tradizione provenzale); ne li atti (Pg X 138, " nell'atteggiamento "; ma in atto [Pg X 43], che si collega ai tipi ‛ scolastici ' in atto e palese, in podere e occulto, di Cv I X 9); in sommo de la bocca (Pg VI 132); in le sue braccia (Pg XXIV 22; e cfr. tra branche [If VII 69], assai più concreto e drammatico); in mano (If XXII 83). Con questa espressione di ‛ dominio ' si collegano i sintagmi: in potenzia (Rime XC 12); in sua podestate (Rime XCI 61); in balia (Rime L 65); in pastura (Pg XIV 42); completamente diverso il significato di in podere, per cui v. sopra, Cv IX 9). Hanno valore genericamente predicativo i sintagmi: in compagnia (Rime LVII 6); in aiuto (Cv IV III 9); in uso (Cv I IX 8). Dei complessivi 22 tipi, soltanto 4 compaiono nel Convivio, e, tra questi, due in ben chiaro ambito di lingua tecnica filosofica. Il tipo ‛ a. + in uso ' e le perifrasi con preposizione, in genere, tranne un solo caso di ‛ a. per uso ', mancano nella Vita Nuova, sono scarsissimi nel Convivio, mentre fioriscono nelle Rime e particolarmente nella Commedia.
9.3. A. + per può essere seguito da un aggettivo, e vale " considerare ": per vile (Vn XXXVII 1); per tale (Cv IV XVIII 5); per fermo (If XXIX 63); per meno (Pd XXII 137 quel consiglio per migliore approbo l che l'ha per meno [questo globo terrestre]). Oppure da un sostantivo, e indica la persona o la cosa cui si attribuisce una funzione determinata (" in luogo di "): per donna (Cv III XIII 8), per sua dimora (If XX 50-51); per figliuolo (If XXIX 117); per crine (If IX 41); per divina favella (Pd XXIV 99); per confine (Pd XXVIII 54). In due passi del Convivio (III XI 13 e XIV 1) ritornano gli ‛ scolastici ' per subietto e per forma.
10. Preceduto da di, il complemento oggetto di a. ha funzione partitiva: Pg IX 10 io che meco avea di quel d'Adamo; Cv IV XXII 17 quivi avrete de la sua dolcezza, cioè de la felicitade, sì come a voi è promesso qui. L'uso ne è rarissimo; meno infrequente, invece, è dopo più (Cv III VI 4 più hanno di quello che loro diletta, III VI 8 più hanno di pace; Pg XXV 79 Làchesis non ha più del lino; Pd IV 27 tratterò quella che più ha di felle; Pg XXX 120 quant'elli ha più di buon vigor terrestro); tanto, quanto, quantunque (Cv IV XXIV 3; Pd XIV 42 quant'ha di grazia sovra suo valore; XXII 57; XIII 44 quantunque a la natura umana lece / aver di lume); troppo (Pg XIII 12); soverchio (Pg XXII 96 che del salire avem soverchio).
Non si confonda con il valore partitivo quello circostanziale di passi quali l'oppinione che di quello ebbe (Cv IV XXII 4); non ha lo di che (Cv III IV 9); non avrei di ch'io godesse (Cv IV XXVIII 12).
11. Il sintagma ‛ a. in sé ' indica una qualità, concepita come attributo costante, non accidentale, di sentimenti e principi generali: Vn XXXIX 3 tanto dolore avea in sé alcuno pensero; può sorprendere XLI 2 [il sonetto] ha in sé cinque parti, di contro a XXXVIII 7 ha tre parti, e altrove sempre senza in sé; Cv IV XXV 10 uno pentimento del fallo, lo quale ha in sé una amaritudine che è gastigamento a non più fallire, IV XII 15 l'anima nostra... qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene, crede che sia esso, cioè " il sommo bene ", III III 5 l'uomo... ha in sé la natura di tutte queste cose [" perfette e oneste "], II V 18 la forma nobilissima del cielo, che ha in sé principio di questa natura passiva, II XIII 17 lo corpo mobile ha in sé ragione di continuitade, e questa ha in sé ragione di numero infinito, III III 2 le corpora simplici hanno amore naturato in sé a lo luogo proprio. Nella Commedia il sintagma si riferisce a elementi del mondo ultraterreno: Pg XXVIII 8 Un'aura dolce, santa mutamento / avere in sé, 29 l'acque che son di qua più monde, / parrieno avere in sé mistura alcuna, 120 la campagna santa / ... d'ogne semenza è piena, / e frutto ha in sé che di là non si schianta; o a princìpi filosofico-religiosi: Pg XVIII 51 Ogne forma sustanzïal... / specifica virtute ha in sé colletta; cfr. Pd II 119 le distinzion che dentro da sé hanno / dispongono a lor fini e lor semenze.
12. Analogamente a quanto si è osservato al § 9.1., anche il sintagma a. + a + infinito ha funzione prospettiva, e indica un ineluttabile evento futuro: Cv IV XIV 4 e così sempre, e mai non s'avrà a trovare là dove nobilitade per processo di tempo si cominci; Pg IV 86 volontieri saprei / quando avemo ad andar. Il sintagma fa parte di un contesto profetico, in Pg XXIV 88 Non hanno molto a volger quelle ruote / ... che ti fia chiaro, il cui andamento sintattico ricorda quello di If X 79-81 Ma non cinquanta volte fia raccesa / la faccia de la donna che qui regge, / che tu saprai quanto quell'arte pesa.
A. + da + infinito è attestato soltanto in Vn XV 1 che avrestù da rispondere; in Cv IV IV 12 fa parte di un passo integrato (nell'edizione Simonelli).
13. L'infinito sostantivato a. è attestato tre volte nel Convivio (XI 10 chi non è reda de la bontade perdesse lo retaggio de l'avere!, IV XIII 11 non pur di perdere l'avere, ma la persona per l'avere) e quattro nella Commedia (If XL 35 Morte per forza... / nel prossimo si danno, e nel suo avere / mine, incendi e toilette dannose XII 105 tiranni / che dier nel sangue e ne l'aver di piglio, XIX 55 Se' tu... di quell'aver sazio, 72 sù l'avere e qui me misi in borsa). Indica sempre beni materiali, cupidamente bramati.
14. Nel Fiore le 437 occorrenze di a., incluse quelle congiunte con pronomi, comprendono: 120 ha, 49 avea, 47 ho, 34 aver (2 volte sost.), 14 ebbe, hai, hanno, 13 avesse (3 volte, I singol.), ebbi, 7 ha', " hai ", 6 abbia, aggia, avra', " avrai ", avrai, avere (3 volte sost.), 5 avrò, 3 abbiam (indic.), avessi (2 volte, II singol.), avrebbe, avria, avuto, 2 abbiamo, abbie (II singol., XI 12 non abbie dottanza), aggi (III singol.), aggiate, averla, averne, avervi, avrei, avremo, han, 1 abbiate, aggiam (congiunt.), avem, avendogli, averei, aveal, avermi, avesti, avess' (III singol.), aveste, avieno, avute, ebb' (I singol.), hae (III singol.), halle, hallemi, hallo, batti, hotti. A. è ausiliare 228 volte, in 180 regge un complemento oggetto; in 29, altri costrutti tra cui 19 di tipo impersonale: cfr. (non) ha guari (4 volte); pezz'ha (4), " è un pezzo (che) " (cfr. pezz'è, CLVII 10); v'ha (3; CLVI 3 e' ve n'ha due), ci ha (2; XCVIII 1 e' ci ha guari).
I trapassati remoti con ebbi, -e non hanno aspetto puntuativo: i participi uniti con quelli sono sempre in rima, con un andamento da ottava popolareggiante; cfr. CCXXIII 5 E riposando sì ebbe avvisata... / tra due pilastri una balestriera, XII 3 ed i' guardai e sì ebbi avvisato / lo Schifo, con un gran baston di pino. Pleonastico è l'uso con a+infinito, in CCXV 14 Quella sì tosto in ginocchie s'è messa, / e dolzemente l'ebbe a salutare. Tali usi di a. sono inconsueti in Dante.
A. forma sintagma con voci, per lo più in rima, uscenti in -mento (CLXV 8 fallimento; XIV 8 ecc. intendimento; XXIX 2 guernimento; XXXVI 14, CLI 3 pensamento; LXXVIII 14 rimembramento, " ricordare "; CCXIII 5 duramento, " resistere "; CCXIII 8 accorgimento); in a-, enza (LI 1 astinenza, " astenersi "; LXXXVII 13 conoscenza; CXC 1 credenza, " credere "; CLXXXVII 13 dilettanza; IV 13 doglienza; CXI 14 dottanza, " temere "; CXIII 6 iscienza; LXXII 4 malivoglienza; CLXXXI 14 pensanza; LI 5 provedenza; LI 8 tenza, " noia "); e con il concreto amanza (CLXXXI 12); con paura e isperanza (CLXXII 7); paura e disconforto (CLXXXVI 6); oltraggio (CLXVI 8), " eccedere ".
La frase relativa di XCII 8 sed e' vien alcun gran litterato / che voglia discovrir il mi' peccato, / co la forza ch'i' ho, i' sì 'l confondo, non ha sicuri corrispondenti in D., tranne nel tipo sintattico per poder ch'elli abbia (cfr. 5.5.).
15. Nel Detto occorrono 76 forme di a.: 36 ha, 18 ho, 4 aver, 3 aggia, 3 ebbi, avere (sost. al v. 385 Amor vuol questi doni: / corpo e avere e anima), 2 ebbe, 1 ave, " hai " (in rima), hai, ha', han, hanno, avesse (I singol.), avrai. A. è ausiliare 22 volte. Alcuni sintagmi sostantivali sono attestati solo nel Detto: cfr. Se Gelosia ha 'n sé gina [" desiderio "] / di tormene segina (" possesso ", v. 271), E quando va per via, / ciascun di lei ha 'nvia (" brama ", v. 234) e l'allitterante sanz'aver mai avento (" tregua ", " riparo ", V. 342). Notevoli sono le posposizioni di ha, ho, nelle rime equivoche: di ciò ched e' disira, / e di tutto il disir ha (21-22; e 45-46 serva / ..serv'ha; 77-78 sicur ha /... cura; 89-90 signoria / ..signo ri'ha; 145-146 piacerà / ... piacer ha; 245-246 chiara / ..chiar'ha; 443-444 onora / ..onor ha; 83-84 certano / ... certan ho; 123-124 l'ho proposato / ... se pro' posat 'ho; 351-352 malo / ... mal ho; 377-378 ciò c'ho / ... faccia co (cfr. Rime XLIX 4-6). Si ricordino inoltre tant'ha piacente affare (v. 176), e tant 'ha piacente avviso (v. 186) per la descrizione delle qualità " possedute " dalla donna; 284 no ll'ha cara, 431 l'amor cu' tu ha' caro, per il sintagma ‛ a. caro '.