Vedi AVENCHES dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
AVENCHES (v. vol. I, p. 936 e s 1970, p. 130)
Fino a ora non possediamo dati sufficienti per stabilire in quale momento e in che modo Aventicum venne occupata. Tuttavia, i numerosi/scavi condotti a partire dagli anni '60 e gli studi dedicati ai nuovi materiali e ai monumenti già noti, hanno contribuito ad ampliare notevolmente la conoscenza dell'antica capitale degli Elvezî.
La città non offre testimonianza di un'occupazione precedente alla fondazione romana, eccezion fatta per alcuni ritrovamenti sporadici risalenti al periodo di La Tène o di Halstatt effettuati in corrispondenza delle insulae 9 e 23 (in età flavia la ripartizione interna della città era costituita da oltre 42 insulae regolari). A S di A. al contrario, sul monte del Bois de Châtel, è attestato, nella seconda metà del I sec. a.C., un oppidum elvetico che doveva costituire la residenza del capo Vatico, del quale si sono ritrovati due quinari d'argento. Esso verosimilmente prende il posto del grande oppidum del Mont Vully, localizzato a NE di Α., tra i laghi di Morat e di Neuchâtel, per il quale è testimoniato un gigantesco incendio, limitatamente all'interno delle mura, intorno alla metà del I sec. a.C., fatto che non si può fare a meno di mettere in relazione col racconto di Cesare (Bell, civ., I, 5).
La creazione della Civitas Helvetiorum e la fondazione del relativo centro amministrativo di Aventicum sarebbero da attribuire al soggiorno di Augusto a Lione tra il 15 e il 13 a.C., nel quadro dell'organizzazione delle tre Gallie. Ciononostante, gli scavi non consentono di risalire oltre il 5 d.C., datazione, basata su dati dendrocronologici, del primo porto di Α.: esso consiste in una banchina trapezoidale di 100 m di lunghezza e di una larghezza oscillante tra i 30 e i 35 m, circondata da un muro per l'alaggio. Una strada lunga c.a 1 km lo collegava alla città. La prima fase di costruzione dell'insula 15 è collocata dalle analisi dendrocronologiche intorno all'8 d.C., a conferma della forchetta cronologica 0-30 d.C. già suggerita dai ritrovamenti ceramici. I pavimenti della costruzione erano in terra battuta, sia con ghiaia che senza; i muri erano in argilla, con armatura di travi lignee e con un orientamento che si inserisce nella planimetria ortogonale della città.
Strutture analoghe in legno e argilla sono state messe in luce in varí punti della città (insulae 3, 4, 10, 12, 16, 18, 20 e 26; casa sotto il santuario del «Cigognier»); esse corrispondono nella maggior parte dei casi a una prima fase edilizia databile (in base alla ceramica e alle monete) all'età di Tiberio. La sequenza numismatica del sito nel suo complesso non ha inizio prima di tale periodo. Nel settore orientale delle insulae 12 e 18 le pareti erano dotate di mattoni crudi. Nell'insula 3 i muri erano a graticcio. Le mezze insulae 4, 10 e 16, ai due lati del cardo maximus, attestano una divisione in diverse proprietà: la bottega di un macellaio, p. es., occupava il settore Ν dell'insula 16 E; l'insula 10 E è suddivisa in tre particelle, divisione che si è conservata sino al III sec. d.C.; l'insula 4 O è costituita da lotti di due o tre stanze, così come le insulae 12 e 18.
Un foro tripartito venne costruito in corrispondenza delle insulae 22 (area sacra), 28 (area publica) e 34 (basilica e curia), impostato su un asse centrale, lo stesso del cardo maximus·, un ciclo statuario della dinastia imperiale, eseguito in età tiberiana, venne collocato nel portico E dell'insula 22. Nella stessa epoca, oltre 600 m a NE della città, furono costruiti, su entrambi i lati di una nuova strada, un complesso cultuale e due monumenti funerari: da un lato, all'interno di un recinto scoperto, furono innalzati modesti templi di legno, frequentati soprattutto nella prima metà del I sec. d.C., sorti sul sito precedentemente occupato da un santuario di tipo celtico sviluppatosi attorno a una tomba femminile all'incirca nel 15-10 a.C.; dall'altro lato, fu costruito fra il 23 e il 28 d.C. (datazione ricavata da esami dendrocronologici) un primo mausoleo di forma semicircolare, alto c.a 20 m, riccamente scolpito (satiro che porta Bacco fanciullo, Sileno, tritoni e nereidi), circondato da un recinto di m 30 X 35. Intorno al 40 d.C., a S di questo si addossò un secondo recinto, che racchiudeva un monumento quasi identico al precedente, ma più imponente, e con sculture raffiguranti Attis, nereidi, grifi e un ritratto di defunto.
Importanti trasformazioni intervennero in età claudio-neroniana: le mezze insulae 4, 10 e 16 furono ricostruite in pietra; questo materiale venne usato anche nel modesto edificio termale situato a O dell'insula 23, ai bordi del foro. Intorno al 45 d/C. (datazione dendrocronologica dei pali di fondazione), nuove case vennero edificate nelle insulae 6, 12 e 18: gli interventi comportarono il rialzo dei pavimenti in muratura, l'ingrandimento degli ambienti, pareti in mattoni crudi con armatura lignea e con fondazioni in pietra legata con malta per i muri portanti, pitture murali di buon livello artistico, un'organizzazione degli ambienti dietro a un portico e intorno a una cucina centrale nella zona lungo il cardo, intorno a un giardino a peristilio con colonne in molassa nella zona posteriore. L'uso della molassa pare caratteristico del periodo, considerato il suo impiego nei basoli, nelle colonne, nelle soglie e nella base iscritta delle insulae 3, 4 e 22.
Sotto Vespasiano Aventicum divenne la Colonia Pia Flavia Constans Emerita Helvetiorum Foederata. A essa venne con ogni probabilità concesso il diritto latino al fine di regolare la convivenza tra antichi abitanti e veterani. L'arrivo dei coloni ebbe ripercussioni sulla città e sul territorio circostante con l'istituzione di un nuovo catasto. La sistematizzazione delle insulae in un reticolo di oltre 42 quartieri deve essere collocato in tale periodo. La città viene dotata di un muro di cinta, eretto negli anni che vanno dal 72 al 77 d.C. (datazione dendrocro- nologica), lungo più di 5.500 m e scandito da c.a 70 torri e da non meno di 5 porte, due delle quali monumentali (26 X 28 m). Nell’insula 29 vengono edificate delle grandi terme; il foro è ingrandito, rialzato di livello e prolungato a SE, nell'insula 40, con una nuova piazza e un edificio identificabile come palazzo (praetorium ?). Anche le case private si ingrandiscono: l'insula 16 E passa nelle mani di un unico proprietario; i pavimenti vengono rialzati con un piano di calcestruzzo; le pareti, costruite con pietra, hanno fondazioni in profondità; alcune di esse (insulae 12 e 18) vennero edificate intorno al 75 d.C., data (desunta dall'esame dendrocronologico) dell'abbattimento dei tronchi da cui vennero ricavati i loro pali di fondazione. L'ampiezza dei lavori intrapresi rese necessaria una massiccia importazione di massi di calcare giallo del Giura, per via d'acqua. Il porto di Aventicum si arricchì quindi di diversi edifici (depositi, una scuderia, torre) e di una necropoli, in uso dagli anni 70-90 sino agli anni 150-180 d.C.
Alla fine del I sec. viene eretto il tempio gallo-romano della «Grange-du-Dìme». Dopo il 98 d.C., data dei suoi pali di fondazione, il santuario del «Cigognier» trova spazio ai limiti del reticolo delle insulae·, con le sue dimensioni di c.a m 107 X 77, tre lunghi portici e una piazza centrale, esso doveva servire da luogo di riunione per le tribù elvetiche così come per il culto imperiale. È qui che è stato rinvenuto il busto d'oro di Marco Aurelio, immagine idealizzata dell'imperatore destinata a essere condotta in processione in occasione di determinate festività. Anche l'antistante teatro, caratterizzato da un'identica larghezza, deriva dalla medesima concezione architettonica e ideologica. Agli inizi del II sec. un tempio viene innalzato al di sopra delle terme dell'insula 23. Una colossale statua-acrolito di Minerva venne qui deposta entro una fossa (favissa); le tre sale dell'edificio a prima vista farebbero pensare a un Capitolium, mentre la statua di culto farebbe invece propendere per un tempio dedicato a Minerva.
Segno tangibile dello sviluppo economico di A. nel II sec. - città che esporta la propria ceramica - è il canale che permetteva alle barche a fondo piatto di risalire dalle rive del lago di Morat, per un percorso di c.a 800 m, fino a 280 m dalla porta NE della città. Stando all'analisi dendrocronologica della sua armatura in legno, tale canale sarebbe stato costruito nel primo terzo del II sec. d.C. Fu fatto eseguire, forse, dal proprietario della grande villa suburbana adiacente a S, che potremmo identificare con il C. Camillius Paternus del monumento fatto erigere da un suo schiavo allo sbocco del canale. A NE di questo, attorno ai due recinti funerari di età tiberiano-claudia, furono scavate nel corso del II sec. d.C. 200 Sepolture. Questi fatti sono probabilmente da mettere in relazione con la presenza ad A. di Q. Otacilius Pollinus, patrono dei battellieri della Saona e del Rodano, inquisitor delle tre Gallie, lo stesso, che con ogni probabilità incontrò l'imperatore Adriano a Lione nel 121 d.C. Gli Otacilii avevano in tale periodo la loro sede nel foro, così come i Macri o i battellieri della Aar e dell'Aramus. Nella prima metà del II sec. viene eretto l'anfiteatro. Nella seconda metà dello stesso secolo si registrano rifacimenti in numerosi quartieri della città: un'officina di bronzisti si installa nell'insula 10 E; un settore artigianale si sviluppa a S della città, intorno a un pozzo, la cui imboccatura di legno viene datata al 170 d.C. c.a, mentre un successivo rifacimento si data all'incirca al 222-223 d.C.
Sotto i Severi proseguono le opere di costruzione e i rifacimenti; viene riorganizzata l’insula 40. L'insula 7 assume l'aspetto di un palazzo a terrazze, con una grande sala a ipocausto di m 9x12, decorata con un mosaico policromo e una pittura architettonica. Nell'imponente villa «Derrière la Tour», edificata a O dell'insula 7 essenzialmente nella seconda metà del II sec. o nella prima metà del III, si è scoperta una sala, misurante m 18 X 12, con un pavimento della metà circa del III sec., costituito da un mosaico con riquadro raffigurante Dioniso e Arianna. In quest'epoca l'insula 12 viene in parte ristrutturata in zone a destinazione artigianale, come documenta un'officina di bronzisti.
Le incursioni degli Alamanni del 259-260 d.C. non sono state così devastanti come solitamente si afferma. La sequenza delle emissioni monetali in ogni caso si prolunga sino al IV secolo. Chiese paleocristiane sono attestate a SE della collina dell'anfiteatro. Una fortezza viene eretta sul Bois de Châtel nel corso del Basso Impero, il che non impedisce ad A. di essere sede episcopale nel VI secolo. Nel momento in cui diverrà borgo di frontiera tra Burgundi e Alamanni, A. perderà la sua funzione di capitale.
Bibl.: H. Bögli, Aventicum, Zum Stand der Forschung, in BJb, CLXXII, 1972, pp. 175-184; H. -M. von Kaenel, Die Fundmünzen aus Avenches, i. Teil, Von den Anfängen bis Titus, in SchwNR, LI, 1972, pp. 47-128; H. Bögli, Problemi urbanistici di Aventicum, in AttiCItRom, V, 1973-74, pp. 271-279; M. Guisan, Les mortiers estampillés d'Avenches, in BAssProAventico, XXII, 1974, pp. 27-63; G. Kaenel, Aventicum, I, Céramiques gallo-romaines décorées. Production locale des 2e et 3e siècles (Cahiers d'archéologie romande, I), Avenches-Losanna 1974; U. Schillinger-Häfele, Die Deduktion von Veteranen nach Aventicum. Ein Beitrag zur Geschichte der Kolonisation der frühen Kaiserzeit, in Chiron, IV, 1974, pp. 441-449; H. Bögli, Vestiges d'une embarcation romaine à Avenches, in HelvA, V, 1974, 19-20, pp. 92-93; id., Il Capitolium di Aventicum, in Atti del Convegno internazionale per il 19° centenario della dedicazione del «Capitolium» e per il 150° anniversario della sua scoperta, Brescia 1973, Brescia 1975, pp. 145-149; A. von Vietinghoff, Die Fundmünzen aus Avenches, 2. Teil, Von Domitian bis Traian, in SchwNR, LIV, 1975, pp. 97-163; R. Frei-Stolba, Die Kolonie Aventicum (Colonia Pia Flavia Constans Emerita Helvetiorum Foederata), in ANRW, II, 5,1, 1976, pp.5384-403; Α. Leibundgut, Die römischen Bronzen der Schweiz, II. Avenches, Berna-Magonza 1976; M. Verzàr, Aventicum, II, Un temple du culte impérial (Cahiers d'archéologie romande, 12), Avenches-Losanna 1978; K. Roth-Rubi, Untersuchungen an den Krügen von Avenches (ReiCretRomFautActa, Suppl. 3), Äugst 1979; G. Walser, Römische Inschriften in der Schweiz, I. Westschweiz, Berna 1979, pp. 154-237; J. Ch. Baity, Le prétendu Marc-Aurèle d'Avenches, in Eikones, Festschrift H. Jucker (AntK, Suppl. 12), Berna 1980, pp. 57-63; H. Jucker, Marc Aurel bleibt Marc Aurel, in BAssProAventico, XXVI, 1981, pp. 5-36; F. Bonnet, Les ports romains d'Aven- ticum, in Archäologie der Schweiz, V, 1982, 2, pp. 127-131; id., Le canal romain d'Avenches, in BAssProAventico, XXVII, 1982, pp. 5-55; Ph. Bridel, Aventicum, III, Le sanctuaire du Cigognier (Cahiers d'archéologie romande, 22), Avenches-Losanna 1982; D. van Berchem, Un banquier chez les Helvètes, in Les routes et l'histoire. Etudes sur les Helvètes et leurs voisins dans l'Empire romain (Ktema, III, 1978, pp. 267-274), Ginevra 1982, pp. 113-121; D. Paunier, L'archéologie gallo-romaine en Suisse romande: bilan et perspectives, in Etudes de Lettres, I, 1982, pp. 5-28, in part. 6-10; G. Kaenel, H. -M. von Kaenel, Le Bois de Châtel près d'Avenches à la lumière de trouvailles récentes. Oppidum celtique? Et Castrum du Bas-Empire, in Archäologie der Schweiz, VI, 1983, 3, pp. 110-119; M. Bossert, Die Rundskulpturen von Aventicum (Acta Bernensia, 9), Berna 1983; M. Fuchs, Peintures murales romaines d'Avenches. Le décor d'un corridor de l'insula 7, in La peinture murale romaine dans les provinces de l'Empire. Journées d'étude de Paris, 1982 (BAR, Int. S., 165), Oxford 1983, pp. 27-75; S. Schupbach, Avenches. Contribution à la connaissance de la chronologie des estampilles sur les amphores à huile de Bétique, in Producción y comercio del aceite en la Antigüedad. II Congreso, Madrid 1983, pp. 349-356; E. Meyer, Die Schweiz im Altertum (2a ed. ampliata e aggiornata da R. Frei Stolba), Berna 1984, in part. pp. 57-62, 121-124; R. Etienne, Un complexe monumental du culte impérial à Avenches, in BAssProAventico, XXIX, 1985, pp. 5-26; F. E. König, Katalog der Fundmünzen von Avenches (diss.), Berna 1986; D. Castella, Aventicum, IV, La nécropole du Port d'Avenches (Cahiers d'archéologie romande, 41), Avenches-Losanna 1987; R. Frei-Stolba, Q. Otacilius Pollinus: Inquisitor III Galliarum, in Alte Geschichte und Wissenschaftsgeschichte, Festschrift für Karl Christ zum 65. Geburtstag, Darmstadt 1988, pp. 186-201; W. Drack, Pittura parietale romana della Svizzera, Mendrisio 1988, in part. pp. 18-19, 28, 60-62; G. Kaenel, Ph. Curdy, L'Oppidum du Mont Vully (Guides archéologiques de la Suisse, 22), Sugiez 1988; J. Morel, Nouvelles données sur l'urbanisme d'Aventicum. Les fouilles «St-Martin» et «Mur des Sarrazins» de 1986, in BAssProAventico, XXX, 1088, pp. 3-96; H. Bögli, Aventicum, La ville romaine et le musée (Guides archéologiques de la Suisse, 19), Avenches 19892, ed. ampliata e aggiornata; M. Bossert, M. Fuchs, De l'ancien sur le forum d'Avenches, in BAssProAventico, XXXI, 1989, pp. 12-105; D. Castella, L. Flutsch, La nécropole romaine d'Avenches VD-En Chaplix. Premier résultats, in Jahrbuch der Schweizerischen Gesellschaft für Ur- und Frühgeschichte, LXXII, 1989, pp. 272-280; M. Fuchs, Peintures romaines dans les collections suisses (Bulletin de liaison, 9), Parigi 1989, in part, pp. 16-31; H. Lieb, Forum Tiberii, in BAssProAventico, XXXI, 1989, pp. 107-108; L. Margairaz Dewarrat, La nécropole de la Porte de l'Ouest, ibid., pp. 109-137; Ph. Bridel, Les deux états de l'amphithéâtre d'Avenches. Nouveaux indices et nouveaux problèmes, in Spectacula, I. Gladiateurs et amphithéâtres. Actes du colloque tenu à Lattes et â Toulouse 1987, Lattes 1990, pp. 39-43; D. Castella, L. Flutsch, Sanctuaires et monuments funéraires à Avenches-en-Chaplix VD, in Archäologie der Schweiz, XIII, 1990, I, pp. 2-30; D. Castella, Avenches VD. Une inscription inédite en Chaplix, ibid., XIII, 1990, 4, pp. 185-186; J. Favrod, Les sources et la chronologie de Marius d'Avenches, in Francia, XVII, I, 1990, pp. 1-21; J. Favrod, M. Fuchs, Avenches de 260 à l'époque mérovingienne: état de la question, in MusHelv, XLVII, 1990, pp. 163-80; S. Rebetez, Nouvelles tesselles avenchoises, in Jahrbuch der Schweizerischen Gesellschaft für Urund Frühgeschichte, LXXIII,I990, pp. 149-154; M. A. Speidel, Ein unbekannter Pa- tronus der Helevetier-Stadt Aventicum, Überlegungen zu CIL XIII 1089, in MusHelv, XLVII, 1990, pp. 149-162.
Fuchs)