AVELLA
. Comune della provincia di Avellino, con 3553 ab. (1921), che vivono tutti nel centro capoluogo. Questo è situato a 200 m. s. m. e dista da Avellino 23,7 chilometri. A breve distanza a NE. di Avella, ai piedi del M. Partenio (Montevergine), sorgeva l'antica città di Abella, uno dei più piccoli centri della Campania preromana e romana (regione 1ª augustea e della tribù Galeria). Naturalmente attratta nell'orbita economica e culturale della vicina e potente Nola, vantò come questa origine greca e un favoloso mitico re fondatore, da cui avrebbe avuto, nelle sue origini, il nome di Moera. Del periodo della sua autonomia politica resta il cosiddetto Cippo Abellano scoperto nel 1754 presso Castel d'Avella, che viene annoverato fra i più importanti documenti epigrafici della lingua osca: esso contiene il testo di una speciale convenzione fra le città di Nola e di Abella che tendeva a regolare il comune uso delle aree circostanti un tempio dedicato ad Ercole e posto nella zona di confine delle due città (c. 150 a. C.).
Nella guerra sociale la sua fedeltà a Roma fu, dai Sanniti che occupavano Nola, crudelmente punita con la distruzione e l'incendio (87 a. C.). Sull'antica arce si elevano ora le mura del castello medievale di Avella; degli edifici pubblici restano solo le vestigia dell'anfiteatro. È detta da Virgilio (Aen., VII, 740), per la ricca produzione delle frutta, malifera Abella, mentre Silio Italico (VIII, 543) ricorda la povertà della sua produzione agraria: pauper sulci cerealis Abella. È incerto quando abbia assunto la posizione giuridica di colonia romana.
Bibl.: Remondini, Della nolana ecclesiastica storia, Napoli 1747-1757; Beloch, Campanien, 2ª ed., p. 411: Corp. Inscr. Lat., X, nn. 1196-1232; Hülsen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., I, coll. 27-8; De Ruggiero, Diz. Epigr., I, 13-14; Nissen, Italische Landeskunde, II, ii, p. 754. Il disegno Abellano p. e. in Conway, Italic Dialects, Cambridge 1897, n. 95.