AVANZO
Di un pittore di tal nome si hanno, a Vicenza, precise testimonianze: nel 1379 la chiesetta di S. Vincenzo viene dipinta con affreschi "per Avancium vicentinum"; la cappella di S. Tommaso (Caradello) in duomo recava una ancona con la scritta: "1380 de mense Octob. Presb. Angelus Fabricator huius Cappellae fecit fieri hanc anconam de suis propriis bonis et Avancius de Sammo pinxit". Queste opere sono tutte scomparse. Infine, nel 1389, vien ricordato un "magister Avantius pictor q. Leonardi, civis vicentinus".
Le antiche fonti padovane parlano anche di un Avanzi o Davanzo. Michele Savonarola, circa il 1446, dà a Iacopo Avanzi "bolognese" gli affreschi della cappella di S. Giacomo nel Santo di Padova; M.A. Michiel (basandosi su Gerolamo Campagnola) dà a "Jacopo Davanzo padoano, ovver veronese, ovver, come dicono alcuni, bolognese" (in collaboraz. con Altichiero) anche gli affreschi dell'oratorio di S. Giorgio presso il Santo, quelli della Sala dei Giganti e della cappella del palazzo del Capitano, sempre a Padova. Poco più tardi il Vasari cita il nome dell'Avanzi "bolognese" e afferma che a lui e ad Altichiero si devono anche gli affreschi della Sala Grande nel palazzo di Cansignorio a Verona. Nel 1837 il Förster legge la firma "Avancius" puntualmente confermata da studiosi suoi contemporanei (Selvatico; Gonzati), sotto i Funerali di s. Lucia in S. Giorgio a Padova; ma quei caratteri sono oggi addirittura illeggibili. Su queste basi i Funerali anzidetti sono stati ritenuti correntemente, fino ad oggi, opera del compagno di Altichiero (solo il Toesca li ha dati anch'essi di recente ad Altichiero).
I due vasti cicli padovani sono certo opera di svariate mani e, come sempre avviene, questi plurimi interventi hanno provocato nella critica notevoli dispareri. Se, tuttavia, la mirabile Crocifissione in S. Giacomo è opera certissima di Altichiero, del 1379, sembra altrettanto indubitato che, nella possibile varietà di mani offerta dai due cicli, un altro punto fermo sia costituito proprio dai Funerali di s. Lucia in S. Giorgio, il cui autore oppone la sua scena serrata, variata da una gamma calda e variopinta (improntata al gusto cromatico veneziano), ricca di caratteri potentemente individuati, all'eleganza formale di Altichiero, al suo calibrato (e quasi rinascimentale) senso dello spazio, alle sue nobiliissime figure (più tipizzate che caratterizzate), al suo sciolto comporre, a un diverso gusto cromatico. Due persone, insomma, del tutto antitetiche; due poli opposti che ben possono rappresentare le opposte individualità di Altichiero e di A. Che poi questo ultimo sia una sola persona con l'artista documentato dalle fonti vicentine reputo tutt'altro che impossibile. Un'altra importante costatazione è che la maniera propria d'A., come rappresentata dai Funerali di s. Lucia, non è affatto reperibile nella cappella di S. Giacomo.
Negli affreschi di S. Giorgio, eseguiti intorno al 1380-85, la mano di A. è ravvisabile invece nel S. Giorgio che beve il veleno, nel Battesimo di Sevio, nella S. Lucia davanti ai giudici (con un aiuto), nella S. Lucia trascinata dai buoi e nel Martirio della santa, mentre di un seguace di A. si possono ritenere il Martirio di s. Giorgio, il Crollo degli idoli, la S. Caterina sulla ruota. La recente scoperta di preziosi resti di affreschi nella Sala grande del palazzo scaligero di Verona evoca in certi medaglioni a chiaroscuro (per es.: la Faustina Seniore) il ricordo degli affreschi padovani. Altri affreschi poi in S. Vincenzo a Vicenza (che, secondo il Gerola, sarebbe altro edificio dall'omonimo edificio affrescato da A.) hanno qualche contatto con le opere padovane.
Studi recenti tendono poi a dilatare a scapito di Altichiero (e, secondo noi, eccessivamente) l'opera di A. in S. Giorgio. Persuasiva l'ascrizione ad A. (Bettini) di un Giudizio nel Salone di Padova; un po' meno quella del ritratto (guasto) del Petrarca al Liviano. A. appare pertanto il rappresentante di una cultura il cui ambito comprese forse Vicenza e Padova e che, intorno al 1380, serbò ancor vivo il ricordo della scultorea corposità e della suasiva facondia giottesca, ma il cui colore è già veneziano; distinguendosi in questo, nettamente, dal mondo di Altichiero e di Tommaso da Modena.
Fonti e Bibl.: M. Savonarola, Libellus de magnificis ornamentis regie civitatis Padue, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXIV, 15, a cura di A. Segarizzi, pp. 13, 44, 45; [M.Michiel], Notizia d'opere di disegno pubblicata da J. Morelli, Bologna 1884, pp. 10, 12, 78; G. Vasari, Le Vite... con nuove annotaz. e commenti di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 628, 634; F. Barbarano, Historia Ecclesiastica... di Vicenza, Vicenza1762, V, pp. 19 ss.;T. Riccardi, Storia dei vescovi vicentini, Vicenza1786, p. 145; A. Magrini, Notizie... della cattedrale di Vicenza, Vicenza1848, p. 127; P. Selvatico, Guida di Padova, Padova1842, p. 194; Id., Guida di Padova, Padova 1869, p. 27; E. Förster, I dipinti della cappella di S. Giorgio, Padova 1858; B. Gonzati, La basilica di S. Antonio, Padova 1852, I, pp. 272, 282; B. Bressan, Della invocazione di S. Vincenzo..., Vicenza 1977, p. 42; P. Schubring, Altichiero u. seine Schule, Leipzig1898; G. Biadego, Il pittore Jacopo da Verona e i dipinti in S. Felice..., Treviso 1906; A. Venturi, Storia dell'arte ital., V, Milano1907, pp. 980 ss.; J. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A history of painting in Italy, London 1908, III, pp. 225 ss.; G. Gerola, Alcune considerazioni intorno al pittore Avanzo, in Boll. del Museo Civico di Padova, XII(1909), pp. 28 ss.; L. Testi, La storia della pittura veneziana, I, Bergamo 1909, p. 284 ss.; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, IV, The Hague1924, pp. 124 ss.; L. Coletti, Tomaso da Modena…, in Boll. d'arte, IV (1924-25), pp. 291 ss.; E. Sandberg Vavalà, La pittura veronese, Verona 1926, passim; L. Coletti, Altichiero e A., in Rivista d'arte, XIII (1931), pp. 303 ss.; F. Filippini, Per la storia dell'antica pittura bolognese, in Il Comune di Bologna, XVIII(1931), pp. 8-17, 10 ss. (estr.);S. Bettini, Giusto de' Menabuoi, Padova 1944, pp. 63 ss., 122; L. Coletti, I primitivi, III, Novara1947, pp. 46 s.; P. Toesca, Il Trecento, Torino1951, pp. 782 ss.; E. Arslan, Catalogo…, Vicenza, I, Le Chiese, Roma1956, p. 26; L. Coletti, La Mostra da Altichiero a Pisanello, in Arte Veneta, XII(1958), p. 250; E. Arslan, Altichiero e Avanzo, in Enc. Univ. dell'arte, I, Venezia-Roma s.d. [ma1958], coll. 226-229; P. Pettenella, Altichiero e la pittura veronese del Trecento, Verona1961; G. L. Mellini, La "pala grande" di Altichiero..., in Critica d'arte, VI(1959), pp. 313 ss.; E. Arslan, in Diz. Biogr. degli Ital., II(1960), p. 557 (sub voce Altichiero); U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, II, p. 270.