AVALOS
. Famiglia spagnola, di cui un ramo si trasferì nell'Italia meridionale alla metà del Quattrocento. Infatti, Inico d'Avalos, figlio di Rodrigo d'Avalos conte di Ribadeo, seguì a Napoli Alfonso d'Aragona, che lo rese ricco e potente procurandogli il matrimonio con Antonella d'Aquino marchesa di Pescara e contessa di Loreto e di Monteoderisio, dopo che si resero impossibili le già divisate nozze con Enrichetta Ruffo, erede del marchesato di Cotrone, della contea di Catanzaro e di molti altri beni in Calabria. Inico, di poi, si schierò in favore di Ferdinando che aiutò nelle guerre contro gli Angioini, i Baroni, i Turchi, i Veneziani, sia con le armi, sia assumendo difficili incarichi diplomatici. E con lui s'inizia la grandissima fortuna della sua famiglia, fra le più importanti del Cinquecento sia per le cariche che ricoprirono i suoi membri, sia per le grandi parentele da essi contratte, sia infine per il loro mecenatismo verso le arti, che fece delle loro case famosi luoghi di riunione di letterati. Il primogenito di Inico, Alfonso, che combatté contro Carlo VIII, fu ucciso a tradimento da uno schiavo moro nel 1495 Rodrigo, conte di Monteoderisio, ottenne da Ferdinando II il marchesato del Vasto nel 1496; ma, essendo egli morto senza eredi e prima di prenderne possesso, re Federico diede il feudo al fratello Inico nel 1497. Dipoi, caduto il regno nelle mani della Spagna, i D'Avalos aderirono subito al suo partito e si mantennero fedeli ai re spagnoli, cui diedero il braccio e la mente dei due più grandi e più famosi componenti la famiglia: Ferdinando Francesco e Alfo1iso. Il primo (1490-1525), marchese di Pescara, figlio d'Alfonso, è il famoso vincitore della battaglia di Pavia (1525), al quale, durante la congiura del Morone, arrise per un momento il sogno d'innalzare la propria casa sul trono indipendente di Napoli (v. pescara, marchese di). Dalla moglie, la famosa Vittoria Colonna, non aveva avuto figli; quindi il marchesato di Pescara passò a suo cugino Alfonso marchese del Vasto (1502-46), figlio di Inico, famoso condottiero delle truppe imperiali di Carlo V contro i Francesi, e successore del Di Leva come governatore di Milano (v. vasto, marchese del). Dei figli, l'erede fu Ferdinando Francesco (morto nel 1571), marchese di Pescara e del Vasto, gran camerlengo del regno di Napoli come suo padre (la famiglia tenne tale carica per due secoli) e viceré di Sicilia dal 1568 al 1571; Inico, gran cancelliere del regno, fu poi cardinale; Cesare fu suo successore come gran cancelliere del regno; Carlo ottenne il principato di Montesarchio già concesso al padre. I più importanti feudi e titoli della casa passarono poi ad Alfonso, figlio di Ferdinando Francesco, che servì nelle Fiandre come generale di cavalleria, meritando la collana del Toson d'oro. E sua erede fu la figlia Isabella che sposò il cugino Inico figlio di Cesare. Ma siccome anche il principato di Montesarchio si rese disponibile, la famiglia D'Avalos si divise nei discendenti di Cesare in due rami, di Inico e del fratello Giovanni. Inico ebbe Vasto e Pescara che trasmise ai suoi eredi; i due titoli separati per alcuni anni, si trovarono poi uniti nella persona di Cesare; Giovanni ottenne Montesarchio che lasciò al suo primogenito Andrea, mentre il principato di Troia cadeva nelle mani del secondogenito Francesco. Nel Seicento i D'Avalos erano già in decadenza. Ebbe particolare fama soltanto Andrea principe di Montesarchio; egli fu dapprima uno dei capi della congiura antispagnola del 1648, promossa per dare a Giovanni d'Austria la corona del regno di Napoli, e poi divenne gran sostenitore di Spagna: la servì nelle guerre di Portogallo (1660) e di Messina, e ne difese la causa nel '701 in Napoli contro coloro che s' erano schierati in favore di Carlo. Seguì invece il partito austriaco, in quell'occasione, Cesare, marchese del Vasto e di Pescara, che, privato dei suoi beni da Filippo V, li riebbe nel 1707 da Carlo VI e che, alla propria morte, nel 1729, lasciò erede il ramo dei D'Avalos principi di Troia. Ricorderemo infine che ai D'Avalos passarono i famosi sette arazzi sulla battaglia di Pavia, opera di Bernardo van Orley e dati a Carlo V dai mercanti di Bruxelles: arazzi che, per dono d'uno dei D'Avalos, sono oggi posseduti dal Museo Nazionale di Napoli.
Bibl.: Per la famiglia, in genere, v. S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, I e II, Firenze 1615-51; F. Campanile, L'armi o vero insegne de' nobili, Napoli 1690; J. W. Imhof, Genealog. Italiae et Hispaniae, Norimberga 1701; per i principi di Montesarchio, E. Ricca, la nobiltà delle Due Sicilie, II, Napoli 1859-79. Per il primo Inico cfr. Volpicella, Regis Ferd. I instruct. liber (1916); per Andrea princ. di Montesarchio il saggio dello Schipa, in Arch. stor. Nap., n. s., IV-VI (1918-20).