AUTUN (Augustodunum; v. S 1970, p. 123)
L'impossibilità di organizzare campagne di scavo programmate, contestuali a definiti programmi di ricerca urbanistica, ha connotato con un carattere di casualità le conoscenze acquisite su A. nell'ultimo ventennio, legate agli eventuali interventi di emergenza determinati da lavori edilizi; inoltre l'intenso estendersi della città moderna negli anni '60 (quartieri Saint-Jean-République, Saint-Andoche e Croix-Verte) ha causato la distruzione di intere zone della colonia romana senza che siano stati eseguiti rilievi e fotografie.
Seppur in tali contingenze, si va ora ricomponendo la trama urbanistica di Α., città conosciuta in precedenza per lo più nel suo aspetto monumentale.
A. era collocata al centro di un articolato sistema stradale il cui asse principale era costituito dalla Via di Agrippa (che conduceva da Lione a Boulogne attraversando Chalon- sur-Saône, A. stessa, Auxerre, Sens e Beauvais): quest'ultima, percorrendo la città in senso NO-SE dalla Porta di Roma alla Porta di Arroux, costituiva il cardo maximus (1570 m). Alcuni lavori edilizi intrapresi nell'area dell'ospedale hanno consentito nel 1984 di scoprire un altro tratto (rispetto ai 10 m già individuati nel 1980 in Rue Jambe-de-Bois) del rifacimento del cardo in età costantiniana: costituito da grandi blocchi di granito locale, raggiunge una larghezza di 8 m ed è costeggiato da marciapiedi in terra battuta larghi m 3.
Lungo il cardo maximus, di fronte al moderno edificio degli Ateliers d'Art - corrispondente a c.a un'insula dell'antica A. - sono stati messi in luce due muri disposti in senso parallelo alla strada e alcuni elementi architettonici che hanno permesso la ricostruzione di un portico ad arcate su pilastri, forse collegato ad altri edifici, il quale restituisce, seppur con frammentarietà, un aspetto caratteristico del paesaggio urbano di A. rinnovatosi durante il regno di Costantino: le gallerie coperte che fiancheggiavano le vie principali e ricordate sovente nei Panegirici (IV, 9; ν, 20).
Un ambito in cui si stanno progressivamente acquisendo distinte informazioni è quello domestico privato.
Nel 1965 alcuni lavori edilizi condotti in Rue de La Grille hanno rivelato un edificio costituito da una grande sala con sistema a ipocausto, attorno alla quale sono disposti altri ambienti di minori dimensioni. Nella sala centrale, terminante con una parete absidata (diam. 4 m), sono stati trovati i frammenti di un mosaico policromo, la cui ricomposizione ha reso leggibile la decorazione figurata: entro un riquadro geometrico sono rappresentati il poeta greco Anacreonte, seduto, e alcuni versi accanto alla sua testa in campo aperto. L'iscrizione - databile epigraficamente sul finire del II sec. - è un utile documento della diffusione della cultura greco-latina nelle province galliche.
Appartengono sempre a una domus gli ambienti scoperti nel quartiere Les Cités che è compreso nell'isolato 126 del piano geometrico dei resti di Α.: attorno a un cortile servito da pozzi si dispongono a Ν tre stanze con sistema a ipocausto, mentre altre due a E e a O sono provviste di focolari; il ritrovamento di 14 bronzetti raffiguranti Tétrico, Vittorino e Claudio II fa credere che gli ambienti furono utilizzati almeno fino alla metà del III sec., data a cui la casa non sopravviverà a lungo.
Il maggior contributo alla conoscenza dell'architettura domestica di A. è stato apportato dalla scoperta di due prestigiose domus nel 1985 nell'area degli Ateliers d'Art, grazie a una serie di scavi pianificati fin dal 1973 e proseguiti sotto la Direction des Antiquités Historiques: si tratta della domus di Balbius Iassus, personaggio identificato attraverso una dedica alla dea Tutela trovata nella casa, e della «domus de l'étui d'or», così nominata in riferimento a un astuccio dorato recante l'iscrizione ΕΥΦΟΡΙ colà ritrovato.
La parte scavata della casa di Balbius Iassus lascia chiaramente intendere che la domus era una costruzione - con ambienti di servizio - che si articolava attorno a due grandi sale di rappresentanza (A, B), un cortile con pozzi e una sala absidata. La sala A (superficie conservata 6,30 X 5,50 m) raggiungeva probabilmente 10 m di lunghezza e aveva un pavimento in opus sectile a pseudoemblema in bianco e nero, di cui restano alcuni frammenti. Anche la sala Β (superficie conservata 9 X 5,20 m) è pavimentata con un pregiato opus sectile a grandi lastre marmoree. Il cortile era forse quadrato, con lato di 10 m, e pavimentato in cementizio. La sala absidata (superficie conservata 8,75 X 5,50 m) aveva un pavimento a mosaico sotto il quale si è trovato un sistema a ipocausto.
Con la differenza che seguiva la pendenza del suolo invece di essere tutta sullo stesso livello, la casa «de l'étui d'or» era anch'essa composta da ambienti serviti da sistema a ipocausto e pavimentati con mosaici, tra cui di qualche interesse è quello della sala R (12,20 X 6,40 m) a soggetto marino policromo su fondo bianco. Più interessante è la sala S (5,65 X 4 m) con un pregiato opus sectile incorniciato su tre lati da una larga banda in opus signinum.
Entrambe le domus sono state costruite su edifici preesistenti di età augustea e rasi al suolo in un periodo di tempo compreso tra l'età flavia e l'inizio del II secolo. La fase di abitazione è testimoniata almeno fino al terzo quarto del III sec. da un'avvertibile sequenza di trasformazioni e riutilizzi, mentre negli ultimi decenni del secolo ci fu un irreversibile abbandono a cui seguì la trasformazione dell'area in zona artigianale.
L'aspetto quasi lussuoso delle due domus, unito alla presenza della porticus prospiciente, permette di caratterizzare questa parte della città romana come destinata a un ceto abbiente e collocata in posizione centrale nel contesto urbanistico.
L'insieme dei dati fin qui raccolti, oltre che servire alla conoscenza dell'edilizia domestica, permette di puntualizzare il procedere dei programmi edilizi in rapporto agli avvenimenti storici, un rapporto talvolta non privo di mutualità. Si può così comprendere che la colonia augustea non fu occupata per intero: un intenso programma edilizio fu avviato in età flavia, e certe zone saranno costruite soltanto a partire dal II sec. avanzato. L'abbandono di molti edifici nella seconda metà del III sec. si può mettere in relazione con la distruzione della città avvenuta nel 269 a opera di rebelles Gallicani (Paneg., VIII, 4,2), che secondo una recente esegesi (Lassandro), erano una massa di diseredati (Bagaudae, v. Paneg., V, 4,1) che misero a sacco la città dopo la rivolta contro i ricchi borghesi e i proprietari terrieri; la ripresa nel secondo decennio del IV sec. trova la sua giustificazione storica nell'attenzione che Costantino rivolse ad A. su pressione di alcuni notabili locali, permettendo la riapertura delle scuole di retorica e la rinascita della cultura classica che nel giro di pochi anni ritorneranno nel loro stato asfittico sotto la minaccia delle invasioni barbariche.
Per ciò che riguarda la parte monumentale di Α., è assai significativo che la zona circostante il c.d. Tempio di Giano abbia offerto ancora conferma della sua destinazione pubblica e cultuale. Già nel 1976, attraverso una ricognizione aerofotografica, era stata individuata la pianta completa di un secondo teatro nella località Le Haut du Verger, mentre di recente, in seguito ad alcuni saggi di scavo nel quartiere extra muros di La Genetoye, si sono messe in evidenza le fondamenta di una costruzione isolata di forma quadrangolare con lato di il m, con due piccole ante sul lato frontale. Per le caratteristiche della pianta, la posizione isolata e l'orientamento (E-O), l'edificio ha tutti i caratteri di un piccolo tempio la cui fondazione non si può stabilire con precisione cronologica, pur essendo desumibile il periodo di uso dalla presenza di classi ceramiche che si distribuiscono nell'arco dei primi tre secoli dell'impero.
Il luogo di un'intensa e diversificata attività artigianale è stato rivelato da scavi nella zona NE di A. a ridosso dell'antica cinta muraria, dove in Rue des Pierres - già nota per il ritrovamento di un forno per ceramica - è stato individuato un complesso di officine artigianali destinate alla ceramica, al bronzo e al ve- tro, la cui posizione decentrata, dovuta a provvedimenti contro il rischio di incendio presi in età flavia, resta per ora un unico caso di zoning nella A. romana.
Il principale approvvigionamento idrico della città era legato a due acquedotti: quello di Montjeu lungo 6,2 km, interessante per la presenza di un sistema a 24 cascatelle con cui si correggeva la ripidità della pendenza, e quello di Mondru lungo 3,84 km.
Negli ultimi anni si sono avuti progressi nella ricerca su A. paleocristiana: nella chiesa di Saint-Pierre-L'Estrier, sulla via per Besançon, che accolse le spoglie dei primi vescovi (e presso la quale nel 1839 fu scoperto l'epitaffio acrostico di Pictorios, attestante l'origine della prima comunità cristiana tra il II e il III sec.), si è potuta riconoscere una sequenza stratigrafica dal I sec. a età altomedievale con adattamento degli edifici pagani alla nuova destinazione per il culto cristiano.
Aree di necropoli a inumazione sono state rinvenute a NE, all'esterno della Porta Saint-André, e a SE, fuori la Porta di Roma e di Arroux.
Ad A. è presente anche una discreta attività scultorea la cui tradizione sembra continuare in età medievale (complesso scultoreo di Gisleberto nella cattedrale di Saint- Lazare). Tra le recenti acquisizioni si possono menzionare due pilastri in calcare tenero ritrovati all'angolo tra Rue de La Grille e Rue de la Grande Vertu, dei quali uno presenta quattro divinità di prospetto, Mercurio, Fortuna, Marte, Ercole - con i relativi attributi - disposte tra pilastrini con capitelli a fogliame e stagliate su un fondo simulante una costruzione a blocchi squadrati. L'altro, che ha la medesima impostazione, presenta Mercurio, Apollo, Minerva ed Ercole posti tra archetti su pilastrini con capitelli a testa d'ariete.
Musei. - Il Musée Rolin è sorto dalla fusione nel 1955 del Museo dell'Hotel-de-Ville aperto nel 1839 e del Museo della Société Eduenne fondata nel 1836. Le collezioni riguardanti l'archeologia e la storia locale furono raccolte già nel 1878 dalla Société Eduenne nell'Hotel Rolin (edificio del XV sec. situato in Rue des Bancs 5), dove ancora oggi si trovano. Le collezioni del museo sono ripartite in quattro sezioni principali: archeologia regionale, arte medievale, pittura e storia locale. Gli oggetti esposti nella sezione archeologica sono in maggioranza provenienti da A. e dalla regione: si tratta di stele funerarie, sarcofagi, mobilio, ecc.
Il Musée Lapidaire Saint-Nicolas, annesso al Musée Rolin, è stato creato nel 1861. Vi si trovano elementi architettonici romani ed epigrafi.
Bibl.: In generale: E. Thevenot, Autun, cité romaine et chrétienne: histoire, monuments, sites, Autun 1932; Canonico D. Grivot, Autun, Lione 1967; C. Vuillemot, Regards sur 19 siècles d'urbanisme autunois, Autun 1971; A. Rebourg (ed.), Sept siècles de civilisation gallo-romaine vus d'Autun, Autun 1985; M. Pinette, A. Rebourg, Autun (Saône-et-Loire). Ville gallo-romaine, Musée Rolin et Musée Lapidaire (Guides Archéologiques de la France, 12), Autun 1986; M. Pinette (ed.), Autun-Augustodunum, capitale des Eduen. Autun 1985 (cat.), Autun 1987, con ricchissima bibl.; P. M. Duval, Originalité d'Autun gallo-romaine. Travaux sur la Gaule. 1946-1986, II, Roma 1989, pp. 1045-1048.
Sui singoli ritrovamenti: Una rassegna degli scavi compare su ogni numero di Gallia secondo una suddivisione regionale, compartimentale e cittadina (Borgogna-Saône-et-Loire-Autun). Più in particolare: R. Chevallier, Autun gallo-romaine (Caesarodunum, Suppl. IX), Tours 1969, p. 8 ss.; M. Blanchard, A. Blanchard, La mosaïque d'Anacréon à Autun, in REA, LXXV, 1973, p. 268 ss.; D. Lassandro, Betavica o Bagaudica rebellio? (A proposito di Pan. Lat. V, 4,1 e VIII, 4,2), in Giornale Italiano di Filologia, n.s., 1973, pp. 300-308; M. Blanchard-Lemée, Quelques mosaïques d'Autun, in La Mosaïque gréco-romaine. II Colloque International pour l'étude de la mosaïque antique, Vienne 1971, Parigi 1975, pp. 301-305; J. P. Guillaumet, Note sur 2 blocs à 4 dieux découverts à Autun, in RAE, XXX, 1979, pp. 147-150; C. Richet, Autun antique et médiévale, in ArcheologiaParis, 148, 1980, pp. 54-61; AA.VV., Autun foyer d'art antique et médievale, in DossAParis, 53, 1981, p. 8 ss.; A. Rebourg, M. Bernard, Fouilles dans l'ilot 126 d'Augustodunum, in Mémoires de la Société Eduenne, LIV, 1982, 2, pp. 85-95; A. Olivier, A. Rebourg, Un portique monumental le long du cardo maximus à Autun, in RAE, XXXVI, 1985, pp. 334-338; M. Blanchard-Lemée, A. Olivier, A. Rebourg, Deux maisons à pavements d'Augustodunum (Autun, Saône-et-Loire), in Gallia, XLIV, pp. 121-149; A. Rebourg, Dernières découvertes à Autun, in ArcheologiaParis, 214, 1986, pp. 47-53; id., Un atelier de verriers à Autun (Saône-et-Loire), in Ilèmes Journées d'étude de l'Association française pour l'archéologie du verre, Rouen 1987, pp. 68-79; A. Rebourg, Exploration des sites par radio-magnéto-tellurique, in The Engeneering Geology of Ancient Works, Monuments and Historical Sites, Actes du Symposium International, Athens 1988, Rotterdam 1988, p. 1103 ss.; A. Olivier, A. Rebourg, Un nouveau temple gallo-romain à La Genetoye, Autun (Saône-et-Loire), in RAE, XL, I, 1989, pp. 111-114; A. Rebourg, Un atelier de verrier gallo-romain à Autun (Saône-et-Loire), ibid., pp. 249-258.
Sulle testimonianze paleocristiane e medievali: C. Sapin, Les tombes des premiers éveques et l'occupation chrétienne du cimitière d'Autun, Archéologie du site, in Actes du 109e congrès national des sociétés savantes. La Bourgogne I, Dijon 1984, Parigi 1984, pp. 113-129; C. Sapin, B. K. Young, W. Berry, Saint-Pierre l'Estrier (Autun, France), in Gesta, XXV, 1986, 1, pp. 39-46; E. Vergnolle, in EAM, II, 1991, pp. 738-743, s.v.