autonegazione
s. f. Negazione, mortificazione di sé stessi.
• Hugo Ball, fondatore del Cabaret Voltaire a Zurigo, col quale nasce il Dadaismo, esortava a non credere all’esistenza della sua persona e diceva di «simulare con grande sforzo un’esistenza reale»: negava cioè beffardamente in se stesso l’Io compatto e unitario, cardine del pensiero, della cultura e della società borghese, dei suoi valori, pregiudizi, tabù, divieti. Questa parodistica autonegazione ‒ riportata da Piergiulio Taino nell’incisivo saggio che accompagna la sua ottima versione del romanzo di Ball Flametti o del dandismo dei poveri (1918) ‒ è forse la chiave di Ball e del movimento dadaista, della loro programmatica ricerca di instabilità e incertezza, della loro fuga da ogni identità definita. (Claudio Magris, Corriere della sera, 24 marzo 2006, p. 47) • All’origine del capitalismo come fenomeno diffuso, infatti, secondo [Max] Weber, un individualismo fatto di abnegazione e sistematicità era sorretto da un’etica dell’autonegazione ascetica, che finiva per trasformarsi in veicolo illuminato e rinvigorente per il bene comune. (Roberto Faben, Messaggero, 23 agosto 2010, p. 17, Cultura & Spettacoli) • Ci voleva uno così per fare quello che i potenti della Terra, nei loro sempre più irrilevanti festival delle vanità come i G20, non riescono a fare: trovare una voce che attraversi gli oceani d’acqua e di rancori. E che meriti di essere ascoltata. Era stato accolto con molta indifferenza, e con un retrogusto di ironia, l’appello di Francesco alla giornata di digiuno, a quel piccolo gesto di autosacrificio e di autonegazione che è in tutte le religioni, da quelle che noi chiamiamo «primitive» a quelle teologicamente più complesse, una forma intensa e fisica di preghiera e devozione. (Vittorio Zucconi, Repubblica, 8 settembre 2013, p. 1, Prima pagina).
- Composto dal confisso auto-1 aggiunto al s. f. negazione.
- Già attestato nella Stampa del 10 ottobre 1929, p. 7, Ultime notizie (G. P.)