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autogestione

di Stefano De Luca - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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autogestione

Stefano De Luca

Governare la propria impresa o la propria scuola

Il termine autogestione nasce nel 20° secolo e deve la sua fortuna a due fenomeni: un particolare modello di economia socialista, realizzato nella ex Iugoslavia a partire dagli anni Cinquanta e incentrato sull'autogestione delle aziende da parte dei lavoratori, e le contestazioni studentesche sviluppatesi nei paesi occidentali dal 1968 in poi, che hanno spesso condotto all'autogestione di scuole e università

Autogestione e democrazia

Nell'idea dell'autogestione agisce il principio tipicamente democratico dell'autogoverno, secondo il quale le decisioni che riguardano un determinato gruppo spettano a tutti i componenti di quel medesimo gruppo. I movimenti del Sessantotto sostenevano che il principio dell'autogestione doveva essere applicato non solo alla politica ‒ che gli individui dovevano fare in prima persona, partecipando direttamente alle assemblee senza farsi rappresentare da altri ‒ ma anche agli altri aspetti della vita sociale, come l'economia, la formazione, la cultura e così via.

Secondo questo modello, le decisioni sul futuro di un'azienda ‒ investimenti, spese, innovazione tecnologica ‒ non devono essere prese dai manager scelti dal proprietario (sia esso un privato o lo Stato), ma da tutti quelli che lavorano nell'azienda stessa. Se invece consideriamo una scuola o un'università, qui le decisioni strategiche ‒ i programmi e l'organizzazione dei corsi, le norme di comportamento, le modalità d'esame ‒ non devono essere prese dai docenti, ma da tutti coloro che studiano e lavorano in quella scuola o università. In sostanza, qualsiasi gruppo autogestito deve essere governato da un Consiglio o Assemblea dove siedono, con eguale diritto di voto, tutti coloro i quali fanno parte di quel gruppo, a prescindere dalle loro funzioni e quindi dalle loro competenze.

Questa generosa idea egualitaria si è però in genere scontrata con un formidabile ostacolo, cioè con il fatto che le decisioni di natura aziendale, scientifica o culturale richiedono elevate competenze, che soltanto pochi individui hanno il desiderio o la capacità di acquisire, e una conoscenza approfondita dei problemi da risolvere, che soltanto la specializzazione in un determinato lavoro può dare.

Autogestione e socialismo

L'autogestione socialista, teorizzata negli anni Cinquanta dallo iugoslavo Milovan Djilas e realizzata nei successivi vent'anni, si presentava come una sorta di 'terza via' tra il socialismo di tipo sovietico, caratterizzato dal ruolo dominante dello Stato, e il capitalismo occidentale, incentrato sulla proprietà privata.

Secondo i teorici dell'autogestione, l'economia socialista non doveva essere integralmente pianificata e diretta dallo Stato, ma doveva lasciare alle singole imprese la possibilità di autogestirsi. In tal modo, il sistema economico avrebbe migliorato la sua produttività perché i lavoratori, chiamati a decidere sul futuro della loro impresa e a dividerne profitti e perdite, avrebbero trovato gli stimoli per produrre di più e meglio; allo stesso tempo, tale risultato non avrebbe cancellato la natura 'socialista' del sistema, giacché le imprese rimanevano di proprietà della società e non di singoli individui.

L'autogestione prevedeva che ogni impresa fosse governata da un'Assemblea generale dei lavoratori, che prendeva le decisioni strategiche, e da un Consiglio operaio, che gestiva la produzione e si serviva, come braccio operativo, di una Direzione composta da manager e tecnici.

Alla lunga il sistema dell'autogestione ‒ che destò interesse anche in Occidente, come alternativa al socialismo di stampo sovietico ‒ non si rivelò capace di fornire buoni risultati economici, sia perché i poteri locali continuarono a intervenire nella vita economica, sia perché la 'democratizzazione' dell'economia non fu accompagnata dalla 'democratizzazione' della politica, nella quale rimase il dominio del partito unico, il Partito comunista.

Vedi anche
Impresa privata Sul piano giuridico, l’impresa è un insieme di atti che, seppure soggetti singolarmente alla disciplina generale prevista per ciascuno di essi, nel loro insieme comportano l’assoggettamento di chi li esercita anche a una disciplina particolare, il cosiddetto statuto dell’imprenditore. L’attività di ... individuo Ogni singolo ente in quanto distinto da altri della stessa specie; in particolare, l’uomo considerato nella sua singolarità. diritto Nel diritto internazionale, il tema della condizione giuridica dell’individuo è discusso soprattutto in relazione alla tutela internazionale dei diritti umani. Ci ... università università Istituto scientifico e didattico di ordine superiore che ha potere di conferire un riconoscimento giuridico particolare a chi ha fruito dell’insegnamento impartito all’interno di esso dai docenti delle varie materie. 1. Le universita degli studi nella storia Nell’antichità classica non ... azienda economia L’azienda può essere definita come un’organizzazione di persone e beni economici ovvero, con accento dinamico, come un sistema di forze economiche, che sviluppa nell’ambiente con cui interagisce processi di produzione e/o di consumo, a favore dei soggetti economici che vi cooperano.  ● Il concetto ...
Categorie
  • FORME E STRUMENTI DI GOVERNO in Scienze politiche
  • DIRITTO DEL LAVORO in Diritto
Vocabolario
autogestióne
autogestione autogestióne s. f. [comp. di auto-1 e gestione]. – La gestione di un’impresa (agricola o industriale) da parte dei lavoratori mediante organi rappresentativi, eletti dai lavoratori dell’azienda stessa; con questa accezione,...
autogestire
autogestire v. tr. [comp. di auto-1 e gestire] (coniug. come gestire). – Condurre un’impresa o altro settore di attività col sistema dell’autogestione: a. una fabbrica, una scuola. Più frequente, con sign. analogo, il rifl. autogestirsi,...
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