AUTOCTISI
. Parola composta dal gr. αὐτός "stesso" e κτίσις (che negli scrittori ecclesiastici è il nome tecnico della creatio divina ex nihilo), e significante quindi "fondazione, posizione, creazione di sé". Coniata da B. Spaventa, ha assunto particolare importanza nella terminologia filosofica dell'idealismo attuale di G. Gentile. Tipicamente, vale a designare il concetto con cui, in tale sistema, viene risolto il problema della conciliazione delle due opposte esigenze, metafisiche e gnoseologiche, dell'universalità e dell'individualità, vive in tutto lo sviluppo del pensiero antico, medievale e moderno, fin da quando Socrate ebbe messo in luce la funzione organizzatrice del concetto rispetto alla molteplicità degl'individui e Platone l'ebbe ipostatizzata nell'esistenza oltremondana delle idee, lasciando ad Aristotele la cura di unificare i due termini antitetici nella sua concezione del "sinolo", individuo composto di forma universale e di materia particolare. La filosofia medievale, affaticandosi intorno alle difficoltà della posizione aristotelica, si trovò di fronte al problema del "principio d'individuazione", cioè dell'attribuzione della facoltà costitutiva dell'individuo o all'elemento universale o a quello particolare; e, in quanto asserì l'esistenza metafisica degli universali o, al contrario, li considerò mere costruzioni schematiche dell'intelletto umano o addirittura nomi e flatus vocis, si distinse da una parte in "realismo" e dall'altra in "concettualismo" e "nominalismo". Nel pensiero moderno, la grande antitesi si proseguì idealmente nell'opposizione di ogni forma di apriorismo a ogni forma di empirismo. Col concetto di autoctisi, l'idealismo attuale risolve il problema, trasferendolo dal campo del pensiero astratto, in cui universale e individuo sono contemplati oggettivamente come entità logiche antitetiche, a quello del pensiero concreto, cioè assolutamente soggettivo e manifestantesi nel suo atto medesimo, in cui l'universalità si rivela come la stessa infinità della coscienza e l'individualità come il contenuto definito in cui insieme quell'infinità si determina. In tale autocoscienza infinita del sé finito s'identificano così universale e particolare, realizzando l'individuo, non più come oggetto, bensì come soggetto e spirito: identificazione che non si risolve naturalmente in un identificato, ma resta un perenne identificarsi. Così la positività dell'individuo, del reale, del mondo, irraggiungibile quando si parta dalla sua astratta antitesi ideale, si conquista in quanto essa stessa, di positività oggettiva e statica, si fa soggettiva e dinamica, autoposizione, autoctisi.
Bibl.: G. Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro, 4ª ed., Bari 1924, cap. VIII; V. La Via, L'idealismo attuale di G. Gentile, Trani 1925, 133 segg.