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Austria

di Adolfo Cecilia, Georg Rabuse - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Austria

Adolfo Cecilia
Georg Rabuse

. Ai tempi di D. l'A. (‛ Ostarrichi ', onde Österreich ' dal 996; v. OSTERLICCHI) era configurata nei feudi di A. - corrispondente in grandi linee ai territori occupati attualmente dalla Bassa e dall'Alta A. - di Stiria e di Carniola. Da non molto tempo, dopo alterne vicende storiche, era iniziato il dominio degli Asburgo; nel 1282, infatti, Rodolfo I aveva investito dei feudi di A., di Stiria e di Carniola i figli Alberto e Rodolfo.

D. nomina l'A., chiamandola Osterlicchi, in If XXXII 26 Non fece al corso suo sì grosso velo / di verno la Danoia in Osterlicchi, né Tanaï là sotto 'l freddo cielo, e si serve dell'immagine del Danubio e del Don, gelati nel periodo invernale, per illustrare il grande spessore del ghiaccio della Caina.

All'area linguistica del jo (VE I VIII 4) appartiene senz'altro anche l'A. (Revelli, Italia 52); così le ripe tedesche che il Danubio abbandona passando nel territorio ungherese (Pd VIII 66) sono da intendersi come terre d'Austria.

Lo stato plurinazionale, anzi, al suo apice, super-nazionale, qual era l'impero austro-ungarico, ha fortemente determinato la fortuna di D. in Austria. Nelle provincie di lingua tedesca - parte delle quali doveva poi costituire l'attuale Repubblica Federale Austriaca - la conoscenza di D. si sviluppa su una larga scala in perfetta armonia con gli altri paesi germanici, tanto che sembrerebbe vano stabilire divergenze essenziali in merito fra l'A. e la Germania. D'altra parte, l'A. ebbe per secoli il vantaggio di annoverare fra i suoi cittadini dei difensori particolarmente privilegiati della cultura italiana: sono essi che, soprattutto dall'epoca romantica in poi, impongono un potente stimolo per il risveglio degli studi danteschi e la crescente ammirazione per l'opera poetica di Dante.

Fino allo Sturm und Drang, ultima fase del preromanticismo europeo, la poesia di D. era poco conosciuta in Austria. Si è voluto scoprire un'influenza del viaggio dantesco all'oltretomba nella visione infernale del poeta tirolese Oswald von Wolkenstein (1377-1445). Nel periodo rinascimentale la cordiale accoglienza fatta dall'imperatore Massimiliano II a Lodovico Castelvetro ha suggerito l'idea che l'autore della Sposizione di 29 canti della Commedia fosse stato, verso il 1570, uno degl'iniziatori di studi danteschi a Vienna. Però nel clima intellettuale dei poeti cesarei del Settecento (Apostolo Zeno, Pietro Metastasio, ecc.) e del trionfo dell'Illuminismo l'opera dantesca è sommersa nell'oblio, nonostante il diffuso interesse con il quale la vita di corte austriaca si apre alla cultura italiana. Tuttavia il principe Eugenio di Savoia arricchisce la sua biblioteca di manoscritti e incunaboli della Commedia che passeranno più tardi alla biblioteca imperiale, l'attuale Biblioteca Nazionale Austriaca.

Le singole fasi attraverso le quali D. è rientrato nella coscienza poetica dei Tedeschi durante lo Sturm und Drang e alla soglia del Romanticismo sono note. I principali promotori, tutti appartenenti al movimento, ne furono Lebrecht Bachenschwanz, cui dobbiamo la prima versione completa della Commedia in prosa; Johann Nicolaus Meinhard, che trattò Del valore del poema triplo di D., e ne tradusse ampi brani; Johann Wilhelm von Gerstenberg, che compose la tragedia Ugolino di gusto shakespeariano.

I veri e propri promotori tedeschi dello studiò e dell'amore per D., i fratelli August Wilhelm e Friedrich Schlegel, soggiornarono - il primo nel 1808, il secondo dal 1808 in poi per più di un decennio - a Vienna, dove un pubblico interessato assisteva alle loro lezioni universitarie. Ambedue si erano già allora espressi sul genio di D. con pubblicazioni entusiaste. In un saggio del 1791, August, allora ventiquattrenne, aveva dichiarato D. il suo " poeta preferito ", di cui vantava " l'umana eccellenza " che lo " rendeva indipendente dal fato ". La Commedia fu esaltata come un poema di fronte al quale tutte le altre opere dei contemporanei sembravano " non solo in Italia, ma in tutta l'Europa mostri o nani ". L'articolo del 1795 pubblicato sulle " Horen ", dove lo Schlegel aveva analizzato per la prima volta in tedesco tutto l'Inferno, e una sua traduzione parziale in terzine aggiuntavi suscitarono un'ampia risonanza. August fu anche fra i primi a sentire la forza del simbolismo della Commedia, che gli permetteva di adottare principi romantici conciliando la poesia con i luoghi orribili e ripugnanti dell'opera. Nel corso viennese Sull'arte e la letteratura drammatica, D. divenne per lui " il padre della poesia moderna ", più grande di Virgilio: un'asserzione che provocò per es. le critiche di Joseph Schreyvogel nel " Wiener Sonntagsblatt ". Anche per F. Schlegel, D. era già nel 1800 il " santo fondatore e padre della poesia moderna " (Gespräch über die Poesie). Nel suo corso viennese Geschichte der alten und neuen Literatur si trovano le note osservazioni erronee sul ghibellinismo di D. e anche, quasi preannuncio della critica di B. Croce, la distinzione fra brani spiccatamente poetici e altri scolastici che diminuirebbero l'essenza poetica della Commedia. Nonostante ciò F. Schlegel esalta D. come " il sommo poeta cristiano " che seppe " rappresentare apparizioni celesti e rapimenti paradisiaci in maniera realmente concreta e veramente poetica ".

Nei primi decenni dell'Ottocento, le idee propagate dai fratelli Schlegel determinano il crescente interessamento a Dante. Alois Gleich (1772-1841) drammatizza l'episodio di Ugolino; Ignaz Kollmann pubblica nel 1826 la prima fra le vite drammatizzate del poeta; Franz Grillparzer (1791-1872) si mostra fin dal 1822 impressionato della drammaticità della Commedia. Tuttavia negli Studien zur italienischen Literatur del 1845 egli si confessa incapace di apprezzare Purgatorio e Paradiso, mentre l'Inferno lo " incanta come tutta la gente ". Il numero dei poeti ispirati da D. aumenta dal 1840 in poi. Meritano di essere ricordati il tirolese Adolf Pichler (1819-1900), la cui epopea Fra Serafico denota l'influenza di D.; e la sua poesia D. in Trient (1896) è una commovente testimonianza del desiderio di veder riunite l'Italia e l'A. in un'emulazione pacifica nel campo dell'arte e della poesia.

Prima fra le traduzioni della Commedia fatte da Austriaci è quella di J.B. Horwarter e K.F. von Enk (1830-31) in prosa. Più importante è la traduzione in versi compilata nel 1865 dalla viennese Josefa von Hoffinger, prima fra le traduttrici della Commedia e anche prima a porre la sua firma come membro della " Deutsche Dante-Gesellschaft " fondata nello stesso anno. Nella medesima occasione del sesto centenario dantesco il poeta Robert Hamerling (1830-1899), traduttore di Leopardi, scrisse a Trieste un patetico elogio di Dante. E conosciuta l'ammirazione di Rainer M. Rilke (1875-1926) per D.; sfortunatamente la sua traduzione della Vita Nuova si è perduta durante la prima guerra mondiale. La più recente e insieme la più poetica traduzione della Commedia uscita in A. è quella di Benno Geiger del 1960-61.

Nell'ambito del giornalismo letterario si trovano parecchi noti srittori che dedicarono diversi saggi critici o di attualità a Dante. Fra i più rinomati sono Richard von Kralik (1852-1934) che scrisse fra l'altro un articolo D. und der Weltkrieg (1917), Stefan Zweig (1881-1942) che pubblicò in occasione del sesto centenario della morte del poeta due articoli nella " Neue Freie Presse " e nel periodico " Das Inselschiff ". Karl Kraus (1874-1936) criticò con veemenza nella " Fackel " (1923) la traduzione della Vita Nuova fatta da Rudolf Borchardt. A Lernet-Holenia (nato nel 1897) dobbiamo una traduzione del sonetto Oltre la spera che più larga gira (1927) e saggi su D. und die deutsche Romantik, e D. und Petrarca.

I veri e propri studi danteschi in A. s'iniziano con Adolfo Mussafia (v.). Primo dantista a Graz (dal 1857 al 1875) fu il veneto Antonio Lubin, a Innsbruck il comparatista Arturo Farinelli (dal 1896 al 1905). Fra i grandi nomi giova poi menzionare Leo Spitzer (1887-1960). Studiosi austriaci che hanno dedicato gran parte delle loro ricerche a D. sono Rudolf Palgen, cattedratico di romanistica a Graz (dal 1943), Robert L. John, professore titolare a Vienna (dal 1950), e Georg Rabuse, professore ordinario all'università di Vienna (dal 1965).

Bibl. - J. Sofer, D. und Österreich, in " Moderne Sprachen " X (1965; con bibliografia dettagliata, cui si rinvia); H. Rheinfelder, Nascita e sviluppo della Società Dantesca Germanica, G. Rabuse, Die neuere Danteforschung in Österreich, L. Renzi, Gli studi danteschi di Adolfo Mussafia, M. Puppo, Gli scritti danteschi di Leo Spitzer, tutti nel volume miscellaneo D. e la cultura tedesca (Convegno di Studi Danteschi, Corsi Estivi 1965 in Bressanone, a c. di L. Lallarini), Padova 1967; H. Rüdiger, Presenza animatrice di D. nella letteratura tedesca, estratto dal " Cristallo ", Bolzano, s.d. (ma 1966). In occasione delle commemorazioni dantesche del 1965 sono usciti: Innsbrucker Vorträge zu D., in " Innsbrucker Beiträge zur Kulturwissenschaft " XXIII (1967); Th. Ostermann, D. in Germania e nei Paesi di lingua tedesca (1922-1964), in D. nel mondo, a c. di V. Branca ed E. Caccia, Firenze 1965, 183-227 (con ampia ma incompleta bibliografia).

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