AUSTERLITZ
. Cittadina della Moravia (oggi Slavkov, v.). Deve la sua fama all'essere stata teatro di una delle più memorabili battaglie dei tempi moderni; forse la più rapida e decisiva fra tutte quelle napoleoniche.
L'esercito russo che, comandato dal vecchio generale Kutuzov, fatta massa attorno a Brunau fino dal 22 ottobre 1805 si era raccolto sulla linea dell'Inn, saputo della capitolazione di Ulma (17 ottobre), aveva iniziato una lenta ritirata allo scopo di coprire Vienna e di guadagnare tempo e spazio per attendere l'arrivo dell'armata d'Italia (arciduca Carlo), di quella del Tirolo (arciduca Giovanni) e i rinforzi russi. Incalzato da vicino, aveva però dovuto rinunciare a coprire Vienna, decidendosi a passare sulla sinistra del Danubio. Con una bella ritirata Kutuzov riuscì a sfuggire all'accerchiamento tentato da Napoleone e ripiegò in Moravia, riunendosi dal 20 al 26 ottobre ad Olmütz (Olomouc) ai rinforzi russi e agli austriaci. Napoleone, che, occupata senza contrasto Vienna il 13 novembre, era passato in Moravia con una parte soltanto delle sue forze, mostrò di voler entrare in trattative, dando la sensazione di cercare di sfuggire la battaglia, sicché gli alleati decisero di attaccarlo, movendo da Olmütz su Brünn, dov'egli era entrato il 20 novembre. Napoleone, uscito da Brünn, avanzò oltre Austerlitz, ritirandosi poi a ovest di esso per aspettare il nemico sul terreno che aveva prescelto. Il 30 novembre i due eserciti erano a fronte, distanti appena 4 km. l'uno dall'altro: i Russi e gli Austriaci sulla destra della Litava; i Francesi sulla destra del ruscello paludoso Goldbach. Tra i due ruscelli il terreno si eleva con l'altipiano di Pratze (Pratec), gruppo di poggi così nominato dal villaggio che si trova a mezza costa in un burrone. I punti dominanti sono lo Stari-Vinohrad e il poggio di Pratze. Le alture erano scoperte; facili i pendii; i valloni impaludati allora per le piogge e in parte coperti di ghiaccio. Gli alleati non conoscevano le posizioni e le forze dei Francesi perché coperte dall'altopiano di Pratze: Napoleone, invece, dal poggio detto dai Francesi le Santon e dall'altipiano di Pratze, il giorno precedente alla battaglia aveva scorto le posizioni nemiche e bene studiato il terreno. Egli, inoltre, ritirando gli avamposti dalla Litava e sgombrando Austerlitz, aveva confermato gli alleati nel convincimento che volesse ritirarsi per timore di essere attorniato a dritta e tagliato da Vienna, e li aveva indotti con ciò ad aggirare la sua destra. Per evitare lo scoraggiamento delle sue truppe, Napoleone, con provvedimento nuovo nella storia, aveva, nell'ordine del giorno, spiegato a esse il piano della battaglia, annunziando che "mentre i nemici marceranno per aggirare la mia destra, essi mi presenteranno il fianco". E così fu. Nella fredda e oscura notte, dai campi degli alleati poterono udirsi le formidabili grida che dai Francesi si levavano ad acclamare l'imperatore percorrente i bivacchi. La lotta stava per impegnarsi. Erano dalla parte alleata 86.000 combattenti (113 battaglioni e circa 200 squadroni); di essi solo 14.000 erano Austriaci; i Francesi erano 74.000 (93 battaglioni, 80 squadroni e circa 200 pezzi). Combattevano con l'esercito francese due battaglioni italiani della guardia reale, due battaglioni corsi e una parte delle truppe piemontesi (un battaglione cacciatori del Po, il 26° cacciatori a cavallo e il 21° dragoni). Presenti fra le truppe erano l'imperatore Alessandro I di Russia, l'imperatore Francesco II e Napoleone I. La giornata di Austerlitz fu perciò chiamata "battaglia dei tre imperatori". Ma in realtà i due imperatori alleati non esercitavano un comando effettivo, né erano sostituiti da un unico capo responsabile: e ciò a cagione delle diffidenze e delle gelosie dei generali di varie nazionalità e anche delle reciproche antipatie dei gregarî. Nel campo francese, invece, regnava la più perfetta unità di comando nelle mani di Napoleone.
La mattina del 2 dicembre 1805, primo anniversario dell'incoronazione dell'imperatore dei Francesi, gli alleati movevano alla battaglia. Il loro disegno, architettato dal generale Weirother, era quello di portare avanti la sinistra, dove più denso era lo schieramento, contro l'ala destra francese (sud), mentre la parte minore attaccherebbe la sinistra nemica. Le due ali dovevano poi ricongiungersi sulla destra del Goldbach e ributtare i Francesi, cercando di tagliarli fuori da Vienna. Era, in sostanza, un attacco per le due ali, su circa 18 km. di fronte, il quale lasciava un vuoto nel mezzo di circa 4 km., che doveva essere coperto da 80 squadroni di cavalleria. Napoleone, intuito il disegno del nemico, si proponeva di irrompere con la massa principale delle sue forze sul centro degli alleati, isolarne la sinistra e avvolgerne e distruggerne la destra. Per effetto di tale disegno si può dire che la destra francese, non molto forte, comandata dal maresciallo Davout, combattesse contro la sinistra russa una sua separata battaglia.
Alle sette del mattino incominciò il movimento generale degli alleati, favorito dalla nebbia: alle otto la nebbia si dissipò, ed alla chiara luce del sole (il leggendario "sole di Austerlitz") Napoleone poté osservare il movimento del nemico. La prima delle cinque colonne che costituivano la sinistra dagli alleati, comandata dal generale Dochturov, cacciava la destra francese da Tellnitz, ma non riusciva a sboccare dal villaggio: la seconda e terza s'impadronivano di Sokolnitz, ma ne erano poi rigettate. In una lotta, continuata furiosamente per gran parte della giornata attorno a Tellnitz e Sokolnitz, Davoust, con forze assai inferiori, contrastò con ottimo successo il passo del Goldbach, sventando la parte principale del disegno nemico. Alle otto la quarta colonna russa di z8 battaglioni, con la quale era Kutuzov, si avanzò da est verso il margine dell'altopiano di Pratze; ma mentre stava per occuparlo fu attaccata dal centro francese (Soult), lanciato al giusto momento da Napoleone. Il corpo di Soult, rinforzato dai granatieri di Bernadotte della riserva generale, combattendo con grande impeto, s'impadroniva del poggio di Pratze e dello Stari-Vinohrad, mettendo in rotta i Russi verso la Litava: quindi, con un cambiamento di fronte a destra, si volgeva contro il fianco e il tergo della sinistra nemica (prima, seconda e terza colonna) fronteggiate da Davout.
Intanto (verso le 8) anche la sinistra francese (Lannes e Murat) s'avanzava alla battaglia contro la più debole destra russa - 12 battaglioni e 4500 cavalli - comandata dal generale Bagration, il quale, dopo una lunga ed eroica resistenza e nonostante l'aiuto della cavalleria di Lichtenstein, fu battuto e isolato da un rapido cambiamento di fronte a sinistra delle truppe di Lannes. Al centro la guardia russa del granduca Costantino, ivi accorsa, fu rigettata su Austerlitz dalle truppe di riserva di Bernadotte e Bessières.
Così, verso l'una pomeridiana, l'ala destra e il centro russo erano messi press'a poco fuori causa, e contro l'ala sinistra, isolata e come racchiusa nel piano, piombava lo sforzo principale del centro francese. La seconda e la terza colonna degli alleati, prese sul fianco destro e trattenute sul fronte da Davout, furono poste in piena rotta e in parte deposero le armi. Testimone della sconfitta delle due colonne, il valoroso generale Dochturov, comandante la prima colonna, rannoda alle sue truppe gli avanzi di quelle e, presa posizione innanzi agli stagni di Mönitz (Měnín) e Satochan e pur continuando a trattenere Davout, arresta per più di un'ora l'avanzata vittoriosa di Soult. Ma Napoleone, dalla cappella di S. Antonio, preparato l'attacco con una grande batteria, lancia la fanteria a un assalto generale. I Russi, addossati agli stagni e rigettati indietro a folla, si precipitano sulla diga che separa i due stagni, ove, schiacciati dal fuoco micidiale e vicino dell'artiglieria leggiera francese, sono gettati nello stagno di Monitz coperto di uno strato di ghiaccio. Il ghiaccio non regge al peso e molti annegano; uguale sorte incontra sullo stagno di Satschan una colonna d'artiglieria che tentava ritirarsi per un'antica diga sommersa. La notte, presto sopraggiunta oscurissima, impedì un inseguimento a fondo: i vincitori bivaccarono sulle posizioni tenute il mattino dagli alleati. Le perdite dei Francesi ascesero a 6-7000 uomini, di cui 2000 morti. Gli Austriaci perdettero circa 6000 uomini (più di 1/3 del loro effettivo), e i Russi non meno di 21.000, di cui 10 a 11 mila prigionieri.
Alla sera Napoleone percorse l'intiero campo di battaglia, felicitando capi e soldati, ai quali indirizzava poi il suo famoso proclama. Due giorni dopo la battaglia, l'imperatore d'Austria si recava personalmente al castello di Austerlitz a parlamentare con Napoleone, dal quale ottenne il 6 dicembre una tregua che fu presto seguita dalla pace di Presburgo (26 dicembre), stipulata senza l'intervento dei Russi.
Bibl.: Alembert-Colin, La campagne de 1805 en Allemagne, Parigi 1902-1908; Mayerhoffer v. Bedropolje, Die Schlacht bei A., 1912.