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AUSSENZIO

di Giovanni Galbiati - Enciclopedia Italiana (1930)
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AUSSENZIO ('Αυξήντιος, Auxentius)

Giovanni Galbiati

Vescovo ariano di Milano, predecessore di S. Ambrogio. Nato in Cappadocia, aveva esercitato il ministero presbiterale in Alessandria al tempo del vescovo usurpatore Gregorio (339-345). Fu presto uno dei favoriti dell'imperatore Costanzo, che, dopo la morte di Costante, nella sua opera di diffusione dell'arianesimo in Occidente, insediò Aussenzio sulla cattedra vescovile di Milano il 355, subito dopo il concilio di Milano, tenuto nel luglio dello stesso anno, e mentre papa Liberio. S. Ilario di Poitiers e altri vescovi ortodossi dell'Occidente venivano inviati in esilio. Gli antichi scrittori cristiani sono unanimi nell'affermare il carattere d'intrusione nella chiesa milanese, di questo vescovo insediato mediante la forza dall'autorità politica, e nel dipingere Aussenzio con i colori più foschi, come eretico fautore aperto e convinto dell'arianesimo, gran faccendiere, nemico dei vescovi di fede ortodossa, scaltro, ma senza cultura. Egli era già stato accusato di molti delitti compiuti nel periodo presbiterale in Alessandria, e nel concilio di Rimini pare che taluni avessero formulato la proposta di condannare Aussenzio come vescovo. E più tardi S. Ilario di Poitiers e S. Eusebio dì Vercelli si erano adoperati perché l'intruso venisse scacciato dalla sede usurpata; il che tuttavia non avvenne, perché l'imperatore Valentiniano I, non credendo eretico Aussenzio, gli accordò la sua protezione e lo mantenne nella sede. Ma, nonostante la continuata protezione dell'ìmperatore e benché in ultimo si fingesse cattolico, Aussenzio venne condannato come eretico in un concilio romano indetto da papa Damaso nel 372. Dopo la condanna Aussenzio visse ancora due anni, essendo tuttavia presente a Milano S. Filastrio, il futuro vescovo di Brescia, venuto per mantenere i fedeli sulla retta via. Morì nel 374.

Bibl.: F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300: la Lombardia: Milano, Firenze 1913; v. anche ambrogio, santo, e arianesimo.

Vedi anche
Dionìsio di Milano, santo Arcivescovo di Milano (351), per aver difeso nel concilio di Milano (355) il simbolo di Nicea e s. Atanasio, fu, per ordine dell'imperatore Costanzo, deposto e relegato in Armenia dove morì (prima del 362). S. Ambrogio ne fece trasferire (375-76) il corpo a Milano, nella chiesa che prese il nome del ... Agostino, Aurelio, santo Dottore della Chiesa, filosofo e teologo, vescovo d'Ippona e santo (Tagaste in Numidia, od. Sūq-Ahras in Algeria, 13 nov. 354 - Ippona, od. Bona, 28 ag. 430); fu uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa occidentale, detto "il Dottore della Grazia".  La sua opera ha segnato la storia della religiosità ... Cappadocia (gr. Καππαδοκία) Regione storica dell’Asia Minore, confinante a E con l’Armenia, a S con l’Antitauro e il Tauro di Cilicia, a O con la Licaonia, a N con la Galazia e il Ponto. È elevata, montuosa, scarsa di precipitazioni, in massima parte stepposa e abitata da nomadi. È attraversata dal fiume Kızıl ... eresia Dottrina che si oppone, in modo contraddittorio, diretto e immediato, a una verità rivelata e come tale proposta a credersi dalla Chiesa. Non può invece dirsi eretica una posizione dottrinale, che si limiti a impugnare una conclusione teologica, una definizione o fatti connessi alla verità rivelata. Nel ...
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    Vescovo ariano di Milano (n. in Cappadocia - m. Milano 374), chiamato dall'imperatore Costanzo a sostituire a Milano il cattolico Dionisio (355); nonostante la viva opposizione cattolica e le condanne conciliari (Rimini 359, Roma 372), grazie al favore dell'imperatrice Giustina, riuscì a mantenere la ...
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