ausarsi
. Intransitivo pronominale: " abituarsi ", " fare l'abitudine ", " prendere l'abitudine " a ben fare e a rifrenare le... passioni (Cv IV XXI 14) o, al contrario, a fallare (XXV 4), secondo il linguaggio scolastico, con evidente reminiscenza aristotelica. In contesto più colloquiale appare in If XI 11 Lo nostro scender conviene esser tardo, / sì che s'ausi un poco in prima il senso / al tristo fiato, e Pd XVII 11 perché t'ausi / a dir la sete, sì che l'uom ti mesca. È usato senza verbo dipendente e senza complemento di termine, ma con un meco di compagnia, in Pg XIX 23, dove parla la dolce serena del v. 19: qual meco s'ausa, / rado sen parte, cioè non " chi si abitua a me ", bensì " chi si abitua alla mia compagnia, al mio amore, a vivere con me "; cfr. infatti Benvenuto: " quicumque facit sibi habitum per longam consuetudinem in ipsis voluptatibus "; e il Serravalle: " quicumque mecum conversatur ".