AURUNCI
. La voce latina Aurunci deriva dalla base greca Αυσονικοί, che per il rotacismo, il quale assai per tempo invalse nella regione campana, sonò Auronici e per sincope Auronci, Aurunci. Tale derivazione era già nella coscienza storica degli antichi, giacché Servio (ad VII Aen., 206 e 727) riferisce che gli Aurunci eran detti Ausones dai Greci. E se Plinio (Nat. Hist., III, 9, 4) distingue gli Aurunci dagli Ausonî, gli è perché in tempi storici così gli uni come gli altri costituivano due distinte unità politiche. La felice intuizione di Aristotele (Polit., VII, 9 e 10), che cioè gli Ausonî appartenessero alla stessa stirpe degli Opici, va intesa nel senso che gli Ausonî mantennero il nome epicorio di lor gente, la quale dai popoli finitimi, Greci, Latini e Sabelli, fu invece chiamata degli Opici ovvero Osci. Che costituissero un'unità politica distinta, benché appartenenti alla grande famiglia degli Ausonî o Osci, risulta da Livio, il quale riferisce (VIII, 16) che i Romani dapprima debellarono gli Aurunci e, dopo, anche gli Ausonî, se però non si tratta, come qualche moderno ritiene, di doppio resoconto di uno stesso fatto. Abitavano l'estrema parte meridionale del Lazio (Plin., Nat. Hist., III, 9, 4; Solin., II, 3), di qua e di là dal Liri (Garigliano), tra i monti di Rocca Monfina e il Mar Tirreno. Il grammatico M. Valerio Probo (ad Verg. Bucol. praef., ed. Keil, Halle 1848) tramanda che in età remotissima gli Aurunci possedessero altresì Reggio. Si può spiegare siffatta testimonianza con l'eccessiva espansione attribuita dagli antichi agli Ausonî nella penisola, e con l'influsso delle leggende dovute alla colonizzazione calcidese nelle regioni dei Bruttii e degli Ausonî.
La capitale degli Aurunci si chiamò Aurunca dal nome del popolo; e gli avanzi di essa si crede di poterli riconoscere sul monte Santa Croce, che è di quelli appunto che costituiscono il massiccio di Rocca Monfina. Si diceva fondata da Ausone, figlio di Ulisse e Calipso (Fest. apud Paul. Diac., p. 18, ed. Müller); e forse da tale leggenda il Niebuhr fu indotto a supporre che la metropoli degli Aurunci si chiamasse anche Ausona nel tempo storico. Ma Livio ben distingue le due città, attribuendo agli Aurunci le città di Aurunca e di Suessa Aurunca (VIII, 15 e 16) e agli Ausonî quelle di Cales, Ausona, Minturnae e Vescia (IX, 25). Chi accetta quindi la tradizione liviana riterrà che gli Aurunci, distaccatisi dai fratelli Ausonî e costituitisi in unità politica, abbiano dato alla metropoli il loro nome etnico rotacizzato.
La tradizione riferisce di antichissime guerre dei Romani con gli Aurunci nel 505 e 495 a. C. (Liv., II, 16-17; 26-271.). In terreno assai più solido ci troviamo con la notizia liviana (VII, 28) della vittoria romana sugli Aurunci il 345 a. C., poco prima nell'anno in cui, secondo la tradizione, s'iniziò la sanguinosa e lunga guerra sannitica. Nel 340 a. C. Tito Manlio Torquato, console per la terza volta, insieme con Publio Decio Mure trionfò de Latinis, Campanis, Sidicinis et Auruncis, giusta la testimonianza delle Tabulae triumphales capitolinae; e Livio (VIII, 15) tramanda che Tito Manlio accettò allora la capitolazione degli Aurunci. Livio (VIII, 15) riferisce inoltre che, scoppiata poco dopo guerra tra i Sidicini e gli Aurunci, questi, che invano avevan chiesto aiuto ai Romani, furono costretti, per paura del nemico che incalzava, ad abbandonare Aurunca, e rifugiarsi con le donne e i figliuoli nella loro colonia di Suessa, che si affrettarono a fortificare. L'antica metropoli Aurunca fu presa e distrutta dai Sidicini, nel 337 a. C. Suessa da allora fu cognominata Aurunca, sia perché nuova metropoli degli Aurunci, sia per distinguerla dall'omonima città dei Volsci Suessa Pometia. Con l'antica metropoli perì anche il nome di Aurunci, sostituito da quello di Sutessani, come risulta dalle monete (Head, Hist. num., p. 26). Ai critici moderni, però, il racconto liviano, base di questa ricostruzione, offre gravi difficoltà e dà adito a non lievi dubbî.
Bibl.: Th. Mommsen, Unterital. Dialekte, Lipsia 1850, pp. 109, 116; Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1883, I, p. 531 segg.; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, pp. 406-407 e passim; A. Sogliano, Disegno storico della Campania antic, in Atti della Società italiana per il progresso delle scienze, 1924; E. Pais, Storia della Sicilia e della Magna Grecia, Torino 1894, cap. I, passim; E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, I, Milano 1924, cap. II.