AURISINA
Comune in provincia di Trieste comprendente il centro di Duino, con un territorio ricco di acque e di cave di calcare frequentato con continuità fin dalla preistoria.
I resti più antichi sono riferibili al Paleolitico Inferiore (riparo di Visogliano, con resti di Homo erectus) e Medio (grotta Pocala), mentre mancano testimonianze del Paleolitico Superiore. Altre grotte (Benussi, Edera, Caterina, Azzurra) documentano il Mesolitico, caratterizzato da un forte sviluppo del popolamento. Per tutti questi periodi sono attestate industrie litiche di vario tipo. Il Neolitico (datazioni calibrate con C14 tra la fine del VI e la metà del V millennio) e l'Eneolitico, noti esclusivamente da depositi in grotte (Pettirosso, Mitreo), presentano interessanti facies ceramiche la cui genesi e i cui rapporti con produzioni di aree limitrofe sono ancora da chiarire. Il Bronzo Medio è rappresentato da abitati sulle alture (castellieri di Ermada, Ceroglie, Flondar, Visogliano, Slivia), che durano fino al V-IV sec. a.C. Agli inizi del I millennio risale l'insediamento sul mare di Duino, che dura ancora oltre la fine dei castellieri. La cultura materiale dei castellieri presenta, per il Bronzo Medio, legami con l'Istria, senza escludere contatti con le facies delle palafitte e delle terramare padane. Con il Bronzo Recente aumentano le affinità con l'area occidentale friulana e veneta, che diverranno preponderanti con il progredire dell'Età del Ferro.
Il calcare carsico, presente in abbondanza nella zona e sporadicamente usato nei castellieri, fu valorizzato dai Romani che lo utilizzarono per l'edilizia e la scultura. L'attività estrattiva, ignota alle fonti letterarie, è documentata da iscrizioni (CIL, ι2, 2214 e p. 1095) e da rinvenimenti archeologici. Il trasferimento del calcare dall'altopiano carsico al mare avveniva forse su piani inclinati di lastre di piombo (tracce a monte di Canovella), l'imbarco probabilmente negli approdi di Canovella e Sistiana.
La diffusione del calcare di A. è documentata da Tergeste sino a Pavia; ad Aquileia sembra utilizzato dall'inizio del I sec. a.C., anche se qui mancano sistematiche analisi petrografiche. Alla stessa epoca risalgono le numerose presenze romane in prossimità della costa (Villaggio del Pescatore, Duino); coeva sarebbe anche la statio dell'Aquileiense portorium (Cic., Font., 1, 2), che, in base a due iscrizioni (CIL, ι2, 2215-2216 e p. 1095 s.) è ipoteticamente localizzata a Prepotto. Della strada proveniente da Aquileia costituiscono sicure testimonianze tracce del ponte sul Locavaz, costruito o restaurato dalla Legione XIII prima del 9 a.C., e i numerosi tratti di solchi carrai che ne indicano il percorso verso Sistiana e Tergeste con un diverticulum in direzione di un insediamento del I sec. a.C. a Duino, forse identificabile con il castellum Pucinum di pliniana memoria (Nat. hist., ni, 127; XIV, 8, 60). Lungo tale percorso a monte delle risorgive del Timavo si conservano i resti di un esteso edifìcio con raffinati mosaici a tessere bianche e nere, sorto agli inizi del I sec. a.C. e ristrutturato in età augustea; in esso è forse da individuare la stazione di Fontes Timavi indicata dall'Itinerarium Antonini e dalla Tabula Peutingeriana.
In una caverna alle falde del Monte Ermada che domina le risorgive del Timavo, frequentata sin dal Neolitico, è stato rinvenuto un mitreo, sconvolto da una violenta distruzione. Il discutibile restauro non si fonda su dati archeologici; non è nota, infatti, all'interno dell'ambiente caratterizzato dai soliti due banconi, la posizione originaria delle piccole are votive e delle due stele mitraiche con il consueto repertorio iconografico. Monete e lucerne, assieme a vasellame ceramico di importazione orientale (sigillata orientale Β e C) e africana, permettono di datare il santuario fra l'inizio del II e il V sec. a.C.
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