AUREOLO (Aureŏlus)
Uno dei cosiddetti trenta tiranni sorti nell'Impero romano nel sec. III dopo Cristo. Della sua vita non ci restano che notizie frammentarie, non facili a ridurre sotto un ordine cronologico ben sicuro. Alcune di esse sono dubbie o false, come false sono le monete a lui attribuite: né si può essere persuasi dell'autenticid dell'epigrafe metrica greca, posta nel Pons Aureoli, di cui uno scrittore antico pretende di conservarci la traduzione latina, poi a sua volta ritradotta in greco.
Aureolo era nativo della Dacia e venne su dal nulla, come parecchi altri di quel tempo, grazie all'anarchia militare che travagliava l'Impero, mentre le incursioni dei barbari ne desolavano in vasta parte i territorî. Egli appare la prima volta in Pannonia come comandante della cavalleria, sotto gli ordini dell'imperatore Gallieno: combatté contro l'usurpatore Ingenuo e contribui validamente alla vittoria di Mursa (Osijek in Slavonia; 258 d. C.). Poi nell'Illirio sconfisse i due Macriani, il padre e il figlio imperatore, il cui esercito passò nelle sue mani. Ma già, secondo alcune notizie, Aureolo sarebbe stato allora imperatore, e la vittoria sui Macriani sarebbe dovuta a un suo legato di nome Domiziano. Se non che, Aureolo figura ancora come generale di Gallieno nella guerra contro Postumo, proclamato imperatore in Gallia: nella quale guerra ebbe il compito di difendere l'Italia da un eventuale tentativo da parte del ribelle. Ma Aureolo a sua volta si fece a Milano proclamare imperatore. Gallieno tornò dall'Illirio a reprimere la nuova sedizione ma prima di riuscirvi venne ucciso, mentre assediava Milano (268 d. C.). Gli succedette Claudio, a cui Aureolo si arrese; e indi a poco fu ucciso. Sulla sua fine esistono differenti versioni. Una delle quali riferisce che Aureolo morì in conflitto con Claudio, presso il ponte che ebbe appunto da lui il nome di Pons Aureoli (Pontirolo, sull'Adda). Ivi Claudio gli avrebbe fatto alzare un modesto tumulo, al quale doveva appartenere l'epigramma greco sopra ricordato. Questo epigramma è ispirato alla tradizione che Aureolo fosse ucciso contro il volere di Claudio. L'uccisore sarebbe stato Aureliano.
Bibl.: E. Klebs, Prosop. Imp. Romani, I, Berlino 1897, p. 219 seg.; W. Henze, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 2545 seg.