BIANCHI-GIOVINI, Aurelio
Nato a Como da Francesco Bianchi e da Maria Zoini il 25 novembre 1799. Il suo vero nome era Angelo Bianchi, che egli cambiò in Aurelio Bianchi-Giovini. Terminati gli studî, fu impiegato, come correttore delle stampe, nella Tipografia Elvetica, dalla quale passò alla Tipografia Ruggia e Comp. Nel n. 1 dell'anno 2° dell'Iride, giornale di Bellinzona, fu accusato d'aver rubato, il 18 dicembre 1835, dei libri di proprietà della tipografia e in seguito fu espulso dal Canton Ticino, ove si era dato al giornalismo, scrivendo dapprima nell'Ancora, poi nel Repubblicano di Lugano e nell'Amnistia di Gromo. Venuto a Milano, vi rimase fino al 1847, indi passò a Torino, ove fu nominato redattore-capo dell'Opinione, organo di un nucleo cospicuo di liberali lombardi e piemontesi, che uscì il 26 gennaio 1848. In esso si segnalò per le polemiche virulente contro la chiesa e per il patriottismo ardente e bellicoso, se pure non sempre riflessivo. Nel 1849, eletto deputato, fu rinnovata contro di lui l'accusa di ladro. L'8 febbraio del 1849 indirizzava una lettera alla Camera in cui dichiarava di non poter intervenire alle sedute finché gravava su di lui l'accusa. Assolto, partecipò alle lotte parlamentari con troppa vivacità e nel 1850, sotto il ministero d'Azeglio, per aver attaccato la Legazione austriaca a Torino e in particolare il barone Metzburg, i generali austriaci, l'arciduca Massimiliano, il papa, fu espulso dal Piemonte. Ma pochi mesi dopo, salito al ministero il Cavour, poté ritornare. Nel 1852, lasciata, per contrasto d'idee, la direzione dell'Opinione, fondò l'Unione in cui agitò le più ardenti questioni politiche e religiose. In libri e opuscoli varî criticò aspramente il Cantù per la sua Storia universale, si occupò di critica religiosa e di storia ecclesiastica con tendenza schiettamente anticlericale, suscitando vivaci repliche, quali quelle di "Uno studente di teologia" (Spropositi imprestati a San Pietro dal Bianchi-Giovini) e del P. Perego (Vita di Angelo Bianchi sedicente Aurelio Bianchi-Giovini). Il B.-G. fu una potenza nel giornalismo per la forza incisiva della polemica e per la vasta cultura storico-letteraria, ma del vero storico non ebbe il senso critico, né la serenità di giudizio. L'opera sua, vivacissima, risente tuttavia dell'improvvisazione e della disinvoltura giornalistiche. Morì a Napoli, ove aveva fondato La Patria, il 16 maggio 1862. La sua famiglia ebbe una sovvenzione annua di L. 2000 da re Vittorio Emanuele II.
Opere: Moltissimi gli scritti; i principali sono: Biografia di Fra Paolo Sarpi, Zurigo 1846; Storia dei Longobardi, Milano 1846; Critica degli Evangeli, Zurigo 1853; Storia dei Papi, Capolago, 1850-52, '57, '62; Milano, 1864, ecc.
Bibl.: E. Montazio, A. B. G., Torino 1862; V. Bersezio, Il regno di Vittorio Emanuele II, V, Torino 1889, p. 17 segg.; G. Ricciardi, Profili biografici, Napoli 1861, p. 20 segg.; E. Camerini, Profili letterarî, Firenze 1870, p. 79 segg.; L. Chiala, G. Dina e l'opera sua nelle vicende del Risorgimento italiano, Torino 1896, I.