CATANEO (Cattaneo), Aurelia
Nata a Napoli da Giuseppe e da Carolina Barberio nel 1864, compì gli studi presso il conservatorio S. Pietro a Maiella, dove ebbe maestro anche Emanuele de Roxas, compositore e insegnante di canto tra i più quotati del tempo. Il suo debutto come cantante, e precisamente come soprano lirico leggero, avvenne a Salerno nell'aprile 1881, dove interpretò la parte di Violetta nella Traviata:negli anni successivi si esibì soprattutto in teatri dell'Italia meridionale, dove di volta in volta cantò nella Lucia di Lammermoor (Napoli, Circo nazionale e teatro dei Fiorentini, 1881-82 e 1884), nella Linda di Chamounix e Barbiere di Siviglia (Napoli, teatro Sannazzaro 1882), in Rigoletto (Benevento e Napoli, teatro dei Fiorentini 1883 e 1884), in Faust di Ch. Gounod (Potenza, 1884) e altrove.
Dal 1885 in poi, consolidatasi la sua fama, cominciò sempre più frequentemente ad apparire sui palcoscenici dei più importanti teatri italiani, come interprete di ruoli che potevano mettere in risalto le sue nuove possibilità espressive come soprano drammatico. Nel 1885 cantò a Roma nei verdiani Un Ballo in maschera ed Ernani (teatro Costanzi); a Parma nella Aida, Gioconda e Marion Delorme di A. Ponchielli (teatro Regio, carn. 1885-86), a Messina nella Jone di E. Petrella e ne Il Trovatore (teatro Vittorio Emanuele, inv. 1887). Ma fu soprattutto grazie all'interpretazione della Gioconda al teatro Dal Verme di Milano (1887: opera che replicò lo stesso anno anche al teatro delle Muse di Ancona) - interpretazione salutata da un successo trionfale - che la C. conquistò definitivamente il consenso favorevole della critica e del pubblico. Successo e consenso confermati dalla straordinaria interpretazione del ruolo di Isotta in occasione della prima esecuzione italiana del Tristano e Isotta di Wagner (avvenuta al teatro Comunale di Bologna il 2 giugno 1888, sotto la direzione di Giuseppe Martucci): interpretazione che contribuì alla fortuna dell'opera.
Negli ultimi anni della sua brillante, anche se brevissima carriera, interpretò - spesso sotto la direzione dei più famosi direttori d'orchestra del tempo, come per es. Franco Faccio e Leopoldo Mugnone - i ruoli più diversi del repertorio operistico tradizionale e contemporaneo, riscuotendo ovunque larghi consensi per la straordinaria padronanza del registro acuto, oltre a qualche critica per quanto riguardava "l'intensità e l'emissione delle note medie" (Enc. d. Spett., col. 231). Interprete di Fidelia nell'Edgar di Puccini (prima rappresent. alla Scala di Milano sotto la direzione di Faccio, 21 apr. 1889: in un articolo di Antonio Gramola apparso sul Corriere della Sera della fine di aprile di quello stesso anno si legge tra l'altro, a proposito della canzone di Fidelia nel primo atto: "...La Cataneo l'ha detta stupendamente..."; Gara, in Carteggi..., p. 301, fu poi Nefta nella prima opera composta da Alberto Franchetti (Asrael, Milano, teatro alla Scala 26 dic. 1889: replicata ben 17 volte) e la protagonista di Spartaco di Pietro Platania (Napoli, teatro S. Carlo 29 marzo 1891). Dotata di una buona tecnica e di notevole sensibilità artistica, la C. si fece inoltre apprezzare - come si è già accennato - anche come interprete del repertorio verdiano, in particolare di Desdemona nell'Otello (in occasione della sfortunata ripresa dell'opera alla Scala il 17 febbr. 1889, e della prima rappresent. londinese), di Amelia nel Simon Boccanegra (ibid., 15 genn. 1890), di Elvira nell'Ernani (ibid.,25 marzo 1890), di Aida nell'opera omonima (Milano, teatro Dal Venne; Napoli, S. Carlo e Palermo, teatro Massimo nel biennio 1890-91): infine, di Gilda nel Rigoletto, rappresentato a Napoli nel febbraio 1891.
La morte di parto (era coniugata con Guglielmo Caruson), improvvisa e prematura, avvenuta il 27 dic. 1891 a Milano, troncò bruscamente una carriera che poteva portarle nuove e più mature soddisfazioni, anche se il giudizio pesantemente negativo di Verdi, a proposito della sua interpretazione nell'Otello, lascia qualche dubbio sulla sua effettiva grandezza.
In una lettera a G. Ricordi, del 18 febbr. 1889, Verdi infatti scriveva: "Il vostro telegramma poi mi fa supporre, malgrado gli elementi ottimi come voi dite, che non tutti sieno adatti alle rispettive parti salvo sempre Maurel; e credo che la Cattaneo stessa non valga molto nell'atto quarto. Ed allora? Se Otello è insufficiente; se manca il Quarto atto, cosa resta?" (cfr. Abbiati, p. 373). In un'altra lettera scritta da Verdi il 3 marzo dello stesso anno, dopo cioè il paventato fiasco della ripresa dell'opera summenzionata, il compositore tuonava contro l'intenzione dell'editore di ripresentare l'opera con gli stessi cantanti: "Il Teatro non avrà vantaggio alcuno e sagrificherà una seconda volta Otello! Non vi era che un rimedio: tre o quattro sere con De Negri e (non stupite) colla Pantaleoni; ché la Cattaneo è un po' stupidina anzi molto. Essa stessa si è battezzata tale quando vi disse: "Mi hanno detto di muovermi" etc. Per Dio, se avesse avuto un po' di buon senso avrebbe risposto che in un'Ave Maria non si grida, né si gesticola..." (ibid., p. 374).
Fonti e Bibl.: C. Clausetti, Tristano e Isotta… Notizie e doc., Napoli 1908, pp. 115-121; O. Tiby, Il Real Teatro Carolino e l'Ottoc. musicale palermitano, Firenze 1957, p. 450; Carteggi pucciniani, a cura di E. Gara, Milano 1958, pp. 29, 30, 35, 36; F. Abbiati, G. Verdi, IV, Milano 1959, pp. 365, 366, 373, 374; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del Teatro di S. Carlo, I, Napoli 1961, p. 91; W. Brockway-G. Weinstock, The World of Opera, New York 1962, pp. 472, 565; C. Gatti, Il Teatro alla Scala, I, Milano 1963, pp. 159 s., 163, 165; II, ibid. 1964, pp. 62 e 63; L. Trezzini, Due sec. di vita music. St. del Teatro Com. di Bologna, Bologna 1966, I, p. 28; II, p. 116; W. Ashbrook, The Operas of Puccini, London 1969, pp. 20, 44; G. Marchesi, ICantanti-Ottocento e Novecento, in Storia dell'Opera, III,1, Torino, 1977, p. 383; C. Schmidl, Diz. universale dei Musicisti, Supplemento, p. 174; Enciclopedia dello Spettacolo, III, coll. 230-31.