AURAE (Αὖραι)
Personificazioni delle dolci brezze. Secondo Ovidio (Met., vii, 837), Kephalos muove la gelosia di Prokris poiché canta Aura, la fresca aria del mattino. Secondo Plinio (Nat. hist., xxxvi, 29) Prassitele rappresentò Aurae velificantes sua veste. Un'anticipazione dell'Aura velificans è su uno sköphos italiota (di acquisto recente del Nicholson Museum di Sydney) della fine del V sec. a. C., che si avvicina per stile ai prodotti dell'officina del Pittore di Amykos. Qui una figura femminile col nome AYPA iscritto sul manto gonfiato dal vento è seduta su una roccia. Le figure femminili su cigno, raffigurate sul rovescio dei didracmi di Camarina (420-405 a. C.) coi manti svolazzanti sul capo, sono da considerarsi raffigurazioni delle A., e risalgono certo ad un prototipo scultoreo della metà del V sec. Da questo prototipo derivano anche le due figure femminili ai lati della Tellus nel rilievo dell'Ara Pacis. Queste due figure, coi veli svolazzanti sul capo, sedute l'una sulla pistrice, l'altra sul cigno, sarebbero da interpretarsi come le personificazioni della brezza marina e della brezza terrestre. Nell'arte figurata del mondo classico non abbiamo altre sicure testimonianze di rappresentazioni delle A.: sono state identificate come tali su alcuni monumenti delle leggiadre figure femminili, vestite di veli leggeri, gonfiati dal vento e con scialli svolazzanti sulla testa. Nella ceramica attica a figure rosse il vaso in forma di astragalo di Sotades raffigura delle fanciulle volanti, che si sono volute interpretare come Aurae. Forse con A. sono anche da identificare alcune fanciulle in dipinti pompeiani. Si è anche pensato alle A. per le fanciulle danzanti sulle onde nel cosiddetto Monumento delle Nereidi a Xanto e per le Nereidi raffigurate sugli acroterî del tempio di Asklepios ad Epidauro. Come Aura o Nereide è pure interpretata una statua femminile con le vesti svolazzanti dal Palatino, ora al Museo delle Terme. Su due urne etrusche con il mito di Atamante, sono raffigurate delle fanciulle che reggono un lungo oggetto ondulato, uno scialle mosso dal vento (?), che potrebbero indicare le esalazioni nebbiose della Beozia e si potrebbero interpretare come Aurae.
Monumenti considerati. - Vaso italiota: A. D. Trendall, The Gazette, University of Sidney, i, nr. 12, sett. 1956, p. 165 s., fig. 3; didracmi di Camarina (Ara Pacis): G. E. Rizzo, Aureae velificantes, in Bullettino della Commissione Archeologica del Governatorato di Roma, lxvii, 1939, (pubbi. 1940), p. 141 ss.; astragalo di Sotades: J. C. Hoppin, A Handb. of Attic Red-figured Vases, Cambridge (Mass.) 1919, ii, p. 435, n. 12; Hauser, in Furtwängler-Reichhold, Griechische Vasenmal., Monaco 1932, iii, p. 91 ss., tav. 136; J. D. Beazley, Attic Red-figure Vase-painters, Oxford 1942, p. 452, n. 15; dipinti pompeiani: W. Helbig, Kampanische Wandgemälde, Lipsia 1908, n. 103; monumento delle Nereidi a Xanto: Ch. Picard, Manuel de Archeologie grecque. La sculpture, Parigi 1939, ii, p. 849 ss., figg. 341-344; tempio di Asklepios ad Epidauro: C. Robert, Epidaure, 1935; Coll. Budé: G. Lippold, Handbuch, Die Plastik, tav. 79, 4; E. Paribeni, Museo Nazionale Romano. Sculture greche del V secolo, Roma 1953, p. 15, nr. 5; Ch. Picard, Études archéologiques grecques, École Hautes Études de Gand, 1938, p. 141 ss.; Ch. Picard, Manuel, p. 862; urne etrusche: E. Brunn-G. Körte, Le urne etrusche, ii, 1896, p. 211, tav. xcii, 3 5.
Bibl.: H. W. Stoll, in Roscher, I, c. 734, s. v. Aura, n. 2; F. Dümmler, in Pauly-Wissowa, II, 1896, c. 2425, s. v. Αὖραι; J. Six, in Journ. Hell. Stud., XIII, 1893, p. 121 s.