CLUENZIO, Aulo (Aulus Cluentius)
Accusò nel 74 a. C. il patrigno Atazio Albio Oppianico di aver tentato con la complicità di altri di avvelenarlo, per far ereditare i suoi beni dalla madre di C., Sassia, che l'aveva sposato in seconde nozze. Oppianico fu condannato all'esilio. Ma il processo, detto iudicium Iunianum dal nome del presidente del tribunale, destò fondati sospetti di corruzione, e divenne un'arma dei democratici per strappare ai senatori il privilegio dei giudizî. Anche Cicerone se ne servì nelle Verrine. Ma nel 66, chiamato a difendere C. dall'accusa di aver corrotto i giudici di Oppianico, e d'averlo poi avvelenato nell'esilio, sbrigatosi rapidamente dall'accusa di veneficio, dedicò la maggior parte della sua lunga orazione alla confutazione del secondo capo di accusa. Probabilmente entrambe le parti s'erano servite di mezzi illeciti, e Cicerone, svaniti i primi bollori, trovava che s'era esagerato. C. fu assolto.
Bibl.: W. Drumann e P. Groebe, Geschichte Roms, V, 2ª ed., Lipsia 1912, p. 389 segg.; E. Ciaceri, Cicerone e i suoi tempi, I, Milano 1926, p. 129 segg.; E. Costa, Cicerone giureconsulto, II, Bologna 1928, pp. 117-19, 121.