AULEO (gr. αὐλαία; lat. aulaeum o più spesso al plurale aulaea)
È il sipario del teatro antico. Si manovrava in senso contrario al nostro, poiché al principio della rappresentazione si abbassava facendolo sprofondare in un canale praticato lungo la fronte della scena: aulaea premuntur (Hor., Epist., II, 1, 189) e si rialzava al termine dello spettacolo: aulaea tolluntur (Ovid., Metam., III, 111).
Molto si discusse e si discute sulla presenza del sipario nel teatro greco. La sua esistenza fu negata da molti, ammessa da alcuni per l'età ellenistica; recentemente da varî studiosi ne fu dimostrata la necessità per le tragedie greche posteriori al 427. Una decisiva prova monumentale sarebbe stata trovata da G. E. Rizzo, che riconobbe la presenza di un canale per l'auleo lungo la fronte della scena greca nel teatro di Siracusa.
Tale canale è ancora visibile nei teatri romani di Ercolano, Pompei, Arles, Orange e altri. Nel teatro di Pompei esistono inoltre tracce di un meccanismo, in base alle quali fu formulata un'ingegnosa ma arrischiata ipotesi di manovra dal basso. S'ignora se l'apertura del canale venisse chiusa durante lo spettacolo e con quale mezzo.
Secondo Donato (De com., VIII, 8) il sipario fu usato per la prima volta in Roma nel 133 a. C., e allo scopo avrebbe servito un ricco tappeto proveniente dalla reggia di Attalo III, re di Pergamo, e passato in eredità al popolo.
Nel teatro romano esisteva anche il siparium, più piccolo, che si apriva probabilmente sui lati (Apul., Metam., I, 8; X, 29).
Bibl.: O. Navarre, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant. gr. et rom., III, 2., p. 1469; E. Reisch, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclop. der class. Altertumswiss., II, Stoccarda 1896, col. 2398. Per l'esistenza del sipario nel teatro greco: Alb. Müller, Lehrbuch der griechischen Bühnenalterthümer, Friburgo in B. 1886, p. 168 segg.; E. Bethe, Prolegomena zur Geswchichte des Theaters im Altertum, Lipsia 1896, p. 204 segg.; G. E. Rizzo, Il teatro greco di Siracusa, Milano 1923, p. 77 segg. Sul meccanismo del sipario: Fr. Mazois, Les ruines de Pompei, Parigi 1824-38, IV, p. 64.