RIGHI, Augusto
Fisico, nato a Bologna il 27 agosto 1850, morto ivi l'8 giugno 1921. Studiò a Bologna, ove conseguì il diploma d'ingegneria civile, e vi fu nominato assistente di fisica presso Emilio Villari nel 1872. Nel 1873 divenne professore all'Istituto tecnico di Bologna, nel 1880 fu nominato prima straordinario, poi ordinario all'università di Palermo, nel 1889 passò a Bologna, ove rimase sino alla fine. Ebbe la medaglia Matteucci nel 1882, la medaglia Hughes nel 1905. Fu socio effettivo della R. Accademia dei Lincei, membro corrispondente ed onorario di numerose accademie italiane ed estere. Nel 1905 fu nominato senatore del regno.
L'opera imponente del R., dispersa in più che 250 pubblicazioni, abbraccia quasi tutti i campi della fisica. Qui è riassunta per sommi capi.
Un primo gruppo di ricerche sperimentali intraprese in gioventù riguarda il comportamento degl'isolanti posti nei campi elettrici, e conseguentemente la teoria dei condensatori, dell'elettroforo e delle macchine a induzione. In un altro gruppo di lavori il R. cerca di riportare le varie forze elettromotrici a un'origine comune, che sarebbe l'elettricità di contatto: compaiono qui per la prima volta le idee generali sulla natura dell'elettricità, che poi saranno a base delle sue teorie. Un soggetto che lo interessava particolarmente, e a cui tornò spesso, era la teoria delle scintille elettriche, in cui aprì un vasto campo di studî. Ma le più notevoli tra le sue ricerche sperimentali si riferiscono all'ottica fisica e all'elettromagnetismo. Ricordiamo i suoi studî sulla teoria dei reticoli, sulla velocità della luce nei corpi trasparenti magnetizzati, sulla polarizzazione rotatoria magnetica (in cui è dimostrata l'effettiva esistenza nel senso fisico della doppia rifrazione circolare), sulla magnetizzazione dell'acciaio. È bene che si sappia che il R. si può considerare lo scopritore del fenomeno d'isteresi, che si dice di solito scoperto da E. G. Warburg verso la fine del 1880, mentre la memoria del R. in merito è del 20 maggio dello stesso anno. Gli studî del R. sui fenomeni di Hall e di Kerr misero in luce notevoli particolarità, che dovevano poi essere spiegate dalla teoria elettronica: la teoria che egli ha dato del fenomeno di Kerr lo condusse a mettere in evidenza un fenomeno concernente i raggi a polarizzazione circolare inversa, che può essere considerato un'anticipazione della celebre scoperta di Zeeman.
A quest'opera di per sé imponente si aggiunge quella ancor più notevole compiuta nel campo delle teorie fisiche moderne. Numerosi lavori sulla dispersione elettrica, sul trasporto delle cariche negative operato dalle particelle gassose sotto l'influenza delle radiazioni (e in particolare sulle ombre elettriche), sulle relazioni tra ambiente gassoso e potenziale di contatto, sulla fotoelettricità, sui raggi Röntgen, non possono essere qui riassunti. Basti però citare ciò che egli poteva scrivere nel 1906: "Per rendere conto della nostra opera precedente a norma delle nuove teorie basterà semplicemente una specie di traduzione, sostituendo certi vocaboli, come molecole gassose oppure particelle elettrizzate, ecc., con altri vocaboli come ioni positivi o negativi oppure elettroni, ecc.". Questa traduzione egli fa con molta chiarezza: e costituisce la più convincente dimostrazione della grandissima parte che egli ha avuta nello stabilire la base della teoria degli ioni.
Ma veniamo ora al campo che gli procurò maggior fama, alle sue ricerche sulle oscillazioni elettromagnetiche. Al R. toccò di essere il più degno successore del Hertz nel dare una base sperimentale alle teorie maxwelliane. Ecco come precisa egli stesso la direzione delle sue ricerche: "Il lato più importante del lavoro di Hertz risiede nell'analogia tra vibrazioni elettriche e vibrazioni luminose... però è facile rendersi conto della ragione, per la quale poco si è progredito in questa direzione, riflettendo che la minima lunghezza d'onda ottenuta da Hertz fu di circa 66 centimetri e che i continuatori della sua opera si arrestarono a questo valore o a valori pochissimo minori. Ora se con onde elettro-magnetiehe di tale lunghezza si volessero riprodurre, oltre che la riflessione e la rifrazione, anche gli altri fenomeni dell'ottica, si sarebbe costretti ad adoperare apparecchi di così grandi dimensioni da non esser praticamente realizzabili, e ciò in causa della necessità di evitare quei fenomeni di diffrazione, i quali, con i corpi di dimensioni troppo piccole, nasconderebbero ogni altro fenomeno. Gli ulteriori progressi erano dunque subordinati alla possibilità di creare apparecchi capaci di produrre onde alquanto più corte di quelle date dagli apparecchi di Hertz..." Il risultato delle ricerche del R. fu il suo classico oscillatore a sfere, che poteva produrre onde di 10 cm. e anche meno. Con esso il R. condusse a termine una celebre serie di esperienze, riassunte nell'Ottica delle oscillazioni elettriche (1897), in cui si dimostrava l'esattezza della teoria elettromagnetica; in particolare, che il piano di polarizzazione è parallelo alla direzione della forza magnetica e perpendicolare a quella della forza elettrica.
È noto che dagli esperimenti del R., Guglielmo Marconi doveva trarre vitale nutrimento per le sue idee, le quali lo conducevano su una via analoga, ma opposta: aumentare la lunghezza d'onda. E nel laboratorio del R. a Bologna egli compié le sue prime ricerche.
Dobbiamo ancora accennare brevemente agli ultimi lavori del R. Un gruppo assai notevole di questi si riferisce ai campi elettromagnetici creati da cariche elettriche o da poli magnetici in movimento. Vi si rivela una grande maestria teorica.
Con l'anno 1908 s'inizia l'ultimo grande ciclo di ricerche sperimentali, che viene poi condensato nel libro I fenomeni elettroatomici sotto l'azione del magnetismo. In questo libro si trovano esposte le sue ben note ricerche sulle rotazioni iono-magnetiche e sui raggi magnetici; come anche la teoria elettronica delle forze ponderomotrici elettromagnetiche, che fu una delle più brillanti conferme della teoria elettronica dei metalli.
Gli ultimi anni del R., dal 1915 al 1921, furono dedicati agli sviluppi allora in corso della teoria della relatività, che egli sottopose a un serrato esame critico, sia dal lato delle idee sia da quello delle basi sperimentali.
Opere principali: L'ottica delle oscillazioni elettriche (1897), Il moto dei ioni nelle scariche elettriche (1903); La telegrafia senza fili (in collaborazione con B. Dessau, 1903); La moderna teoria dei fenomeni fisici (1904); Sull'ipotesi della natura elettrica della materia (pubblicato nel volume di resoconto delle sue feste giubilari, che ebbero luogo il 12 aprile 1907); Le nuove vedute sull'intima struttura della materia (1907); La materia radiante e i raggi magnetici (1910); Comete ed elettroni (1910); La nuova fisica (1911); Le rotazioni ionomagnetiche (1915), I fenomeni elettro-atomici sotto l'azione del magnetismo (1918). Un elenco completo delle sue pubblicazioni nella biografia redatta da P. Cardani in Nuovo Cimento, XXI (1921).