PASSAGLIA, Augusto
– Nacque a Lucca il 1° maggio 1837 da Francesco, argentiere, e da Maria Chicca.
Il padre lo avrebbe voluto avviare al proprio mestiere, ciò non di meno dal 1852 frequentò l’Istituto di belle arti di Lucca. Conseguito il diploma nel 1862, ottenne un pensionato artistico triennale – poi prolungato di un anno per motivi di salute – che svolse a Firenze, sotto la guida di Giovanni Dupré e di Emilio Santarelli. Fin dai primi saggi di studio i professori rilevarono il «gusto e la maestria» del suo modellato e l’abilità nel condurre i ritratti con «straordinaria somiglianza» (Firenze, Archivio Soprintendenza Gallerie, Affari trovati, Pensionati a studio 1862-1864, filza 3, posizione 1), doti che avrebbero distinto tutte le opere di Passaglia.
Concluso il pensionato, decise di stabilirsi a Firenze e aprì uno studio in via delle Ruote 55, dove ospitò con affettuosa cordialità i concittadini Michele Marcucci e Urbano Lucchesi, pittore l’uno e scultore l’altro, ambedue pensionati dell’Accademia fiorentina. I primi anni di attività furono piuttosto difficili e Passaglia, per far fronte alle esigenze della vita quotidiana, si adattò a tradurre in marmo i modelli di uno dei molti scultori americani allora attivi a Firenze («Ars Lucensis», 1924), ma già dall’inizio dell’ottavo decennio cominciò ad affermarsi sia come raffinato decoratore d’interni sia come abile ritrattista.
Fra il 1870 e il 1872 lavorò sotto la direzione di Edoardo Gioia all’eclettica decorazione della villa neorisorgimentale di Gustavo Oppenheimer – villa Cora – affacciata sul viale dei Colli, e nel 1872 eseguì in marmo il medaglione in memoria dello scultore Antonio Pelliccia per il camposanto di Lucca, quindi modellò in gesso il busto di Gino Capponi scelto per essere tradotto in marmo nel 1875 dal Comune di Firenze (ubicazione ignota).
Nel 1876 vinse il concorso per il monumento all’arcivescovo Giulio Arrigoni, in marmo, collocato l’anno seguente nella chiesa lucchese dei Ss. Giusto e Reparata. Nel frattempo lavorava a una delle sue opere giovanili più note: la statua in marmo di Giovanni Boccaccio per la piazza principale di Certaldo, eretta nel 1879, ma di cui già nel 1875 aveva eseguito il modelletto e i bassorilievi previsti per il basamento, raffiguranti Boccaccio legge la Commedia dantesca in S. Croce, Petrarca e Boccaccio a Arquà e Boccaccio racconta le sue novelle a donne e giovinetti. Mentre la figura di Boccaccio è in linea con le espressioni di sostenutezza stilistica e sentimentale della statuaria di Dupré, i bassorilievi – di cui esistono solo i gessi (Firenze, Musei comunali, attualmente in deposito presso la Biblioteca delle Oblate) – riflettono il gusto illustrativo dalle tendenze neopreraffaellite, tipico delle evocazioni fantastiche della storia care ai pittori del secondo Ottocento, il medesimo che impronta la statuetta di un Benvenuto Cellini fanciullo costretto dal padre a suonare il flauto, risalente alla medesima epoca (gesso; Firenze, Musei comunali, attualmente in deposito presso la Biblioteca delle Oblate). Alla fine dell’ottavo decennio risale anche la scultura in legno dipinto della Madonna del Sacro Cuore, realizzata per la chiesa lucchese di S. Leonardo in Borghi, poi sostituita da una replica eseguita da Carlo Pucci, cognato dello scultore.
Nel 1882 progettò, insieme a Gaetano Fortini, la decorazione della sala Moresca per il villino di Federico Stibbert, il collezionista anglo-fiorentino i cui interessi artistici, orientati al recupero dell’arte medievale e rinascimentale secondo un gusto diffuso nell’ambiente cosmopolita di stanza a Firenze, collimavano con quelli di Passaglia stesso divenuto uno dei più attenti interpreti di un simile indirizzo estetico, anche per il suo ruolo di direttore della Scuola superiore d’arte applicata. Tale incarico, ottenuto proprio nel 1882 – poco dopo la nomina a professore di plastica ornamentale e di scultura decorativa nel medesimo istituto – fu mantenuto da Passaglia per quarant’anni determinando le scelte della scuola, volte a rendere sempre più vivo il gusto per la decorazione in ‘stile’ secondo un indirizzo regionale prettamente fiorentino. Nel 1888 elaborò in tal senso un nuovo programma di studi avvalendosi della collaborazione degli architetti Luigi Del Moro e Antonio Canestrelli. Inoltre, esortato dall’amico Enrico Ridolfi, futuro direttore delle Gallerie fiorentine, cui già negli anni Settanta aveva procurato dei gessi per l’Accademia lucchese della quale Ridolfi era all'epoca segretario, si preoccupò di costituire una raccolta simile per l’educazione degli allievi fiorentini.
L’impegno didattico non impedì a Passaglia di proseguire con successo l’attività di scultore: alle soglie degli anni Ottanta partecipò ai concorsi indetti dalle autorità municipali di Lucca, Torino, Venezia, per il monumento a Vittorio Emanuele II, vincendo quello lucchese, e ottenendo riconoscimenti in denaro per la qualità dei bozzetti presentati nelle altre due città. La statua del re, in bronzo, fu eretta sulle mura urbane nel 1885; sempre in bronzo e ancora per Lucca realizzò il monumento al giurista Francesco Carrara, inaugurato in palazzo ducale nel 1891.
Fra i vari monumenti alla memoria realizzati dall’artista, si ricordano il ritratto dell’arciprete della primaziale di Pisa, Luigi Della Fanteria (1881, Pisa, Camposanto monumentale), il gruppo raffigurante Felicitas Guerrero de Alzaga con il figlioletto (1885 circa, Buenos Aires, chiesa di S. Felicitas) e il ritratto del pittore purista Michele Ridolfi (1893), collocato nel camposanto di Lucca, dove, fra i monumenti sepolcrali da lui eseguiti (De Vincenzi, Quilici, Gianni, tra gli altri), quello alla famiglia Tognini Lenci Massei (1903) risalta per il tenore solenne e commosso della forma che traduce nel bronzo la pennellata divisionista.
Nel 1887 portò a termine il suo incarico più impegnativo: i lavori relativi alla facciata del duomo fiorentino cui aveva collaborato dal 1879. Per quell’importante cantiere della Firenze umbertina eseguì gli altorilievi per le cuspidi del portale maggiore (Foederis Arca) e di quello sinistro (Ecce Homo), l’immagine dell’Eterno Padre nel timpano, oltre a numerose sculture a tutto tondo di figure del Vecchio e del Nuovo Testamento, di santi e di personaggi della storia locale quali Pippo Spano e Niccolò Acciaioli. Dal 1886 si dedicò anche alla realizzazione di due delle porte bronzee per la facciata; vinto il concorso per l’esecuzione del portale centrale, nel 1887 risultò vincitore anche di quello per la porta laterale sinistra, compiuta nel 1893; la centrale, invece, fu completata solo nel 1903 con l’ausilio del figlio Giulio (1879-1956), anch’egli scultore.
La minuzia descrittiva delle porte, dove i ricordi dell’arte rinascimentale si coniugano con disinvoltura alle cadenze preraffaellite, è indicativa dell’indubbia abilità dell’artista quale raffinato cesellatore, tuttavia critici austeri come Diego Martelli condannarono «quella ridda fantastica di cose strane e volgari» che umiliavano «le antiche severe forme del gotico, con tutto il lenocinio» (1888, 1952, p. 140) dell’età moderna.
Nel 1902 partecipò, senza successo, al concorso per la tomba di Gioacchino Rossini in S. Croce. Con il nuovo secolo l’impegno per la direzione della Scuola d’arte lo assorbì sempre più, inducendolo a ridurre l’attività di scultore; tuttavia nel 1907 si fece costruire uno studio in via Orcagna, in una tranquilla zona della periferia fiorentina affacciata sull’Arno. Qui, nel 1911, eseguì la targa in onore di Giacomo Puccini per Lucca (ubicazione ignota; «Ars Lucensis», 1924).
Morì a Firenze il 4 settembre 1918.
Nel 1924, per il sesto anniversario della morte, la Famiglia artistica fece affiggere una lapide sulla casa natale di Passaglia, con epigrafe di Giovanni Rosadi; quell’anno gli eredi donarono al Comune di Lucca un elevatissimo numero di gessi fra modelli, bozzetti, targhette e medaglie, conservati nello studio dello scultore, e all’Istituto d’arte di Firenze quaranta rilievi di piccole dimensioni. Nel 1954, quarantotto modelli di opere esemplificative dell’evoluzione stilistica dello scultore dallo storicismo al liberty vennero acquisite dal Comune di Firenze.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio del Polo museale fiorentino, Affari trovati - Pensionati a studio, 1862-1864, filza 3, posizione 2; Lucca, Biblioteca governativa, Carteggio Enrico Ridolfi, 3648/259-268; P. S., Di alcune opere dello scultore A. P., in La Nazione, 26 novembre 1874; E. Ridolfi, Artisti lucchesi in Firenze, in La Provincia di Lucca, 19 febbraio 1875; E. Del Carlo, Ricordo di A. P., in Album, Lucca 1880, pp. 165-174; D. Martelli, A proposito del concorso per le porte del duomo di Firenze (1888), in Scritti d’arte di Diego Martelli, a cura di A. Boschetto, Firenze 1952, pp. 139-141; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti viventi, Firenze 1889, p. 358; E. Del Carlo, Della scultura nel secolo XIX e delle opere di A. P., Lucca 1897.
«Ars Lucensis» ad A. P., Lucca 1924, pp. n.n.; G. Gentilini, Donatello fra Sette e Ottocento, in Omaggio a Donatello (catal.), Firenze 1985, p. 429; C. Sisi, Intorno al monumento di Gioacchino Rossini in S. Croce, in Artista, 1989, pp. 110-117; La scultura italiana dal XV al XX secolo nei calchi della Gipsoteca, a cura di L. Bernardini - A. Caputo Calloud - M. Mastrorocco, Firenze 1989, pp. 197-211; A. Panzetta, Dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino 1994, ad vocem; Storia dell’Istituto d’arte di Firenze (1869-1989), a cura di V. Cappelli - S. Soldani, Firenze 1994, ad ind.; M.T. Filieri, Le gipsoteche lucchesi, in Le gipsoteche in Toscana. Atti del Convegno, Pescia… 2001, a cura di S. Condemi - C. Stefanelli, Borgo a Buggiano 2002, pp. 113-121; F. Lencioni, Il cimitero urbano di Lucca, I-II, Lucca 2008, ad ind.; S. Bietoletti, Gessi al Museo, in Luk, 2009, nn. 4-15 pp. 42-47; S. Bietoletti - A. D’Aniello - A. Nannini, Michele Marcucci pittore, Lucca 2011, passim.