Scrittore (Monastero Bormida 1881 - Roma 1966); professore di liceo a Torino, studioso di problemi scolastici e fautore di un rinnovamento educativo nel senso più alto, collaborò alle riviste pedagogiche di G. Lombardo Radice, e fu seguace del movimento culturale e politico che faceva capo a G. Salvemini. Dopo avere partecipato alla guerra del 1915-18, nelle lotte politiche che seguirono si schierò con P. Gobetti, della cui Rivoluzione liberale fu assiduo collaboratore; e trasformò il proprio insegnamento al "D'Azeglio" di Torino (tra i suoi allievi prediletti fu C. Pavese) in scuola di libertà; finché nel 1935 fu arrestato per antifascismo e condannato, con il gruppo piemontese di Giustizia e Libertà, a cinque anni di carcere. Frattanto aveva pubblicato un'ampia "cronaca familiare" di più generazioni, sullo sfondo della Torino, del Piemonte (e dell'Italia) di quasi cent'anni, dal 1831 al 1917, articolata in 3 volumi: I Sansôssí (Gli spensierati), 1929; Quel Quarantotto!, 1934; L'iniqua mercede, 1935: raccolti e integrati, più tardi (1949), in un unico vol., Tradimento e fedeltà, il quale, nel 1963, riveduto e rinnovato, assunse il titolo definitivo I Sansôssí.