AUGUSTO I, elettore di Sassonia
Nacque a Freiberg il 31 luglio 1526 da un ramo laterale della linea Albertina della casa di Sassonia. Secondo certe vecchie disposizioni ereditarie della casa, egli non avrebbe dovuto avere alcuna parte nello stato, ma solo dei possessi patrimoniali; invece il padre, morendo nel 1541, aveva stabilito di dividere tutto, patrimonio e stati, tra i due figli Maurizio e A. Sennonché, data l'estrema giovinezza di A. e l'ascendente esercitato su di lui dal fratello, A. si lasciò indurre a rinunziare allo stato e a farsi indennizzare con lauti appannaggi. Per accattivarsi le simpatie degli Asburgo, A. si recò per un certo tempo presso Ferdinando d'Austria e contrasse con lui e con tutta la famiglia degli Asburgo forti legami di amicizia, che più tardi gli tornarono molto utili; poi, stancatosi della vita monotona, se ne tornò a Dresda. A. dette il suo appoggio incondizionato al fratello Maurizio nella sua politica di riavvicinamento agli Asburgo (che gli consentì nel 1546-47 di scalzare il capo della linea Ernestina di Sassonia, Giovanni Federico, e di sostituirsi a lui nell'elettorato); e tale appoggio rappresenta il principio di quell'intimità ch'egli, pur protestante, tenne sempre con la casa d'Asburgo e che valse a questa un certo ascendente sulla Sassonia, e a tutta la Germania una serie di anni di relativa tranquillità. Il 7 ottobre 1548 A. sposò Anna, figlia di Cristiano III, re di Danimarca, dalla quale ebbe poi ben 15 figli: ciò valse a far crescere la sua ambizione e i suoi desiderî. Maurizio gli aveva fatto aumentare le entrate sino a 40.000 fiorini, e gli aveva costituito una specie di piccola corte a Weissenfels; gli diede anche una temporanea soddisfazione, facendolo reggente dello stato di Sassonia nel 1552, quando egli si volse contro Carlo V. Ma quando Maurizio morì nel 1553, A., che si trovava in quel momento in visita diplomatica presso la corte di Danimarca, ritornò frettolosamente a Dresda e assunse senz'altro le redini del governo.
Il nuovo elettore, intavolate trattative con lo spodestato Giovanni Federico, riuscì a conchiudere un trattato a Naumburg nel febbraio 1554, col quale la linea Ernestina accettava il fatto compiuto, riconosceva il passaggio dell'elettorato e dello stato nella linea Albertina, e Giovanni Federico in compenso otteneva per sé Altenburg e altre terre. Sennonché A. comprese che la sua sicurezza dipendeva dall'appoggio degli Asburgo, e di qui la cura costante di sostenerli; che questa sicurezza sarebbe stata tanto più forte, quanto più la Germania avesse goduto di tranquillità, e di qui tutte le sue cure per il raggiungimento della pace religiosa. Per questo doppio ordine di motivi, nelle trattative per la pace religiosa ad Augusta (1555), pur protestante, fu dei più remissivi e conciliativi, contribuendo grandemente, in tal modo, alla riuscita dell'accordo.
Questi due punti sono stati i cardini, intorno a cui si svolse l'attività politica di A.: una sola volta parve abbandonare tale direttiva, quando sembrò voler sostenere le pretese del suo genero (Giovanni Casimiro conte palatino, marito di sua figlia Elisabetta) nei Paesi Bassi. Con ciò venne a urtare gl'interessi austriaci e a prender contatto con gli ugonotti; ma ben presto egli si ritrasse dalla lotta. Fu questa la prova più evidente che egli voleva evitare a ogni costo complicazioni esterne, allo scopo di mantenere il più possibile la tranquillità interna: anche se ciò, in fondo, impedisse ogni più estesa e più alta concezione. Allo stesso indirizzo si deve la cura con cui cercò di unire tutti i protestanti, e specialmente di conciliare i contrasti tra calvinisti e luterani. Tuttavia, non evitò le noie da parte degli Ernestini, complicate con agitazioni di ortodossi luterani, contrarî alle sue tendenze di conciliazione. Un predicatore fanatico, Mattia Flacio, e un cavaliere intraprendente, Guglielmo di Grumbach, si unirono nell'assalire dal pulpito e con le armi l'elettore, invitando alla riscossa Giovanni Federico. Costui si lasciò attirare, ma per volere di A. fu posto al bando dell'Impero, catturato, e messo in prigione, ove languì sino alla morte, avvenuta nel 1595. Il Grumbach e parecchi altri furono giustiziati (1567). Non cessarono tuttavia le agitazioni religiose e gli eccessi da parte dei luterani stretti, tanto da provocare misure di severa reazione nel 1576, che furono seguite poi da un nuovo tentativo di conciliazione.
Pochi anni dopo, e posteriormente a un secondo matrimonio conchiuso nel 1585 con Edvige, figlia di Gioacchino Ernesto principe di Anhalt, egli moriva, ancora in valida età, l'11 febbraio 1586. Lasciò nel suo stato buona fama, per l'ordine apportatovi, per la pace assicuratagli, per le ottime riforme di carattere economico e amministrativo (che culminarono nelle cosiddette "costituzioni" del 1572), per il progresso favorito intelligentemente con l'apertura di buone strade e la stabilità e la buona fede introdotte e assicurate nel conio delle monete; e soprattutto per l'intenso impulso dato all'agricoltura. Al suo illuminato govermo principesco egli sottopose tutta l'amministrazione dello stato; e fece di Dresda un centro, oltre che politico, culturale e artistico. Molti begli edifici sorsero durante il suo reggimento. Ebbe infine l'accortezza di accogliere metodi e iniziative nuove, quando gli parvero utili al progresso del paese: tali ad esempio l'istituzione delle prime poste e il favore dato a emigrati dalle Fiandre, purché portassero nella Sassonia le industrie di quei paesi.
Bibl.: I. Falke, Gesch. des Kurfürsten August in volkswirtschaftlicher Beziehung, Lipsia 1865; W. B. Wenck, Kurfürst Moritz und Herzog August, Lipsia 1874; C. W. Böttiger, Geschichte Sachsens, I, Amburgo 1870; Allg. deutsche Biographie, Lipsia 1875, I, pp. 674-80; Ebeling, A. v. Sachsen, 1886; J. Schulze, Beziehungen d. Kurf. A. v. Sachsen zu Kön. Elis. v. England, 1911.