FERRETTI, Augusto
Nacque a Roma il 21 ag. 1845 ed entrò nella Compagnia di Gesù il 5 nov. 1862.
In questo periodo si assisteva in Italia ad una ripresa del pensiero tomista con vari centri di irradiazione (Parma, Piacenza, Bologna e Perugia) ed anche attraverso la pubblicazione di riviste come La Civiltà cattolica e LaScienza italiana, che svolsero un ruolo molto efficace in favore di tale indirizzo di pensiero col riaffermame la validità anche in rapporto ai problemi e alle esigenze del mondo moderno.
Il F. venne a completare i suoi studi teologici in questo clima culturale, aderendo pienamente alla dottrina di s. Tommaso. Successivamente, in un periodo di cui non si è riusciti a rintracciare notizie più dettagliate, il F. si recò all'estero; un primo, soggiorno in Inghilterra fu determinante per la sua preparazione filosofica, permettendogli di studiare il pensiero etico inglese e, in special modo, l'utilitarismo nelle sue più attuali formulazioni. Da questo momento i suoi interessi si rivolgeranno al problema morale e l'importanza dell'esperienza inglese è documentata dai suoi scritti critici sulle teorie di J. Bentham, J. S. Mill e H. Spencer.
Trasferitosi in Francia, il F. insegnò prima a Poitiers, poi al grande scolasticato gesuita di Laval. Tornato a Roma, ottenne nel 1881 la cattedra di filosofia morale presso l'università Gregoriana. Probabilmente il conferimento di tale incarico fu dovuto al fatto che la sua chiara adesione al tomismo ben si accordava al programma di rinnovamento culturale voluto dal nuovo pontefice Leone XIII.
In un primo momento, infatti, la ripresa del tomismo era stata fortemente osteggiata da parte delle università romane, ad eccezione della Minerva che, peraltro, aveva scarsa influenza al di fuori dell'Ordine domenicano. In particolare la Gregoriana, all'inizio del pontificato di Leone XIII, non si era ancora adeguata al rinnovato interesse per il tomismo, ed anzi la maggior parte dei suoi docenti sembrava convinta che un ritorno alla filosofia scolastica fosse un pericoloso anacronismo.
Il F. svolse il suo incarico mostrando di possedere buone doti di mediazione e capacità organizzative, tanto che gli fu affidato anche il compito di viceprefetto degli studi che assolse per parecchi anni. Nel 1896 fu preposto come rettore dell'università Gregoriana, carica che conservò per quattro anni, fino al 1900, quando fu chiamato dai suoi superiori ad assumere la direzione della provincia romana dell'Ordine. La sua moderazione lo fece apprezzare anche nello svolgimento di questo ufficio che mantenne fino al 1904. Dedicò gli ultimi anni agli studi pubblicando saggi ed articoli per La Civiltà cattolica.
L'opera del F. è in buona parte dedicata alla formazione degli studenti; dopo alcuni anni di insegnamento elaborò le sue lezioni in un trattato di filosofia morale, Institutiones philosophiae moralis (I-II,Roma 1887), che venne ripubblicato, con aggiunte e perfezionamenti, altre due volte (I-III, ibid. 1891-1894; 1894-1899). Le Institutiones rappresentano il massimo sforzo compiuto dal F. per compendiare in una sintesi ampia ed attuale le teorie morali della filosofia tomistica. L'opera è divisa in una prima parte "generale", in cui vengono esposti i principi universali dei costumi, e in una seconda parte "speciale", in cui questi ultimi vengono applicati ai vari stati e alle varie condizioni degli uomini.
Nell'introduzione il F. dichiara che suo intento principale è quello di riaffermare la validità della filosofia morale dell'aquinate in conformità col messaggio dell'enciclica Aeterni Patris. A questa dichiarazione di principio, che dimostra la sua piena adesione al programma di Leone XIII, segue, nel prologo, un'analisi dell'oggetto e degli scopi della filosofia morale. Non bisogna confondere la filosofia morale con la teologia morale: anche se l'oggetto è lo stesso (la moralità), viene a cambiare l'aspetto formale della trattazione ("formalis tractationis modo"). La teologia morale si basa sull'autorità divina ed ecclesiastica, dalle quali vengono dedotte le idee morali; la filosofia morale, invece, procede dalle idee naturali della ragione umana: dáll'analisi di queste ultime derivano immediatamente i principi primi della morale e, mediatamente, le norme dell'agire umano.
Seguendo il celebre principio di s. Tommaso "agere sequitur esse", il F. vede l'azione come espressione, manifestazione e sviluppo dell'essere. L'uomo non può costruire una filosofia morale che sia indipendente dalla metafisica: il radicarsi dell'agire sull'essere fa sì che la morale si debba poggiare su verità di ordine teoretico che riguardano Dio e l'uomo; solo così, inoltre, è possibile costruire una morale razionale e, quindi, indipendente dal sentimento, dai sensi e dall'utile. Un tale compito sembra, forse, troppo ardito al F. che, a questo punto, richiama l'uomo alla consapevolezza dei suoi limiti: egli, pur essendo un essere intelligente e libero, è, per sua natura, limitato e imperfetto. Pertanto, la teologia morale, che deriva dalla infallibile autorità divina, deve essere il suo costante appoggio e punto di riferimento. Come, quindi, la morale si fonda su verità della ragione, così queste verità naturali debbono trovare il loro sostegno e completamento nella legge divina, e quindi nell'autorità e nel magistero della Chiesa che permette all'uomo di agire in ossequio al volere trascendente di Dio e, nello stesso tempo, conformemente alla sua natura.
Negli ultimi anni il F. si dedicò alla compilazione di opere di divulgazione: ricordiamo in primo luogo un saggio in latino, De essentia boni malique moralis (Roma 1905), e, sullo, stesso argomento, un opuscolo dal titolo Ilproblema morale, esame critico filosofico (ibid. 1909), in cui sono raccolti in volume una serie di articoli sul problema morale in Bentham, Mill, Spencer, Kant ed altri, già apparsi su La Civiltà cattolica.
Nel saggio De essentia boni malique moralis il F. si rivolge ad un "benevolo lettore" che, pur non coincidendo più con il pubblico ristretto dei suoi studenti, è sempre da ricercarsi, dato l'uso del latino, nell'ambito del mondo ecclesiastico; gli articoli pubblicati su La Civiltà cattolica sono invece indirizzati ad un ambiente più eterogeneo, anche se, una volta raccolti in volume, furono dedicati agli alunni del collegio Pio latino-americano, nel cinquantesimo anniversario della sua fondazione. In entrambe le opere le argomentazioni del F., sia in difesa dell'etica di Tommaso, sia nella confutazione delle teorie avversarie, peccano di scarsa originalità.
Ne emerge, però, uno degli aspetti caratteristici del pensiero neotomista: il tentativo di cogliere nelle diverse teorie filosofiche quel nucleo di "verità perenne" in esse contenuto, per cui il compito del filosofo si esaurisce in un lavoro di chiarificazione e arricchimento di una verità che, anche sotto le negazioni, i fraintendimenti e le revisioni che la storia presenta, rimane identica con se stessa.
Altri articoli pubblicati sempre su La Civiltà cattolica,che contengono una critica dei Principles of morality di Spencer e, in particolar modo, dell'interpretazione fortemente riduttiva della virtù della beneficenza data dal filosofo inglese, furono poi riuniti in un volume pubblicato a Roma nel i 906 dal titolo L'officio morale della beneficenza.Ricordiamo, inoltre, una operetta di devozione che il F. dedicò ai giovani delle congregazioni mariane, Isanti angeli custodi (Roma 1885, seconda edizione Prato 1906), che venne successivamente tradotta in francese e tedesco.
Il F. morì a Roma il 1º marzo 1911.
Fonti e Bibl.: Necrol., in La Civiltà cattolica, LXII (1911), t. I,pp. 741 s.; L'Università Gregoriana del Collegio Romano nel primo secolo della restituzione,p. 157,Roma 1924; Dict. de théologie cathol., V, s.v.; Encicl. filos., II, p. 348.Per l'inquadramento storico del pensiero del F., si veda: P. Dezza, Alle origini del neotomismo, Milano 1940;Id., I neotomisti italiani del sec. XIX,Milano 1942-1944;G.Filograssi, Teologia e filosofia nel Collegio Romano dal 1842 ad oggi,in Gregorianum, XXXV (1954),pp. 512-540;R. Aubert, Aspects divers du neo-thomisme sous le pontificat de Léon XIII, in Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII, a cura di G.Rossini, Roma 1961,pp. 133-227.